
Bertotto: "Col Giugliano 2 playoff in 2 anni: scritta la storia. Ora testa al Catania"
"Farei un passino indietro dall'anno scorso, sono arrivato a ottobre e si sono create da subito le basi per cercare di alzare il livello, e siamo riusciti per la prima volta a portare la squadra ai playoff. Quest'anno c'è stato un cambiamento totale a livello della rosa, ringiovanita tantissimo, forse la più giovane del girone, con tutto quello che questo implica, nel bene o nel male: dovevamo costruire tutto, e sono felice di come è andata la stagione": esordisce così, in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, il tecnico del Giugliano Valerio Bertotto, che con i suoi ha centrato gli spareggi promozione.
Spareggi che sono comunque sempre stati nelle corde della squadra: "In tutto il campionato, di fatto, siamo sempre stati dentro i playoff, il lavoro ha generato qualcosa di davvero positivo e tutte le componenti si sono spese affinché questo fosse possibile. I ragazzi si sono applicati molto, hanno sopportato anche carichi di lavoro ai quali non erano abituati, e questo è stato il giusto premio".
Il Ds Fracchiolla, però, ha detto di voler vedere un atteggiamento diverso a Catania rispetto a quelle delle ultime gare, altrimenti si rischia una gita.
"La squadra non è abituata ad andare in gita, la nostra è stata stagione encomiabile, dove certamente si poteva fare meglio in qualche circostanza ma dove si lavora seriamente e con grande professionalità. Il focus adesso è sulla componente emotiva, la giovane età può portare a degli errori, ma abbiamo sempre giocato a viso aperto con tutti, con un ottimo approccio a ogni match, e non abbiamo mai demeritato. Anzi, abbiamo ottenuto qualcosa di magico, due playoff in due anni sono qualcosa di storico per il club e la città, tutti devono essere orgogliosi di questo. Si lavora h. 24 per questo club, e questo è già sinonimo di garanzia".
Come arriva, quindi, la squadra alla gara del 'Massimino'?
"Arriviamo bene, liberi di testa, tranquilli, felici e motivati per aver guadagnato un palcoscenico importante, che ci vedrà ora fronteggiare una grande formazione in uno stadio da Serie A, formazione fatta da giocatori bravi e con vissuto importante, alcuni davvero da massima categoria. Non dovremmo avere il braccino del tennista, ma la consapevolezza di chi si è meritato quello per cui ha lottato un anno. Il regolamento ci costringe a vincere, ci proveremo, e non dovremmo avere nessun rimpianto a fine gara".
Stagione in chiaroscuro quella dei vostri avversari, che avranno la pressione e l'obbligo di vincere. Avere la testa libera è forse un vantaggio, specie poi in gare dove è più la mente a fare la differenza?
"In senso generale la testa fa sempre la differenza nella vita, ed è giusto pensare che l'approccio di chi ha un vantaggio è diverso da chi per forza deve fare un certo tipo di risultato. Non entro nelle dinamiche del Catania, quel che voglio trasmettere è solo ai miei ragazzi, con i quali sto condividendo questa volontà di grande serenità che ci ha concesso questo merito, e che deve poi essere finalizzata alla concretezza, che passa dalla vittoria. Ripeto che vogliamo proseguire questo sogno".
Una stagione segnata dai casi Turris e Taranto, che hanno stravolto le classifiche: come avete vissuto questi mesi convulsi?
"Noi, come tutti, abbiamo giocato contro due squadre che erano nel pieno della loro forza, e i punti sono stati ampiamente guadagnati: la difficoltà del generare nuove classifiche ha penalizzato tutti, i punti del resto erano stati fatti e per qualcuno è stato più invalidante rispetto ad altri il vederseli togliere, potevano cambiare le sorti del cammino. Alla luce di ciò, c'è la necessità di una riforma tale per cui certe cose non accadano più: il calcio è un gioco meraviglioso dentro il quale ci sono migliaia di persone che lo fanno con serietà, speriamo si trovi la rotta giusta".
Una riforma, relativa però ai giovani, è stata fatta, la Riforma Zola. Lei che è abituato a lavorare con i giovani, la trova funzionale? Del resto i giovani si sono ritrovati in contesti che a 23 anni li volevano già vecchi, e spesso si sono bruciati...
"Io sono assolutamente favorevole al lavorare con i giovani e a valorizzarli, il calcio deve essere fatto di qualità e freschezza, ma i settori giovanili sono da adeguare e i giovani devono essere bravi davvero, giovani che alzano il livello e che danno la possibilità di esprimere un calcio di un certo tipo, anche con l'ottica di far monetizzare i club e di andare poi a portare qualità nelle categorie superiori: la C prepara a questo. Ma quando ciò non avviene, ecco che si creano problemi e illusioni".
Chi ha rischiato di bruciarsi, forse per non l'aver saputo reggere le tante e precoci aspettative createsi su di lui, è Lorenzo Lucca. A Udine pare però rinato.
"Effettivamente dall'esterno la sensazione è che Lucca abbia fatto quel passaggio all'Ajax probabilmente ancora senza la maturità necessaria, ma l'Udinese ti mette al 100% nelle condizioni di fare bene il proprio lavoro, ed è un contesto nel quale, se hai voglia di emergere, lo fai, nelle migliori condizioni societarie e strutturali possibili. Finora Lucca ha fatto un grande campionato".
E l'Udinese?
"Fino a qualche settimana fa è stata un'ottima annata, si è salvata in anticipo evitando i patemi pregressi, di per sé la stagione positiva: diventa ora importante il finale, nel quale dovrà sugellare il cammino senza macchie".
Spareggi che sono comunque sempre stati nelle corde della squadra: "In tutto il campionato, di fatto, siamo sempre stati dentro i playoff, il lavoro ha generato qualcosa di davvero positivo e tutte le componenti si sono spese affinché questo fosse possibile. I ragazzi si sono applicati molto, hanno sopportato anche carichi di lavoro ai quali non erano abituati, e questo è stato il giusto premio".
Il Ds Fracchiolla, però, ha detto di voler vedere un atteggiamento diverso a Catania rispetto a quelle delle ultime gare, altrimenti si rischia una gita.
"La squadra non è abituata ad andare in gita, la nostra è stata stagione encomiabile, dove certamente si poteva fare meglio in qualche circostanza ma dove si lavora seriamente e con grande professionalità. Il focus adesso è sulla componente emotiva, la giovane età può portare a degli errori, ma abbiamo sempre giocato a viso aperto con tutti, con un ottimo approccio a ogni match, e non abbiamo mai demeritato. Anzi, abbiamo ottenuto qualcosa di magico, due playoff in due anni sono qualcosa di storico per il club e la città, tutti devono essere orgogliosi di questo. Si lavora h. 24 per questo club, e questo è già sinonimo di garanzia".
Come arriva, quindi, la squadra alla gara del 'Massimino'?
"Arriviamo bene, liberi di testa, tranquilli, felici e motivati per aver guadagnato un palcoscenico importante, che ci vedrà ora fronteggiare una grande formazione in uno stadio da Serie A, formazione fatta da giocatori bravi e con vissuto importante, alcuni davvero da massima categoria. Non dovremmo avere il braccino del tennista, ma la consapevolezza di chi si è meritato quello per cui ha lottato un anno. Il regolamento ci costringe a vincere, ci proveremo, e non dovremmo avere nessun rimpianto a fine gara".
Stagione in chiaroscuro quella dei vostri avversari, che avranno la pressione e l'obbligo di vincere. Avere la testa libera è forse un vantaggio, specie poi in gare dove è più la mente a fare la differenza?
"In senso generale la testa fa sempre la differenza nella vita, ed è giusto pensare che l'approccio di chi ha un vantaggio è diverso da chi per forza deve fare un certo tipo di risultato. Non entro nelle dinamiche del Catania, quel che voglio trasmettere è solo ai miei ragazzi, con i quali sto condividendo questa volontà di grande serenità che ci ha concesso questo merito, e che deve poi essere finalizzata alla concretezza, che passa dalla vittoria. Ripeto che vogliamo proseguire questo sogno".
Una stagione segnata dai casi Turris e Taranto, che hanno stravolto le classifiche: come avete vissuto questi mesi convulsi?
"Noi, come tutti, abbiamo giocato contro due squadre che erano nel pieno della loro forza, e i punti sono stati ampiamente guadagnati: la difficoltà del generare nuove classifiche ha penalizzato tutti, i punti del resto erano stati fatti e per qualcuno è stato più invalidante rispetto ad altri il vederseli togliere, potevano cambiare le sorti del cammino. Alla luce di ciò, c'è la necessità di una riforma tale per cui certe cose non accadano più: il calcio è un gioco meraviglioso dentro il quale ci sono migliaia di persone che lo fanno con serietà, speriamo si trovi la rotta giusta".
Una riforma, relativa però ai giovani, è stata fatta, la Riforma Zola. Lei che è abituato a lavorare con i giovani, la trova funzionale? Del resto i giovani si sono ritrovati in contesti che a 23 anni li volevano già vecchi, e spesso si sono bruciati...
"Io sono assolutamente favorevole al lavorare con i giovani e a valorizzarli, il calcio deve essere fatto di qualità e freschezza, ma i settori giovanili sono da adeguare e i giovani devono essere bravi davvero, giovani che alzano il livello e che danno la possibilità di esprimere un calcio di un certo tipo, anche con l'ottica di far monetizzare i club e di andare poi a portare qualità nelle categorie superiori: la C prepara a questo. Ma quando ciò non avviene, ecco che si creano problemi e illusioni".
Chi ha rischiato di bruciarsi, forse per non l'aver saputo reggere le tante e precoci aspettative createsi su di lui, è Lorenzo Lucca. A Udine pare però rinato.
"Effettivamente dall'esterno la sensazione è che Lucca abbia fatto quel passaggio all'Ajax probabilmente ancora senza la maturità necessaria, ma l'Udinese ti mette al 100% nelle condizioni di fare bene il proprio lavoro, ed è un contesto nel quale, se hai voglia di emergere, lo fai, nelle migliori condizioni societarie e strutturali possibili. Finora Lucca ha fatto un grande campionato".
E l'Udinese?
"Fino a qualche settimana fa è stata un'ottima annata, si è salvata in anticipo evitando i patemi pregressi, di per sé la stagione positiva: diventa ora importante il finale, nel quale dovrà sugellare il cammino senza macchie".
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