
Gasperini-Atalanta, ultima chiamata: o rilancio o addio
C'è un filo invisibile che lega Gian Piero Gasperini all’Atalanta da ormai nove stagioni, eppure mai come in questo momento quel filo appare fragile, sottile, teso. Un equilibrio precario che richiede scelte chiare, coraggiose e tempestive. In gioco c'è molto di più del futuro di un allenatore: c’è il destino stesso della Dea, il suo progetto ambizioso che finora ha portato Bergamo a sedersi al tavolo dei grandi d'Europa con naturalezza e senza complessi d'inferiorità.
Il punto è questo: Gasperini non può e non vuole accontentarsi. Mai. L’ennesima qualificazione alla Champions League, la quinta ottenuta sotto la sua gestione, rappresenta certamente un risultato storico e straordinario. Ma guai a pensare che questo basti per placare la fame di successo del tecnico piemontese. La vera sfida non è solo tornare in Europa, ma alzare ulteriormente l'asticella: non competere, bensì vincere, non limitarsi a partecipare, bensì puntare stabilmente a un posto tra le grandi.
Se qualche mese fa era stato lo stesso allenatore a far calare una sorta di sipario anticipato dichiarando che non ci sarebbero stati altri rinnovi, oggi la società sembra pronta a ridiscutere completamente questo scenario. Percassi sa bene che un Gasperini con un solo anno di contratto non è la soluzione migliore, né per il club né per la squadra, e allora ecco profilarsi l'ipotesi di un prolungamento fino al 2027. Ma attenzione: Gasperini non è interessato a un contratto più lungo senza precise garanzie tecniche. Più che cifre, vuole certezze. Giocatori pronti, investimenti importanti, rinforzi di spessore europeo. Non più scommesse, ma elementi in grado di incidere subito e regalare il salto di qualità definitivo.
Quello che sta per iniziare sarà dunque un confronto cruciale, forse l’ultimo possibile. Non una semplice discussione sul mercato, ma un vero summit strategico. Perché Gasp, per restare, ha bisogno di risposte certe, forti, immediate. Le parole pronunciate dal tecnico dopo il successo col Genoa non lasciano dubbi sul suo approccio prudente ma fermo: «Oggi non è il giorno giusto per parlarne, ora dobbiamo solo pensare a celebrare con i nostri tifosi una stagione straordinaria». Saggio, certo, ma anche molto chiaro: la palla ora passa alla società.
La sensazione è che questa volta non ci siano vie di mezzo. Il ciclo d’oro della Dea è arrivato a un punto di svolta: o si investe per davvero, con Gasperini ancora al centro del progetto, o si chiude un capitolo glorioso. A Bergamo non interessa vivere di ricordi. Serve un segnale forte, deciso, concreto.
Perché in fondo Gasperini non chiede altro che questo: crescere ancora insieme, guardando avanti, non indietro. A Zingonia è tempo di scelte coraggiose. Ora o mai più.







