
Retegui oltre il record, una magia che divide
Ci sono momenti nel calcio destinati a diventare leggenda. Gol che segnano svolte epocali, primati superati, nomi scolpiti nella storia di un club. Mateo Retegui ieri sera ha scritto una di queste pagine memorabili nella narrazione atalantina, raggiungendo quota 25 reti in una sola stagione e superando niente meno che Pippo Inzaghi, icona mai dimenticata sotto le Mura di Bergamo. Eppure, quel lampo arrivato all’89’, decisivo per il 3-2 al Genoa, non è stato solo il sigillo che ha consacrato un bomber. È stato anche la scintilla che ha acceso una polemica destinata a far discutere ancora per molto.
La vicenda ormai è nota, e la scena si rivede in loop nelle televisioni sportive. De Winter, difensore genoano, cade a terra dolorante dopo un contrasto. De Ketelaere prosegue l’azione senza badare al compagno di squadra dell'avversario, forse nemmeno rendendosi conto della situazione, e mette il pallone sui piedi di Retegui, che non può far altro che scaricare in rete con la freddezza del predestinato. Tutto regolare per il regolamento, tutto sbagliato per il pubblico genoano che, non a torto, si è sentito tradito nel principio forse più alto che il calcio custodisce: il fair play.
Gian Piero Gasperini, da maestro di calcio navigato qual è, nel post-partita ha provato a disinnescare le polemiche. Non ha alzato muri, non ha cercato scuse: ha semplicemente raccontato l'episodio dal suo punto di vista, spiegando che dalla panchina non si era percepito chiaramente il problema del giocatore a terra. Con classe, ha poi ribadito che avrebbe preferito vedere Retegui entrare nella storia con una rete diversa, lontana dalle polemiche, un gol che mettesse d'accordo tutti sul suo talento indiscutibile. E forse in questa risposta equilibrata e onesta c'è l'essenza di un allenatore che ha sempre fatto della trasparenza e della sincerità i suoi valori fondamentali.
Tolto il velo delle polemiche, però, resta la realtà calcistica. Venticinque gol stagionali rappresentano un risultato straordinario, una cifra da campione assoluto, una vetta raggiunta attraverso una continuità impressionante e con una qualità tecnica fuori discussione. Retegui ha segnato in ogni modo possibile, trascinando la squadra verso una qualificazione in Champions League che nessuno, nemmeno nei sogni più ottimistici, poteva dare per scontata. È dunque questo il punto fermo che nessuna polemica potrà cancellare: Retegui è entrato di diritto nell'Olimpo atalantino.
Ma questa Atalanta non è soltanto Retegui. È anche il talento giovane e brillante di Sulemana, che segna gol d'autore e si conquista cori dalla tifoseria. È la determinazione di Maldini, che trova finalmente la gioia del primo gol in Serie A con la maglia nerazzurra. È la mentalità di un gruppo che, sotto di un gol per ben due volte al Ferraris, non si è scomposto ma ha reagito, ha combattuto, ha imposto il suo carattere fino a ribaltare il risultato. Un gruppo che incarna in pieno il proprio allenatore, l’anima di una Dea mai doma.
Ecco perché la rete di Retegui non merita di essere ridotta soltanto a un episodio controverso. Merita di essere letta in tutta la sua complessità. Nel calcio, si sa, gli episodi sfumano e ciò che resta davvero è il risultato storico, la cifra tonda, il nome scritto indelebilmente nella memoria collettiva. Forse il fair play avrebbe richiesto un’altra scelta, forse sì. Ma questo non cancella l’impresa sportiva e umana di un ragazzo che ha saputo prendersi il palcoscenico da grande protagonista.
Retegui ha segnato, Retegui ha vinto, Retegui ha riscritto la storia. E anche se per molti genoani rimarrà sempre il retrogusto amaro di una serata storta, per gli atalantini resterà invece il sapore dolce di un'impresa che, polemiche a parte, merita una cena offerta dall'attaccante ai compagni. Così si fa nella migliore delle famiglie calcistiche, così si fa nella squadra di Gasperini: si festeggia insieme. Perché, come sempre, il calcio vive oltre i singoli episodi e si alimenta di emozioni e di passioni, anche quelle che dividono.







