
Lookman, quando il contratto è carta straccia: il calcio ostaggio dei capricci
Era inevitabile. Dopo Koopmeiners, adesso è il turno di Ademola Lookman: all’Atalanta i contratti sembrano contare sempre meno di un tweet, una story su Instagram o un capriccio del momento. L’attaccante nigeriano, desideroso di vestire la maglia dell’Inter, ha scelto di dimenticare accordi firmati e promesse reciproche, trascinando il calcio in una nuova dimensione: quella in cui l’unica regola che conta è la forza della volontà.
REGOLE ADDIO, COMANDA CHI PUÒ - Il calcio riflette sempre di più i tempi che stiamo vivendo - analizza ed esamina Il Corriere di Bergamo - : tempi in cui regole, accordi e impegni scritti sembrano diventati opzionali. A dettare le condizioni è il capriccio individuale, esattamente come Donald Trump che, appena rieletto, continua a desiderare la Groenlandia come se fosse una proprietà acquistabile senza limiti. Il paragone non è casuale: Lookman, come Trump, vuole perché può permetterselo, anche se il diritto gli suggerirebbe prudenza e rispetto delle regole condivise. Nel nostro piccolo universo calcistico bergamasco, dunque, vediamo rispecchiato ciò che accade nel mondo intero: il dominio della prepotenza sulla legalità.
DA PASSIONE A MERCENARIATO - Questa vicenda ci offre anche una seconda riflessione: l’evoluzione del concetto di “professionismo”. Un tempo, tale termine portava con sé un significato quasi negativo, a tratti perfino ambiguo: fare qualcosa esclusivamente per denaro, a scapito di passione e ideali. Ma con l’avvento del neoliberismo degli anni Ottanta tutto è cambiato. Essere professionisti oggi è diventato sinonimo di successo e realizzazione personale, anche nel calcio, dove i tifosi accettano ormai senza batter ciglio che il loro beniamino di oggi sia il nemico giurato di domani.
UNA BEFFA DEL DESTINO - Ed ecco il paradosso finale di questa storia: nel mondo regolato esclusivamente dai soldi, proprio i soldi diventano la forza dell’Atalanta. La Dea, forte di un bilancio impeccabile, può permettersi di respingere l’assalto dell’Inter, club dalla tradizione gloriosa ma con finanze assai meno solide. La giustizia, almeno per questa volta, sorride a chi ha fatto i compiti a casa, trasformando una vicenda fatta di contratti calpestati e desideri prepotenti in un sorprendente trionfo della correttezza economica.
La vicenda Lookman, dunque, ci lascia un monito e una speranza: in un calcio e in un mondo dove conta solo ciò che si vuole a tutti i costi, a volte il sistema restituisce dignità proprio a chi, rispettando regole e bilanci, può semplicemente dire «no».






