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Lookman-Atalanta, il no alla cessione è un manifesto: la Dea non si piega al mercatoTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 13:00Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Lookman-Atalanta, il no alla cessione è un manifesto: la Dea non si piega al mercato

Il club ha scelto di trattenere il suo uomo simbolo, tra sostenibilità e ambizione: ora un rinnovo ponte può diventare la chiave per il futuro

Ci sono decisioni che vanno oltre il campo e raccontano la filosofia di un club. La scelta dell’Atalanta di non privarsi di Ademola Lookman, nonostante tensioni e mal di pancia, è una di quelle. Non è solo una vicenda di mercato, ma un segnale chiaro sul modo in cui la società bergamasca intende coniugare sostenibilità ed ambizione.

IL PESO DEI NUMERI – In un calcio drogato da valutazioni fuori scala, trattenere Lookman è stata una scelta quasi obbligata. Il nigeriano guadagna 1,8 milioni netti, con il Decreto Crescita che riduce l’impatto a 2,5 lordi: una cifra minima se paragonata alle prestazioni offerte. Per sostituirlo, la Dea avrebbe dovuto spendere almeno 35-40 milioni sul cartellino e garantire un ingaggio raddoppiato, se non triplicato. Insomma, un salto nel buio che avrebbe significato ridimensionarsi.

OLTRE I CONTI, LE PERSONE – Ma il calcio non è fatto solo di numeri. Lookman è un calciatore e, soprattutto, un uomo. Le ambizioni sportive, la voglia di misurarsi in palcoscenici sempre più prestigiosi e la sensazione di non avere pieno controllo sul proprio destino sono elementi che pesano. È vero: i contratti non si firmano sotto costrizione, ma si evolvono insieme alle carriere. Qui sta la sottile linea tra il diritto della società di tutelarsi e il bisogno del giocatore di sentirsi valorizzato.

IL MESSAGGIO DELLA DEA – Alla fine la vicenda Lookman racconta una cosa semplice ma fondamentale: l’Atalanta non vuole farsi dettare l’agenda dagli umori del mercato. Decide lei quando, come e se cedere. E soprattutto, non intende ridimensionarsi. È una presa di posizione che la distingue, quasi un manifesto gestionale: ambizione sì, ma senza tradire sostenibilità e progettualità.

Un insegnamento per molti: il mercato può scuotere, i malumori possono disturbare, ma la forza di un club si misura anche – e forse soprattutto – dalla capacità di restare fedele alla propria linea.