
Manuel Belleri: "L'Atalanta può riconfermarsi con Juric. Sarri? Perfetto per la Lazio"
Dall'Atalanta alla Lazio fino al Sol Levante: il tutto all'insegna di una carriera tanto buona quanto unica (fatta di rapporti umani, giocate e tante cose da imparare). In esclusiva ai microfoni di Tuttomercatoweb, ha parlato l'ex terzino Manuel Belleri: considerando anche quella che sarà la sfida tra nerazzurri e biancocelesti questa domenica.
Come ha visto l'Atalanta tra campionato e Champions League?
"Ho visto molto bene la Dea. Per l'Atalanta ripetersi diventa sempre una grande impresa, soprattutto quando fai delle annate straordinarie. Con Juric è stata trovata la strada giusta. C'è ancora qualcosa da sistemare, ma la base è buona. Si stanno riscontrando degli ottimi feedback".
E' giusto dire che Juric abbia portato compattezza? Considerando sia gli infortuni che i continui paragoni con Gasperini
"Certo. Bisogna considerare che ripetersi ad alti livelli è sempre difficile, dove si può incappare anche in una stagione di transizione. Tuttavia Juric ha messo subito le cose a posto creando una mentalità vincente. I paragoni con Gasperini ci saranno sempre, ma penso che Ivan sia pronto a fare bene".
Guardando la rosa attuale, analizzando i terzini, si riconosce in qualche calciatore nerazzurro?
"A Bergamo ci sono stati tanti giocatori importanti che hanno ricoperto quel ruolo: forse Zappacosta nonostante fossi più difensivo rispetto a lui, ma in Davide mi rivedo molto sotto il profilo della grinta. Ricordo anche Bellini che è stato un pilastro atalantino: gente che si avvicinava molto alle mie caratteristiche".
Dall'Atalanta attuale alla sua del 2007/2008: cosa ricorda di quell'annata?
"Ho tanti ricordi positivi. Arrivai all'ultimo momento, ma per me è stata una stagione importante dove avevamo una grande squadra: c'erano Floccari, Carrozzieri, Doni, Guarente, Manfredini e anche Costinha nonostante abbia giocato poco. Una grande annata".
Che mister era Gigi Delneri e che rapporto aveva con lui?
"Avevo un buonissimo rapporto. Lui a Bergamo aveva portato una difesa a 4 molto innovativa. Ho imparato tanto con Delneri: ai tempi ci dividevamo il ruolo sia io che Claudio Rivalta".
Cosa è mancato quell'anno per arrivare in Europa?
"In quel momento la fase offensiva atalantina faceva bene tra Doni, Simone Inzaghi, Floccari e Zampagna. Davanti eravamo molto forti, ma accusammo il colpo nel momento in cui s'infortunò Carrozzieri, che nel frattempo aveva preso per mano la difesa: se non ci fosse stato quello stop fisico sicuramente non saremmo calati nel girone di ritorno".
Purtroppo in quella stagione ci fu anche il malore del presidente Ivan Ruggeri: che ricordo ha di lui, umanamente parlando?
"Ricordo bellissimo perché mi aveva voluto a tutti i costi. Io ero di proprietà della Lazio, ma lui riuscì a convincermi a venire a Bergamo. Ho sempre sul cellulare una foto bellissima della presentazione con lui. Una persona stupenda che ha fatto sempre il bene dell'Atalanta".
Invece parlando della Lazio, che ricordi ha da ex biancoceleste e cosa pensa del lavoro di Maurizio Sarri?
"Arrivai l'anno dopo l'acquisto di Lotito (2005 ndr). La Lazio stava passando un periodo buio: ero all'Udinese, poi mi chiamò Delio Rossi e alla fine andai nella Capitale. Sarri secondo me è l'allenatore giusto per i biancocelesti: deve trovare la soluzione ideale per ritornare ad esprimere il suo gioco, anche se non è facile considerando il blocco del mercato".
Domenica Atalanta-Lazio, entrambe possono ambire ad un posto in Europa?
"In questa stagione ci sono molte squadre competitive: Napoli, Milan, Inter, Juve, Roma, Atalanta, Lazio e occhio anche al Como. Atalanta e Lazio possono riconfermarsi, ma devono lottare fino alla fine: si prospetta una classifica corta, ma entrambe possono arrivare in Europa. Mi aspetto una bella sfida".
Lei è stato direttore tecnico per il Milan a Tokyo: cosa le ha impressionato di quell'esperienza e che differenze ha riscontrato nel "modus operandi" con i giovani?
"Esperienza meravigliosa. Ringrazierò per sempre il Milan perché mi ha permesso di imparare l'inglese e il giapponese aprendo molto la mia mente. Parlando di "modus operandi", i giapponesi per cultura sono molto schematici: sono abituati a seguire gli ordini sia in un contesto familiare che nel lavoro. A livello tecnico sono straordinari, si allenano tantissimo. Per quanto riguarda il discorso mentale, fanno fatica ad uscire dagli schemi, ma è una questione molto legata alla loro cultura. Tanti campioni giapponesi sono passati anche qui in Italia: ricordo Morimoto, Nakamura, Nakata e Honda".
Gattuso ha ridato smalto alla Nazionale in un contesto di ricostruzione con i giovani?
"Penso di si. Vedo una squadra combattiva, compatta e che gioca con uno spirito diverso rispetto al passato: il popolo italiano vuole vedere questo. Tutti ci auguriamo di arrivare al Mondiale. Gattuso per me è il mister giusto".
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