
Il Bari e la narrazione sulla difesa di ferro
“Almeno non prendiamo gol”, “se miglioriamo l’attacco la squadra è completa”, “siamo la quarta miglior difesa”. Quante volte si sono sentite queste frasi durante la stagione del Bari e quante speranze sono state riposte nel reparto difensivo alla luce di un attacco poco prolifico? Tante, ma la realtà più prossima evidenzia come la difesa del Bari non sia più un punto di forza dei biancorossi e forse la narrazione è stata sin dall’inizio ingigantita. Nell’ultimo mese o poco più il Bari ha subito 12 reti. In quattro partite su sette ha preso almeno 2 gol e in due di queste 3. Numeri insufficienti per poter ambire a qualcosa di grande. Che ci fosse Vicari o Simic le cose non sono cambiate più di tanto.
È il reparto a fare la differenza e spesso le marcature e i movimenti sono stati molli, compassati, poco reattivi. I cross sul secondo palo sono diventati una costante avversaria data la mancanza di centimetri di Dorval e il mister con il suo staff non ha trovato alcuna variante tattica se non dinnanzi a Tourè del Pisa con un Obaretin spostato a sinistra. Ma questa è una tendenza, come accennato, esistente dall’inizio della stagione. Non è un caso che Radunovic sia il portiere con più parate in Serie B (3.6 di media per lui). Gli interpreti non si sono dimostrati all’altezza, chi li ha schierati meno. E ci si ritrova all’ultima giornata sulla carta a dover sgretolare l’ultimo dei castelli di sabbia, costruiti forse per darsi una speranza, forse per vedere il lato positivo ma sicuramente perché di note liete all’interno della stagione dei biancorossi ce ne sono state davvero poche.







