
Baldas: "A Verona rigorino e rosso mancato, ma è un problema di personalità"
Grandi polemiche, come da consuetudine dopo il turno di Serie A, attorno alle decisioni di alcuni arbitri. Nella nostra moviola prendiamo sotto esame quanto avvenuto nello specifico in tre partite: Bologna-Genoa, Hellas Verona-Juventus e Fiorentina-Como. Per avere un parere tecnico sul tema, abbiamo contattato in esclusiva l'ex fischietto Fabio Baldas.
Cominciamo da quanto avvenuto a Verona.
"Rigori come quello di Verona non dovrebbero mai essere dati, si vede che c'è una casualità all'interno dell'azione. Tutto è talmente ravvicinato... Ho sentito Rocchi dire che certi rigorini non vanno dati e su questo non c'è dubbio, io credo sia anche questo il caso. Il VAR è intervenuto e lo ha richiamato, ma l'arbitro centrale ha l'ultima parola sull'episodio. E a volte ci vuole la forza di dire no, non c'è niente. La prassi invece ci fa credere che il VAR sia l'unico giudice possibile e se ti richiama è perché hai sbagliato".
Ci sarebbe anche il mancato cartellino rosso per Orban.
"Anche per me è rosso. Lui l'ha vista in un modo, il VAR che vede differentemente deve chiamarlo e dirgli che l'episodio andava riguardato. Ma senza dire giallo o rosso, o peggio ancora senza richiamare per la vicinanza all'azione. Il giocatore del Verona non cerca il pallone, ma l'avversario, già con lo sguardo".
Pioli si è lamentato per il cambio di punizione suggerito dal quarto uomo che ha portato all'1-1 del Como con la Fiorentina. Lei come si pone?
"Pioli è uno per bene, io l'ho arbitrato quando giocava e so com'è. Però lo capisco, c'è tanta tensione, ti gira tutto storto e finisce che vai anche a prendere a esempio un fallo che tutto sommato aveva poca importanza. Noi quando arbitravamo eravamo in tre, oggi sono il doppio. Se c'è un fallo da una parte o dall'altra, te magari fischi in prima battuta e poi ti intervengono tra quarto uomo e cuffie… Agli arbitri serve personalità, prendere di petto le decisioni".
Questo rimprovererebbe quindi, alla classe arbitrale attuale?
"Quelli della mia generazione e di quella prima ancora, gli Agnolin e Casarin, ma anche quelli subito dopo, e penso ai Collina, avrebbero potuto rimanere lì qualche anno ancora. Lì si arbitrava da soli, con decisioni che giuste o sbagliate rimanevano tali. Serviva maggiore personalità. C'erano anche errori, certo, chi non ne ha fatti? Mi metto io per primo. Certo, il calcio è cambiato ed è anche molto più veloce: c'era bisogno di sicuro di un aiuto tecnologico, ma non vorrei si andasse troppo oltre. L'unico che può avere una percezione netta della consistenza di certi contatti è quello che sta lì, l'arbitro sul campo. Mi sembra si vada incontro all'eccesso contrario e spero di sbagliarmi, il rischio è che i nuovi faticheranno a farsi un nome, che venga sminuita proprio la figura. Ma senza personalità…".
Altre notizie
Ultime dai canali








Primo piano