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Chi si è ritirato nel 2020? La Top 11 dei giocatori che hanno appeso le scarpe al chiodoTUTTO mercato WEB
lunedì 28 dicembre 2020, 18:30Serie A
di Gaetano Mocciaro

Chi si è ritirato nel 2020? La Top 11 dei giocatori che hanno appeso le scarpe al chiodo

Il 2020 volge alla chiusura e con esso molti giocatori hanno deciso di appendere le scarpe al chiodo, dopo una lunga e gloriosa carriera in alcuni casi, in altri invece una brusca frenata smentendo premesse di inizio carriera. Di seguito la Top 11 dei giocatori che in questo anno solare hanno deciso di dire basta. Questo è il nostro 3-4-3:

IKER CASILLAS
38 anni

Uno dei migliori portieri di sempre, recordman di presenze in Champions League e in generale nelle competizioni UEFA per club. E a livello di Nazionale è l'unico che può vantare cinque partecipazioni agli Europei. Capitano della Roja in occasione dei primi successi internazionali, ossia proprio due Europei e il Mondiale, per non parlare della Champions, sollevata per tre volte, la prima delle quali a 19 anni. Bandiera del Real Madrid ha chiuso la carriere bruscamente al Porto, per un infarto subito il 1° maggio 2019. Da allora non ha mai più giocato, pur restando formalmente in rosa. Il 4 agosto l'annuncio del ritiro.

LUCIO
42 anni

Per ch credeva si fosse ritirato da tempo, Lucimar Ferreira da Silva ha deciso di appendere le scarpe al chiodo solamente nel 2020. Il brasiliano certamente appartiene alla lista dei migliori centrali di due decadi fa, quando vinceva da protagonista con la Nazionale brasiliana il quinto mondiale e in campionato faceva a sportellate con i panzer di Bundesliga, prima al Bayer Leverkusen (un gol nella finale di Champions nel 2002) e poi col Bayern. Approdato a 31 anni all'Inter nel 2009, ha formato con Walter Samuel un vero e proprio muro che ha contribuito allo storico Triplete nerazzurro del 2010. Il punto più alto che ha poi portato inevitabilmente alla discesa: trascurabile l'esperienza alla Juventus, che in pochissimi ricordano. A 35 anni il ritorno in Brasile, prima di iniziare il giro di fine carriera tra India e nuovamente in Brasile, nelle serie inferiori.

BENEDIKT HOWEDES
32 anni

Quello visto (si fa per dire) in Italia era già nella fase crespuscolare: appena 3 presenze con la Juventus, ma con lo sfizio di un gol segnato. E dire che quando è arrivato in Italia, a 29 anni, era reduce da stagioni da protagonista allo Schalke, di cui era capitano e bandiera. I problemi fisici lo hanno pesantemente condizionato, ciononostante è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante anche con la Nazionale tedesca, vincendo il Mondiale del 2014 giocando tutte le partite da titolare. A Mosca gli ultimi scampoli di gloria, dove riprende a giocare con continuità. Ma rendendosi conto di aver perso gli stimoli, al punto da prendere la decisione di ritirarsi a soli 32 anni.

VINCENT KOMPANY
34 anni

Caso più unico che raro di giocatore che organizza la partita d'addio prima di ritirarsi affettivamente dal calcio giocato. La gara in questione, giocata nel settembre 2019, non lo ha visto nemmeno in campo per infortunio. Nel frattempo Kompany si divideva fra panchina e ancora campo, dove ha aiutato fino al termine della stagione 2019-20 l'Anderlecht, di cui ora è tecnico a tutti gli effetti. Sicuramente uno dei migliori difensori della sua epoca e nome indissolubilmente legato alla seconda fase della vita del Manchester City: il belga arriva una settimana prima dell'avvento della famiglia Mansour, che tutto cambierà nella storia del club. E Kompany della squadra ne diventa capitano e leader. Un giocatore che non solo è associato all'alba della gloria dei citizens ma anche a quella della nazionale belga: proprio il difensore il primo di una nuova generazione di fenomeni che hanno fatto uscire i Diables Rouges dalla mediocrità, elevandoli a squadra numero uno del Ranking FIFA.

STEFAN LICHTSTEINER
36 anni

Arrivato quasi a fari spenti in Italia, nel 2008, ma divenuto immediatamente pilastro della Lazio di Delio Rossi, vincendo subito una Coppa Italia. Nel 2011 è uno dei primi acquisti della prima Juventus di Antonio Conte ed è uno dei colpi più azzeccati: per lungo tempo è il miglior terzino/esterno destro del campionato, vincendo e rivincendo tutto in Italia. Tra Roma e Torino sono 10 gli anni vissuti nel nostro Paese prima di approdare con poca fortuna all'Arsenal, infine all'Augsburg, in Germania. Pilastro della Svizzera, chiude al terzo posto con 108 presenze la sua avventura rossocrociata.
JAVIER MASCHERANO
36 anni

El Jefecito, ossia "Il piccolo capo". Il nomignolo rende l'idea dell'importanza a livello carismatico che ha rivestito Javier Mascherano sul terreno di gioco. Non a caso è il giocatore con il maggior numero di presenze con la nazionale argentina (147). Eppure con l'albiceleste mai un successo, se non con la Nazionale olimpica (due ori, 2004 e 2008). Le maggiori soddisfazioni sono arrivate a Barcellona, dove ha vinto tutto, arretrando il suo raggio d'azione reinventandosi difensore centrale. Eppure era stato acquistato come mediano di grande spessore dopo le stagioni di alto livello in Inghilterra, al Liverpool, sotto la gestione Benitez. Dal 2018 in Cina, ha scelto dopo quasi due anni in Asia di tornare in Argentina, vestendo la maglia dell'Estudiantes.


DANIELE DE ROSSI
36 anni

È lui ad aprire la carrellata dei grandi calciatori che scelgono di appendere le scarpe al chiodo nel 2020. Lui e Buffon erano gli unici campioni del mondo del 2006 rimasti in attività e ad arrendersi prima è il centrocampista, una vita passata alla Roma di cui è stato pilastro, leader in campo e fuori: 18 anni conditi da 616 presenze e 63 reti. Una scelta precisa come Francesco Totti, quella di servire sempre e solo la squadra della propria città e del proprio cuore. Con la sola differenza dell'appendice argentina: a 36 anni De Rossi si è tolto lo sfizio di vestire la maglia del Boca Juniors e di giocare il Superclasico. Poche presenze, qualche acciacco e la scelta di chiudere l'esperienza. Lo aspetta una carriera da allenatore.
GARETH BARRY
39 anni

Un centrocampista duttile, in grado di giocare ovunque. Nato come esterno sinistro si è ben presto adattato in mezzo al campo. Chiude la carriera togliendosi lo sfizio di un'ultima soddisfazione, la promozione in Premier League del suo West Bromwich Albion, anche se a dire il vero contribuisce ben poco (appena 89' giocati in campionato). Con i Baggies era già riuscito a centrare un record, quello di giocatore col maggior numero di presenze in Premier League, ben 653, battendo il record di Ryan Giggs. Il suo nome è legato soprattutto all'Aston Villa ma anche al Manchester City essendo uno dei primi acquisti della famiglia Mansour. E con i citizens vince lo storico campionato 2011-12. Riesce a giocare un Mondiale, quello del 2010 sotto la gestione Fabio Capello che lo impiega titolare in tre occasioni.

DAVID VILLA
39 anni

Il Guaje è uno dei più importanti attaccanti della storia del calcio spagnolo: prima punta, seconda punta, esterno d'attacco. Vince l'Europeo del 2008 da capocannoniere, diventa campione del mondo due anni più tardi e vince tutto col Barcellona di Guardiola, togliendosi anche la soddisfazione di vincere la Liga da protagonista con l'Atlético Madrid. Dopo i Colchoneros gira il mondo permettendosi di fare la differenza in Australia Stati Uniti e Giappone.

CLAUDIO PIZARRO
42 anni

Più tedesco che peruviano, ormai visti i 20 anni spesi dal suo arrivo, al Werder Brema, al suo ritiro, sempre con gli anseatici. In mezzo una parentesi breve e sfortunata al Chelsea. Una carriera che è stata un continuo rimbalzare tra Brema, dove ha vissuto quattro periodi della carriera, e Monaco di Baviera (due). Per lui 6 vittorie in Bundesliga, 6 coppe di Germania, una Supercoppa di Germania e tutti i trofei possibili internazionali col Bayern. Nel 2005 è stato eletto miglior giocatore sudamericano in Europa e ha fatto piangere in alcune occasioni le italiane: vedi la Samp nei preliminari di Champions del 2010 e la Juventus nella Champions League del 2013.

ANDRE SCHURRLE
29 anni

"L'idea stava maturando dentro di me da molto tempo e alla fine ho deciso, i momenti difficili erano sempre di più e quelli felici sempre meno. Non ho più bisogno degli applausi del pubblico" ha dichiarato Andre Schurrle, dopo la decisione di ritirarsi prima dei 30 anni. Incredibile, ripensando che solo sei anni fa era protagonista al Mondiale del 2014, dove serviva l'assist decisivo in finale per Mario Gotze, nell'1-0 all'Argentina. E prima ancora la doppietta al Brasile nello storico 7-1, il "Mineirazo". Una carriera arrivata velocemente all'apice e altrettanto rapidamente ha preso la parabola discendente: il flop al Borussia Dortmund, la retrocessione al Fulham, i problemi fisici allo Spartak Mosca.