Caprile e i suoi protetti...
di Vittorio Sanna
Un gigante tra i pali, che anche da fermo ha la tela nelle mani e nei piedi. Uno spiderman del calcio. Se anni fa le ragnatele le scuoteva Nenè dalla porta di Buffon cercando il sette per battere la Juventus, stavolta a ridurre drasticamente i numeri di gol subiti dal Cagliari ci pensa un portiere dal nome profetico. Sant’Elia esiste ancora e non è un rudere abbandonato ma un eroe che ruggisce e trasmette sicurezza, che tiene viva anche una squadra in certi momenti della gara moribonda, a cui dà la speranza e il tempo per rinascere. Elia Caprile è il portiere del Cagliari, fa parte della squadra, non è uno sconosciuto che esce da una cabina telefonica per diventare un supereroe. È il primo della classe, di quella classe che Società e Staff tecnico vorrebbero realizzare, fatta di grinta e determinazione, coraggio e resistenza ad oltranza. Para l’impossibile e sostiene i compagni. Un vero leader.
Un esempio per tutti, anche per i tifosi. Bisogna crederci. Bisogna sostenere. Bisogna proteggere e incoraggiare. Il suo contributo è determinante nel processo di crescita della squadra. Senza di lui non ci sarebbero i punti e i lapidatori seriali avrebbero già ferito a morte tutti gli altri protagonisti che, a differenza di Caprile, hanno bisogno di tempo e di sbagliare per poter migliorare. In un momento in cui fa più gol lui, negandoli, di quanti ne facciano i nostri attaccanti, è fondamentale capire che qualsiasi nuovo progetto, anche se non dovesse essere questo, qualsiasi, non può diventare concreto dall’oggi al domani. Servono i pilastri. Caprile lo è, forse l’unico.
Il Cagliari è un cantiere aperto, ma non poteva essere diversamente. Pisacane e il suo staff hanno dovuto già due volte correggere il tiro, soprattutto per le questioni offensive. Avevano lavorato un mese di preparazione puntando su Piccoli, hanno dovuto ripiegare su Belotti, si sono ritrovati a cercare il modo per andare a rete, dopo l’infortunio del “gallo”. Borrelli deve imparare, i trequartisti lampeggiano, bene e male, luci e ombre, le altre punte, pure. Gioca Esposito e si chiede Kilicsoy. Gioca Luvumbo e si chiede Felici. Gioca Gaetano e si vorrebbe Pavoletti. Si fanno nomi a caso, chiaramente, facendo diventare gli assenti sempre i giocatori più forti.
La classifica ci assiste. Cinque punti in trasferta sono un enorme bottino. Non aver perso uno scontro diretto, una garanzia. Ci sono tutte le componenti per poter serenamente dire che il gioco e le trame possono solo migliorare e che i risultati saranno una conseguenza. Ma ci vogliono pilastri prima di sollevare le pareti. Non solo Caprile dall’interno. Forse anche il pubblico dall’esterno. Il progetto “giovani” vede dei germogli. Il gol e la prova di Idrissi. I gol e le giocate di Felici. L’età media della squadra. Con Caprile in porta possiamo aspettare. Siamo protetti dal santo che ha fatto la storia del calcio cagliaritano.






