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ASPETTANDO GODIN
martedì 15 giugno 2021, 17:19Il punto
di Vittorio Sanna
per Tuttocagliari.net

ASPETTANDO GODIN

Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

“È un grande piacere, sono molto emozionato di essere qui, vicino ad un campione come Diego Godin”. Sono passati meno di nove mesi da quel 30 settembre in cui Tommaso Giulini si presentò con un sorriso largo un orizzonte a consegnare al popolo rossoblù “il Faraone”. “Un motivo di grande orgoglio…in questi anni ci aiuterà a crescere”. Si parlava di anni e non di mesi, proprio come si è firmato un contratto per anni e non per mesi. La pandemia era già arrivata da tempo. La “pestilenza” anche economicamente stava facendo il suo triste corso. In mezzo a chi implorava i ristori per le loro piccole aziende c’era un presidente felice di portare a Cagliari un grande campione, allora, ad ogni costo.

Oggi gli umori sono cambiati. Anche perché quello che doveva essere un grande allenatore, con una grande squadra e con crescenti ambizioni, si è rivelato un baratro dal quale si è scampati  con uno straordinario colpo di coda. A cui anche Godin ha partecipato, nel suo ruolo, con la sua individualità, con il suo impegno. Quello che un singolo calciatore, per quanto un campione, è in grado di fornire, essendo sempre e comunque un uomo e non una figurina. Con gli umori si vorrebbe venir meno anche al contratto, a quella straordinaria gioia del 30 settembre. Ora Godin costa troppo, molto di più di nove mesi fa. Oggi non conviene perché il giocattolo non diverte come si sperava. E partendo da lui si vorrebbe ridiscutere il mondo. Anzi, ridiscutendo lui si vorrebbe cambiare il mondo. È reale l’esigenza del calcio di darsi una ridimensionata. Di riportarsi alla realtà, ma senza cadere nel ridicolo. Non si possono pretendere “ristori” dopo aver firmato contratti milionari. Al Cagliari il milione prima di Giulini lo vedevano in pochi. Forse l’hanno visto in un paio, alla sarda. Poi il desiderio di sorprendere acquistando grandi nomi o le promesse di grandi società, ha sballato tutto. Il milione lo prendono in troppi e da lì bisognerebbe ricominciare e non aspettando che Godin, commosso, rinunci ad un contratto firmato nella gioia generale appena nove mesi fa. Bisognerebbe forse metterlo di fronte ad una linea comune per tutti. Abbassare gli stipendi, ad esempio, del 20% , ma in proporzione e non mantenendo milionate per giocatori che di straordinario molte volte hanno solo il padrino che li caldeggia.

Da queste cose partono le preoccupazioni. Da strategie che non sembrano strategie ma ingiustificabili pressioni. Da ripensamenti che non danno il senso della maturità aziendale. Ricordano i giochi da bambino in cui vincevi le figurine, il tuo concorrente piangeva e preso da pietà gli rendevi quanto aveva perso. Ma il calcio non è giocare con le figurine. Il calcio è ancora, si spera, uno sport, dove i valori e i principi devono essere a misura di società. Devono essere un esempio positivo. E in tempi di sacrificio, tutti li devono fare e non solo chi ha vinto un contratto con la storia e le prestazioni del curriculum. L’errore non è di Godin. Quindi, è inutile, aspettare Godin così come da quasi un secolo si aspetta il teatrale Godot. La programmazione latita e il banchetto vendite non può essere la base per un futuro migliore.