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tmw / cagliari / Editoriale
La squadra più seguita del mondo non ha più senso. Ovvero come il Manchester United è diventato un “commercial club”TUTTO mercato WEB
mercoledì 6 dicembre 2023, 16:01Editoriale
di Carlo Pizzigoni

La squadra più seguita del mondo non ha più senso. Ovvero come il Manchester United è diventato un “commercial club”

Giornalista, scrittore, autore. Quattro libri, tanti viaggi. Tutti di Calcio. Su Twitter è @pizzigo. Su Twitch con @lafieradelcalcio
Louis Van Gaal aveva anticipato tutti. Ma non parliamo del suo splendido Ajax, vincitore della Champions nel 1995, che ha ispirato più di una generazione di allenatori. No, ci riferiamo a una sua frase, giunta sibillina appena si sono fatte insistenti le voci di Erik Ten Hag come prossimo tecnico del Manchester United. Eccola: “Erik è un grande allenatore, non voglio dargli consigli, ma secondo me farebbe bene a scegliere una squadra di calcio e non un commercial club (letterale)”.

Fatto passare per il solito chiacchierone, questa evidenziatura di Van Gaal sembra ogni giorno di più essere più profetica.
Ieri il Manchester United, la società di commercio nella versione di Louis, ha vietato l’ingresso alla conferenza stampa pre gara a quattro giornalisti: Kaveh Solhekol di Sky Sports, Samuel Luckhurst del Manchester Evening News, Rob Dawson di ESPN e David McDonnell del Daily Mirror. Colpirne quattro per educare tutti. La colpe, seconda la nota dello United, sarebbe quella di non avere consentito al club una replica, o meglio un consulto di verifica delle fonti, alle ricostruzioni di una notizia circa un ammutinamento o tentativo di ammutinamento di parte dello spogliatoio contro l’allenatore, esplicitata dal solito gioco di parole all’inglese: MuTENy, come titolava il Daily Mail giocando sul nome del tecnico.

In sostanza: potete scrivere quello che volete, ma almeno sentite la nostra versione. Un po’ debole come scusa per mettere alla porta quattro pezzi grossi della critica calcistica della città. L’incredibile numero di casi interni al gruppo, tra scandali extra campo e provvedimenti disciplinari, esplicitati (caso Jadon Sancho) o meno (perché non gioca più Varane?), ha indotto la squadra meno felice di Manchester a questo atto estremo. Alcuni dicono possa essere una nuova via, una mano forte voluta anche in concomitanza con l’ingresso nel club del nuovo socio di minoranza, il ricco industriale petrolchimico Sir Jim Ratcliffe che ha da poco ratificato un'offerta pubblica di acquisto del 25% delle azioni di classe A del Manchester United quotate in borsa, con un prezzo di offerta di 33 dollari per ciascuna azione. Un accordo coi Glazer, i proprietari americani piuttosto invisi ai tifosi del Red Devils, che prevede anche una prossima vendita del 25% delle loro azioni di classe B sempre a Sir Jim. Ratcliffe che ha promesso pure di destinare circa 300 milioni di dollari del suo patrimonio personale per migliorare le strutture del club, “in modo tempestivo”, dovrebbe anche avere un ruolo immediatamente impattante nella gestione del reparto squadra, direttamente e tramite suoi uomini.


Coincidenza o meno, per ora è ancora il povero Ten Hag a metterci la faccia. E agli altri giornalisti presenti ha confermato che “il dialogo coi miei calciatori è continuo ma nessuno di loro mi ha mai detto che non è soddisfatto del modo in cui giochiamo (altra accusa letta e ascoltata sui media, ndr). Qualcuno, uno o due, mi ha parlato di sentire come necessari aggiustamenti, ma sempre nell’ottica del confronto costruttivo, nulla di più”. Negati anche le critiche interne sull’intensità e la modalità degli allenamenti.
La situazione tesa di questi giorni succede all’ennesima brutta figura della squadra, completamente asfaltata, sul piano del ritmo e del gioco, dal Newcastle, nello scorso week end. Una prestazione non solo sconfortante, ma che lascia anche parecchi dubbi sul percorso futuro di questo gruppo, che è quasi fuori anche dalla Champions League e oggi ultimo nel girone con Bayern, Copenaghen e Galatasaray. L’ennesimo gruppo di giocatori, l’ennesimo tecnico, che pare sia sulla strada della giubilazione.

Il Manchester United dopo l’addio di Alex Ferguson pare non esista più. Raggiunto l’olimpo, la riconoscibilità come il club con maggiore seguito di tifosi e fan al Mondo, ha smesso di essere squadra. Un’incredibile serie di tecnici, dai più esperti agli uomini di casa, hanno sostanzialmente fallito nella ricerca, appunto, di una identità. Van Gaal, uno di quelli che meno peggio ha fatto, su quella panchina, ha dato la sua versione: lo United ha smesso di essere un club di calcio perché focalizzato su quello che avviene attorno ad esso, a livello di marketing, sponsor, fan base e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, a livello conscio o inconscio, evidentemente, ha smesso di essere una squadra per diventare un “commercial club”. Pare incredibile che un club che ha un’origine così popolare, che è, dopo l’era Busby, ridiventata grande con un sindacalista socialista sulla panchina, abbia perso il contatto con il territorio, con la gente, e riesca solo ad essere credibile lontano dal campo di gioco, quando si organizzano campagne social mondiali. La squadra che dal 1937 (sic) schiera almeno un giocatore del vivaio nell’undici titolare in ogni partita, veda proprio un ragazzo cresciuto nell’Academy ( e molto attivo socialmente in città) come Marcus Rashford, spaesato in panchina mentre si lascia scappare un labiale poi decriptato in “ma che ci faccio io qui?”.
Uno spaesamento oggi condiviso con tutti gli appassionati.

Dove va il Manchester United? O meglio, come ci suggerisce Van Gaal: Cos’è oggi il Manchester United?
Ralf Rangnick, passato sei mesi lui pure sulla panchina della squadra inglese senza riuscire ad invertire la rotta, aveva detto: “questo club necessita di un intervento a cuore aperto”.
Per rispondere alla domanda del tecnico olandese, è arrivato il momento di farlo quell’intervento.