
E' un Cagliari arguto e aggressivo con la faccia di Pisacane
Somiglia tanto a Fabio Pisacane il Cagliari che fa i primi vagiti in campionato e riesce a intenerire la Fiorentina dalla quale coglie un punto meritatissimo.
È sveglio, è arguto, è aggressivo, si sa arrangiare anche quando le cose si mettono al peggio. Soprattutto questo aspetto è emerso il giorno del battesimo che poteva finire con la classica lite in casa, vista la vendita dell’oro e il rischio di presentarsi in braghe di tela.
La cessione di Roberto Piccoli è un grand’affare per le casse della famiglia ma ha fatto venir meno la forza lavoro che in campo strappa i punti che contano per la classifica. Un mese di lavoro avendo come riferimento la montagna pensante che l’anno scorso ha ottenuto mezzo bottino offensivo, dieci gol e quattro assist. Pisacane poteva piangersi addosso e invece ha cercato subito una soluzione, la più saggia, quella più logica. Niente stravolgimenti che avrebbero creato confusione e insicurezza, dentro il piano B, l’alternativa di emergenza che faceva comunque parte della strategia di partenza. Titolare il vice Piccoli, Gennaro Borrelli, non ancora un killer dell’area di rigore ma certamente uno che a prender e dare botte per fare il pivot non si tira indietro. Elemento fondamentale per non perdere lo spartito tattico, gli attaccanti aggressivi a chiamare il pressing fin dall’area di rigore avversaria.
Una prova di coraggio. L’idea che ci si difende meglio attaccando. Tutti insieme. Pronti a ridurre lo spazio raddoppiando e triplicando, addirittura, ringhiando come mastini napoletani. Il risultato è stato immediato: Fiorentina fuori dal giardino lasciando il pallone ai rossoblu.
Non a caso l’unica vera occasione del primo tempo si ricorda con rammarico isolano: un colpo di testa di Folorunsho che Gosens ha falciato un filo d’erba prima della linea di porta.
Preparazione della gara e strategia quindi, le due materie superate a pieni voti, ma ci sono anche i cambi e tutto il secondo tempo.
Si entra nell’essere capace anche di leggere in fretta il calcio davanti al mondo, oltre a saperlo scrivere alla vigilia. Pioli aveva tanta bella calligrafia nel cassetto e non ha esitato a qualificare meglio il centrocampo, dare palleggio e corsa e riprendersi il pallino. Non certo la stessa qualità a disposizione del Cagliari, con una bella valigia di soldi pronti a entrare ma con una rosa da completare. I soldi non fanno gol. Molte volte bastano le briciole per vincere una partita. Anche quelle integrali, non sempre raffinate di Alessandro Deiola. A molti può andare indigesta l’annotazione, ma il gol viola nasce in un momento di sovrannumero con il capitano rossoblù ai box per un ammaccamento da curare, neanche sanzionato dal direttore di gara. Manca un uomo a difendere, decidete voi se sul raddoppio a evitare il comodo cross di Gudmunsson (si occupava Deiola di lui fino a quel momento di quando passeggiava a centrocampo), o garantire una presenza in più al salto dentro l’area. L’unica verità è che basta poco per rischiare di perdere.
Ma Pisacane sa anche leggere. Rischia di subire il raddoppio giusto il tempo di giocarsi le mosse ai box. Pesca tutta la qualità che può con Gaetano al posto di Deiola, mettendo in mezzo l’argine Mazzitelli per Prati, e provoca prurito alla difesa ospite con Luvumbo al posto di un volenteroso ma ancora in rodaggio Esposito. Sono loro a ricacciare la Fiorentina all’indietro, tanto da giustificare lo stipendio di De Gea. Due volte dice no, ma al minuto delle streghe, il novantaquattresimo, gli si intrecciano le mani sul colpo di testa di Luperto, su punizione, guarda caso, di Gaetano e punizione procurato dallo stesso Gaetano in combinazione stretta con il sempre presente Adopo e con Luvumbo.
Il pari rende giustizia ai novanta minuti. Il battesimo di Pisacane è salvo e si può pensare al prossimo sacramento. Ricordandosi di quella borsa con 27 milioni dentro. Se non la si apre e non si spende nel modo giusto non ha un valore calcistico. Può servire a comprare tante belle cose ma non a vincere le partite.
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