Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / championsleague / Serie A
"Ma chi credi di essere, Maradona?": Napoli ed una presenza mai svanitaTUTTO mercato WEB
venerdì 30 ottobre 2020, 15:08Serie A
di Arturo Minervini

"Ma chi credi di essere, Maradona?": Napoli ed una presenza mai svanita

“Perchè io volevo prendere la palla”. Forse bisognerebbe partire da qui per provare a descrivere cosa ha rappresentato, e cosa rappresenta oggi, Diego Armando Maradona per la città di Napoli. Così l’argentino aveva risposto in una vecchia intervista a Billy Costacurta, che gli chiedeva come mai rispetto ad altri colleghi lui non cadesse mai, anche dopo il più deciso dei contrasti. Resistere, restare in piedi, alle botte prese, al tempo che passa, alla malinconia che si stratifica. Sembra di vederlo Maradona, col baricentro bassa e le gambe che spingono possenti al terreno, ricevendo un impulso ulteriore per proseguire la corsa.

Era la notte del 1 aprile del 1991, ma non era uno scherzo. La fuga, favorita dalle tenebre: via da Napoli, con un’era probabilmente irripetibile che meritava un finale differente. Sono passati quasi trent’anni, ma basta fare un giro nella città per percepire quell’essenza, vaso mai trafugato dei ricordi. Sui muri si parla ancora di Diego, dalle finestre spuntano ancora echi ‘maradoniani’ ben percepibili.


La maglia numero 10. Quella ritirata, quella che nessun calciatore del Napoli di oggi può più indossare, è ancora la più presente sulle spalle dei ragazzini che giocano tra le strade. È il simbolo, l’omaggio, l’altare sul quale viene celebrato ogni giorno un vecchio rito. “Ho visto Maradona” era una frase valida negli anni ottanta, novanta ed ancora adesso. Il riferimento culturale, resta sempre lo stesso. Per chi prova a dribblare tutti al campetto all’oratorio, l’ammonimento resta sempre lo stesso: “Ma chi credi di essere, Maradona?”.

“Se puoi fai un tunnel”. Gli disse così Juan Carlos Montes, quando lo fece esordire con la maglia dell’Argentino Juniors. Non lo sapeva, o forse sì: Stava prendendo la decisione che avrebbe per sempre cambiato il mondo del calcio. Diego entra e dopo un minuto sapete cosa fa? Tunnel! Ovviamente. D’altronde Juan Carlos glielo aveva ordinato: ‘Gioca come sai’. E Diego Armando Maradona sapeva giocare solo così. Eccola la chiave di lettura di un rapporto così viscerale con Napoli: l’incapacità di essere differente, di simulare emozioni o sentimenti. Prendere o lasciare: Maradona come Napoli, Napoli come Maradona. Oggi, nel giorno del sessantesimo compleanno, come allora. Come la prima volta da calciatore professionista. Come la prima volta che nel mondo un bambino ha provato a dribblare tutti e gli hanno detto: “Ma chi credi di essere, Maradona?”