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Scanzi: "L’Heysel fu un’orgia oscena di errori ed orrori, che grida ancora vendetta"
39 vittime. Heysel, 36 anni fa. Finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus. Una festa sportiva che si tradusse in tragedia.
Un inferno totale e indicibile, reso surreale dall’obbligo di giocare la partita per non peggiorare il tutto. Una partita-farsa inutile, decisa da un rigore inventato e conclusasi con un agghiacciante giro d’onore finale.
Molti calciatori neanche sapevano cosa stesse accadendo sugli spalti. Mentre invece, il giorno dopo, quando scese dall’aereo, Platini sapeva benissimo delle 39 vittime. Eppure alzò al cielo quella coppa insanguinata. Un gesto che mi fece orrore ieri e mi fa schifo ancora oggi.
Di quella tragedia ho memoria vivida, come tutti. La voce raggelata di Pizzul risuona ancora nelle nostre menti.
Due vittime furono aretine. Uno di loro abitava davanti alla mia casa. Si chiamava Roberto Lorentini. Aveva una moglie e due bambini piccoli, cresciuti poi meravigliosamente. Quel giorno Roberto perse la vita per proteggere una persona che era caduta a terra. Era un dottore e si sacrificò, pur di salvare un’altra persona. Un uomo straordinario come suo padre, Otello, presente anche lui all’Heysel, che ha dedicato tutta la sua vita al ripristino della verità storica e all’accertamento dei fatti.
Fu una tragedia tremenda, di cui si parla troppo poco e alla quale Francesco Caremani ha dedicato pagine preziose, che vi consiglio.
Senza memoria siamo nulla. La memoria serve per ricordare chi non c’è più e non ripetere gli stessi orrori.
E l’Heysel fu un’orgia oscena di errori ed orrori, che grida ancora vendetta.
Un inferno totale e indicibile, reso surreale dall’obbligo di giocare la partita per non peggiorare il tutto. Una partita-farsa inutile, decisa da un rigore inventato e conclusasi con un agghiacciante giro d’onore finale.
Molti calciatori neanche sapevano cosa stesse accadendo sugli spalti. Mentre invece, il giorno dopo, quando scese dall’aereo, Platini sapeva benissimo delle 39 vittime. Eppure alzò al cielo quella coppa insanguinata. Un gesto che mi fece orrore ieri e mi fa schifo ancora oggi.
Di quella tragedia ho memoria vivida, come tutti. La voce raggelata di Pizzul risuona ancora nelle nostre menti.
Due vittime furono aretine. Uno di loro abitava davanti alla mia casa. Si chiamava Roberto Lorentini. Aveva una moglie e due bambini piccoli, cresciuti poi meravigliosamente. Quel giorno Roberto perse la vita per proteggere una persona che era caduta a terra. Era un dottore e si sacrificò, pur di salvare un’altra persona. Un uomo straordinario come suo padre, Otello, presente anche lui all’Heysel, che ha dedicato tutta la sua vita al ripristino della verità storica e all’accertamento dei fatti.
Fu una tragedia tremenda, di cui si parla troppo poco e alla quale Francesco Caremani ha dedicato pagine preziose, che vi consiglio.
Senza memoria siamo nulla. La memoria serve per ricordare chi non c’è più e non ripetere gli stessi orrori.
E l’Heysel fu un’orgia oscena di errori ed orrori, che grida ancora vendetta.
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