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Juan Antonio, dal calcio al rock: "Fregato da Ferrero e dal Parma. La musica mi ha salvato"

Juan Antonio, dal calcio al rock: "Fregato da Ferrero e dal Parma. La musica mi ha salvato"TUTTO mercato WEB
mercoledì 11 marzo 2020, 06:00Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro

Ha giocato con Aguero nelle nazionali giovanili argentine, si è fatto apprezzare in Italia per le sue giocate e i suoi gol con le maglie di Sampdoria e Brescia. A 27 anni ha però detto stop, mollando un mondo dorato ma che rischia di travolgerti. E ha scelto la musica. Juan Antonio, oggi 32enne, si definisce un "uomo felice" che ha trovato proprio nella musica la gioia e la spensieratezza che aveva perso nel rincorrere un pallone. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ha deciso di raccontarsi:

Juan Antonio, di cosa ti occupi oggi?
"La mia passione è la musica e ho un'etichetta musicale. Produco per il mio gruppo e per altri. Abbiamo un disco all'attivo e stiamo lavorando a un secondo. Mia moglie invece ha un'azienda di produzione di latte vegetale: un'idea nata dalla mia esperienza in Italia che ha cambiato il mio modo di concepire l'alimentazione".

Che musica fai?
"Sono chitarrista e frontman. La mia band si chiama 'Trakis y Los Atlantes'. Musica argentina, opera rock. Così possiamo definire il nostro genere: le nostre canzoni si basano sullo sguardo di qualcuno, un'entità, che non abita in questa terra e come vede noi umani".

Una vita completamente diversa rispetto a quella del calciatore?
"Sono contento della scelta fatta. Il mondo del calcio mi ha permesso di guadagnare per poi investire e vivere bene. E io ho sempre avuto l'idea di fare queste cose qui. Il calcio del resto va veloce, la carriera del calciatore è breve. E dopo cosa fai?"

La tua carriera è stata ancora più breve della media: a 27 anni hai appeso le scarpe al chiodo
"Quando il cuore ti dice che una cosa non va, non va. Il calcio mi piace, ma un conto è giocare con gli amici, un altro fare il professionista. E io quando giocavo avevo una vocina in testa che mi diceva: 'Ti aspetta altro'. Sono arrivati nel corso della carriera una serie di segnali che mi hanno fatto ascoltare questa vocina, tra infortuni e problemi societari in cui sono finito in mezzo. Dovevo cambiare".

Quando sono iniziati i problemi col calcio?
"Ero alla Sampdoria e finché la gestione era della famiglia Garrone tutto bene: lui, un grande uomo, amato dai genovesi. Società seria. Poi è arrivato Ferrero e sono iniziate le manovre strane. Mi dice che c'è la possibilità di andare al Parma e che avrei dovuto accettare perché alla Samp per me non c'era spazio. Mi allenavo con i fuorirosa, venivo da un infortunio. Ma mi dispiaceva lasciare i blucerchiati perché ho ottenuto una promozione in Serie A e il popolo genovese mi ha voluto bene. Mi dicono che avrei mantenuto lo stesso ingaggio, accetto il trasferimento al Parma ignaro dei problemi societari di questi ultimi".

Hai conosciuto Leonardi e Ghirardi?
"Non ci ho mai parlato. Non sapevano nemmeno cosa compravano. Facevano scambi solo per guadagnare. C'era qualcosa di strano perché al primo mese non hanno pagato e non chiamavano nemmeno. Dopo quattro mesi mi sono detto: 'Qui è un inferno'. Non c'ero più con la testa".

A Parma eri però solo di passaggio, il tempo di firmare e andare alla Feralpisalò
"Dovevo ricominciare e avere un po' di gioia nel giocare. Così ho accettato di scdndere in Serie C da un allenatore (Beppe Scienza, ndr) che mi vuole bene. I soldi non erano una necessità. L'ingaggio era a carico del Parma che però non ha pagato. Alla fine di quell'anno il Parma è fallito: io ho perso di fatto due anni di contratto che avevo ancora alla Samp: il primo perché sono andato al Parma che non mi ha pagato, il secondo perché il Parma è fallito. E ho capito che non volevo avere più a che fare col calcio, pertanto sono tornato in Argentina".

Credi che Ferrero sapesse della situazione del Parma?
"Credo di sì. Sono stato un giocatore importante per il ritorno in Serie A della Sampdoria e lui mi ha fregato. Se ha fatto questo a me, non oso pensare agli altri. Quando c'è un presidente che non lavora bene ne pagano le conseguenze tutti".

Non hai voluto nemmeno tornare a giocare in Argentina?
"Ho avuto la possibilità, ma non ero più pronto. Ho avuto una forte depressione per due anni e mezzo. Non sapevo cosa fare. Anzi, sapevo cosa fare ma non ne avevo la forza. Oggi sono guarito, sto bene e posso raccontarlo: ma ho avuto un momento davvero difficile, avevo attacchi di panico, ho frequentato uno psicologo. La famiglia, gli amici e la musica mi hanno guarito e ora sono felice".

Sei i tuoi figli volessero fare i calciatori?
"Saranno liberi di scegliere, io posso solo supportarli".

A proposito di calciatori rocker: anche il tuo connazionale Osvaldo ha scelto la stessa strada, anche se gli è tornata la voglia di giocare
"Canta molto bene, è un ragazzo che ha molta allegria. Sicuramente la strada ci porterà a fare qualcosa insieme o almeno a conoscerci".

Hai pensato di suonare anche in Italia?
"È una cosa che vorrei fare, anche per far conoscere alla mia band l'Italia, dove ho lasciato tanti amici a cui piace la musica".

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