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La positività al testosterone, il marabutto, i ricatti, gli infortuni, le cadute. Chi sbaglia paga ma Paul Pogba è l'esempio di un calcio che schiaccia i giocatori e ne scorda fragilità e debolezze

La positività al testosterone, il marabutto, i ricatti, gli infortuni, le cadute. Chi sbaglia paga ma Paul Pogba è l'esempio di un calcio che schiaccia i giocatori e ne scorda fragilità e debolezzeTUTTO mercato WEB
venerdì 15 settembre 2023, 06:11Editoriale
di Marco Conterio
Conduttore e autore su Radio Sportiva, è uomo mercato e opinionista su Tuttomercatoweb. In RAI con 90° Minuto, Calcio Totale e La Domenica Sportiva

L'ostentata ricerca del diverso. Della meraviglia a ogni costo, che fosse un ciuffo, una parola, un gesto, una giocata, una trovata. Il bisogno di mostrarsi che nasconde un'infinita fragilità. Dei suoi dubbi, delle fratture interne, al cuore, all'anima, Paul Labile Pogba da Lagny-sur-Marne ne ha parlato una sola volta pubblicamente. Oggi si è trincerato in un silenzio fatto certamente di vergogna, di paura, di rabbia, d'imbarazzo, mentre il mondo crolla sotto i suoi tacchetti, sotto le sue ginocchia ricucite. Positivo ai metaboliti del testosterone. Eppure, a denti stretti, con la vita dentro agli occhi, una volta e una soltanto a Le Figaro lo ha ammesso. "Ho avuto la depressione".

Giudicare quello che non conosciamo
Dobbiamo essere garantisti. Fino a prova contraria provata, fino alle controanalisi del 20 settembre all'Acqua Cetosa, fin quando non capiremo se Paul Pogba abbia preso volontariamente o involontariamente una sostanza vietata (se le controanalisi lo confermeranno), allora il giudizio va sospeso. Anzi no. La sentenza. Solo quella. Paghi chi sbaglia, nei modi e nei tempi previsti dalla legge. Questo è quel che dovrà accadere. Poi c'è tutto l'altro lato della vicenda, quello privato, di un ragazzo che tutto ha avuto o forse no. Paul Pogba è sempre stato ostentata ricerca di un'immagine che non ne ha rispecchiato il percorso, i contorni, le paure, le fragilità. Ma di quella ci siamo abbeverati, del Pogback, della cresta, dell'acconciatura, dell'esultanza, dei balli, dei social, di questo mondo che corre così veloce che un ventenne o un trentenne credono di dominarlo col sorriso e invece ne vengono travolti, vittime delle loro scelte, di quelle degli altri, delle proprie debolezze.

Una storia complessa
Non è tutto oro quel che luccica, l'antico adagio che i soldi non comprano la felicità è sul crinale tra verità e ipocrisia. Le Monde, lo scorso ottobre, ha raccontato delle denunce di Pogba a una banda di criminali che lo avrebbero sequestrato per alcune ore minacciandolo con dei fucili di assalto chiedendo 13 milioni di euro (uno per ogni anno di carriera). Una vicenda dai contorni oscuri, che ha riguardato da vicino anche il fratello Mathias: oggi il giocatore della Juventus e i suoi presunti ricattatori sono attesi al Tribunale di Parigi, di mezzo accuse per tentata estorsione e associazione a delinquere. Pogba ha avuto un'infanzia complicata, ambienti difficili, poi la carriera lo ha messo su altri binari. Ma nel percorso c'è stato spazio anche per conoscere una parola nuova, 'marabutto', ovvero un santone vicino alla cultura islamica che secondo chi ha accusato Pogba avrebbe interpellato per un sortilegio contro Mbappé.

La mala gestione dell'infortunio
Il ritorno alla Juventus, poi, è stato un incubo. Riaccolto come il salvatore della patria, l'8 luglio atterra con volo privato a Caselle. Prende la 10 ma dopo pochi giorni si infortuna: il 24 negli Stati Uniti sente un fastidio al ginocchio, è lesione al menisco laterale. Lo staff della Juventus spinge per l'operazione, consiglia la soluzione drastica e immediata. Pogba sceglie la terapia conservativa, una scelta sbagliata, il ginocchio non regge, il 5 settembre si opera. Sperava e sognava d'andare in Qatar ma per questa gestione errata, per questi consigli sbagliati, fallisce l'appuntamento. Il resto è storia recente. A stargli vicino in questo fragilissimo e personale universo sportivo ci pensano l'agente Rafaela Pimenta e la Juventus, il resto del suo mondo è complesso, fatto di delicati equilibri e tutto il resto che raccontavamo poco prima. Pochi minuti, nuovi stop, dubbi, incertezze, uno stipendio faraonico che la Juve gli versa senza poter contare sulle sue prestazioni e poi la notizia della positività ai metaboliti del testosterone.

Chi sbaglia paga. Sempre. Ma non lasciamo solo Pogba.
I calciatori sono uomini fragili. Ragazzi che a quindici anni riempiono una valigia fatta di sogni e talento e nella maggior parte dei casi, torna dalla famiglia con un carico di delusioni e aspettative spezzate. Alcuni ce la fanno ma è lì che iniziano il bello e il difficile. Quel che appare: soldi, tutto facile, tutto su un vassoio d'argento. Fuori d'ipocrisia: sono dei privilegiati, guadagnano stipendi fuori dall'ordinario e non parametrati a quello che è l'impegno nel quotidiano se paragonato al resto dei mestieri. Ma questa è una loro colpa? No. Il sistema globale così funziona, sarebbe ipocrita altrettanto pensare che non possano e debbano sfruttarlo al meglio. Il problema è quel che c'è dietro. Ascoltiamo, quando con forza, cuore e animo riescono a farlo, alcuni di loro parlare di depressione. Di solitudine. 'Ma come, con quei soldi, con quella felicità?'. Non la fanno gli stipendi, da soli, mai. Questo mondo dorato ha una suburra che spreme questi ragazzi, che se ne abbevera fino all'ultima goccia di celebrità. Così non dobbiamo stupirci se a volte qualcuno di loro si perde, cade, sbaglia, volontariamente o no. Lo vedremo, nel caso di Pogba, e della sua positività. Chi sbaglia deve pagare, sempre, e se è stato doping, così sia. Ma non scordiamo l'uomo, il ragazzo, Paul, e quel che dentro di lui avrà da domani in poi.

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