
È già il momento delle scelte. Non contano i nomi, nemmeno i cognomi… La ditta “FNC” merita due maglie. Difesa ko: Pongracic e Comuzzo in difficoltà. C’è tutto il tempo, ma basta perdere terreno
Rivista il giorno dopo la sfida col Napoli fa ancora più male. La Fiorentina ha fatto il proprio ingresso in campo al minuto 34 della ripresa quando Ranieri ha segnato il gol dell’onore. La seconda rete in 5 partite, a conferma che il capitano ha un certo feeling con la porta avversaria. Qualche segnale di risveglio c’era stato 14 minuti prima quando la ditta “FNC” era subentrata dalla panchina: con Fazzini-Nicolussi Caviglia la Fiorentina è passata ad una sorta di 3-4-1-2 dopo aver giocato col 3-5-2 dall’inizio. Dal gol di Ranieri i viola hanno fabbricato due chance vere con Piccoli e Gosens, col Napoli in affanno. Tanto che si sono verificate alcune mischie dalle parti di Milinkovic Savic. Per questo Conte si è infuriato, ma è palese che la Fiorentina abbia rialzato la testa quando gli azzurri sono calati vistosamente. Fino ad allora era stata notte fonda per i viola. Su questo dovrà lavorare molto Pioli individuando le cause di una “non partita” della Fiorentina.
Troppo bello il Napoli nella sua esibizione prepotente di geometrie e muscoli, troppo arrendevole, quasi di pasta frolla la Fiorentina. E’ evidente che ci sono giocatori indietro, distanti da un rendimento quantomeno accettabile. Due esempi: Dzeko e Fagioli. Il bosniaco, per inciso, era reduce anche dal doppio impegno in nazionale, forse non poteva essere fresco, ma anche in Slovacchia (entrato al 70’) non era sembrato vivace, così come a Torino (dentro al 77’). Solo a Reggio Emilia, nel ritorno del playoff di Conference, aveva segnato un gol dei suoi, in mezzo alla tonnara, praticamente allo scadere. Dzeko ha fallito pure un paio di stop, roba inusuale per uno del suo lignaggio. Indizi che ci fanno pensare come non abbia ancora il motore caldo. Sempre ricordandoci che parliamo di un atleta lanciato verso i 40 anni. E’ vero che Dzeko giocava al posto dell’infortunato Gudmundsson, l’islandese dovrebbe rientrare col Como, ma ora Edin fa fatica ad essere titolare. Mentre ad un quarto d’ora dalla fine, stazionando in area, può pescare il guizzo vincente.
Anche Fagioli continua a non incidere. In mezzo a dirigere i lavori, senza nemmeno un acuto. Quasi spaesato. Eppure parliamo di un calciatore che in quanto a classe e visione di gioco avrebbe pochi paragoni. Macché, “Fagiolino” (cit. Pradè), è impalpabile. Forse il play non è il suo abito o forse accanto avrebbe bisogno di un altro in grado di dialogare con lui. Ma se l’ex bianconero è questo, le possibilità che Pioli scelga di avvicendarlo sono concrete. Per l’allenatore della Fiorentina è già arrivato l’attimo delle scelte, infischiandosi dei nomi. E pure dei cognomi.
Fazzini, autore di un assist al bacio per Piccoli, poi vanificato dall’errore dell’ex Cagliari, e Nicolussi Caviglia devono prendersi due maglie. Jacopo è attualmente la più bella sorpresa del mercato: ha motore e idee. E in più salta l’uomo, merce rara di questi tempi. Lasciarlo fuori è dura. Il centrocampista giunto da Venezia, non ha fatto cose trascendentali, ma si è mosso con personalità, richiedendo sempre palla sui piedi per velocizzare la manovra. Chi sta davanti alla difesa deve giocare ad uno tocco, massimo due, avendo chiaro di poter fraseggiare sul corto e lanciare sul lungo. Parliamo anche di Sohm che non riesce ancora a decollare. Solo qualche spunto quando ha aperto gioco in profondità, poi poco o nulla. Non può essere questo, a Parma ce lo ricordavamo diverso. Però anche per lui vale la stessa regola: se non gira, aspetta a sedere e poi riparte più convinto. Speriamo.
Criticità anche in difesa, senza scomodare la poca protezione. Fino ad oggi abbiano visto diversi errori individuali. A partire dalla dormita di Pablo Marì a Cagliari sul pareggio di Luperto. Contro il Napoli in evidente difficoltà Comuzzo e Pongracic. Il ragazzo friulano par aver smarrito certezze e sfrontatezza che avevano connotato la sua stagione passata. Non mancano le attenuanti: con le indiscrezioni di mercato è entrato in un frullatore e a 20 anni non è semplice uscirne indenni. Poi pare che non abbia ha vissuto neanche un’estate facile per alcuni problemi fisici. Intoppi che hanno rallentato il raggiungimento della condizione migliore. Infine l’aver appreso che la società era pronta cederlo, dopo che lui aveva rifiutato Napoli proprio nel gennaio scorso, non lo ha aiutato. Adesso Pioli deve usare la sua grande esperienza per restituirci il Comuzzo di pochi mesi fa.
E se Atene piange, Sparta non ride… Anche Pongracic ha firmato una prestazione col Napoli nettamente insufficiente. Non si discutono carriera, consistenza tecnica e fisicità del croato, ma risulta ormai chiaro che talvolta soffra di pause inquietanti. Un’alternanza di cose buone ed errori che spiazzano. La continuità è il suo vero limite. E’ un altro sul quale Pioli sarà chiamato a scavare tanto. L’unico solido dietro è Ranieri. Anche se sul terzo gol, quello di Beukema, pure il capitano è finito sul banco degli imputati.
All’appello, spiegando questo momento delicato dei viola, mancano i gol di Kean. In campionato Moise è ancora all’asciutto, mentre in Nazionale ne ha fatti 3 in 2 gare. Contro il Napoli, visto che di palloni buoni ne arrivavano pochi, si è messo in proprio, provando a sparare verso Milinkovic Savic. Un tiro è finto al lato di pochissimo. Kean non ci preoccupa, ma pure lui deve ricominciare a timbrare il cartellino.
Si parla molto anche di un modulo che funziona male. Detto che non sono tre o quattro difensori a marcare la differenza netta, non è escluso che in questi giorni di acuta riflessione Pioli possa anche immaginare di rivedere il suo progetto di una difesa schierata con tre uomini. Ma in tutta franchezza va ribadito che il tecnico, fino ad ora, è apparso più che convinto di questa soluzione. Anche per sprigionare meglio la potenza di Dodò e Gosens sulle corsie. Un sistema a rombo con un regista, due mezzali e un trequartista a sostegno di un paio di punte, sarebbe intrigante, ma prevederebbe una difesa a quattro.
Due punti in tre confronti (di campionato) sono veramente pochi, lo ricordava anche Pioli. Il segnale che la Fiorentina è partita male, ma c’è tutto il tempo per recuperare. Soprattutto se Pioli riuscirà a venire a capo di questo rebus. E’ l’allenatore e tocca a lui trovare la via d’uscita. Per fortuna ha tutte le armi - che nascono da una grande carriera - per vincere questa battaglia. Ma sarà obbligatorio non perdere altro terreno rispetto alla parte nobile della classifica.







