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Petrachi netto: "Chi prende bei soldi faccia di più. Pradè? Valutare giocatori è un'altra cosa"TUTTO mercato WEB
© foto di Insidefoto/Image Sport
Oggi alle 19:00Copertina
di Ludovico Mauro
per Firenzeviola.it

Petrachi netto: "Chi prende bei soldi faccia di più. Pradè? Valutare giocatori è un'altra cosa"

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Gianluca Petrachi si è fatto un'idea ben precisa sulla Fiorentina. Dalla gestione di Stefano Pioli all'ipotetico sostituto passando per l'operato e la contestazione di Daniele Pradè, l'ex direttore sportivo di Torino e Roma si è soffermato su tanti temi d'attualità con FirenzeViola: "La Fiorentina è un caso da studiare. Bisognerebbe capire cosa sia accaduto dentro, perché il mercato è stato importante. Le aspettative erano altissime, le dichiarazioni di Pioli in estate forse hanno creato troppa aspettativa anche dentro al club. Qualcosa è venuto meno, se la Fiorentina è lì è perché ci sono alcuni doppioni che non rendono, si vorrebbe giocare in un modo ma si sta facendo altro. Qualche giocatore è al di sotto, qualcun altro non si è mentalizzato. Firenze è esigente, di palato fine, la Fiorentina ora mette pochissima qualità in campo. E giocare senza paura adesso è anche difficile vista la classifica, fatto sta che ora è una squadra terrorizzata, entrata in un vortice incredibile. I giocatori di maggior qualità dovrebbero prendersi responsabilità e fare qualcosa in più, soprattutto chi prende dei bei soldi".

Si spieghi meglio, a partire dai doppioni.
"Oggi sparare contro Tizio o Caio non è corretto e nemmeno giusto, ma va trovata la strada giusta perché la situazione diventa difficilissima. Anche perché lottare per non retrocedere senza essere abituati a fare quel tipo di campionato, è dura. Ricordo ancora la retrocessione del '93 con dei campioni in campo".

Ma esonererebbe Pioli?
"Quando le cose non vanno bene il primo a pagare è l’allenatore, lo sa anche Pioli. Ho visto la gara col Bologna e il pareggio della Fiorentina è stato abbastanza fortuito, fino all’espulsione di Holm la partita l’aveva fatta il Bologna. La reazione viola è stata nervosa, sul piano tecnico si è visto poco. A San Siro invece è stata una partita di contenimento, ma senza proporre nulla. Per esonerare un allenatore devo capire a fondo il problema, non è detto che cacciarlo possa essere la soluzione. L’analisi deve essere profonda, magari basta mettere qualcuno fuori rosa. Di sicuro la Fiorentina ha tutto per uscirne, certo è che col "mio" Lecce sarà una gara molto tosta".

In caso di addio, si è parlato finora di Vanoli, De Rossi e qualcuno invoca Palladino.
"Sono tutti il nuovo che avanza e hanno tutti dei contenuti. Palladino ha fatto un ottimo lavoro, De Rossi è un predestinato con enormi capacità e una propria identità, Vanoli è stato mio compagno di squadra e a Torino ha fatto bene, se avesse avuto un rapporto più forte con Cairo avrebbe fatto ancora meglio. Sono tutti e tre profili che possono essere presi in considerazione a Firenze".

A Roma ebbe Dzeko. Si è fatto un'idea della sua situazione?
"Il discorso è a monte: per cosa è stato preso Dzeko? Per fare il titolare o la chioccia di Kean? L’equivoco sta qui, perché Edin con noi attaccava la profondità, faceva salire la squadra e segnava gol incredibili. Ragazzo straordinario e valore aggiunto nello spogliatoio, feci di tutto per non darlo all’Inter. Ora sono passati anni e non può essere quello di prima, le stigmate restano quelle del calciatore importante ma non può essere il titolare della Fiorentina. Deve essere la ciliegina sulla torta nel momento del bisogno, e poi deve giocare con un attaccante a fianco: Dzeko è un regista offensivo, fa segnare gli altri. Un altro centravanti che avevo e che era come lui è Maxi Lopez, spaccano le partite con le giocate e inventano gol".

Da direttore sportivo, come analizzerebbe la dura contestazione a Pradè?
"Daniele è un ds atipico. Mi spiego, è sempre stato bravo a gestire e fiutare l’affare con una cerchia di amicizie che lo hanno aiutato a trovare soluzioni. Ha caratteristiche non totalmente da direttore sportivo, forse è più un direttore generale. Infatti l’aver preso Goretti è proprio l’esempio ideale, si è preso una figura più di campo e che gli desse qualche dritta. Messo nella giusta condizione, Pradè ha il suo valore. Se invece si prova a fargli fare tutto, è evidente che qualcosa gli può sfuggire: è molto empatico coi ragazzi, ma valutare i giocatori è un’altra cosa. Tant’è che gli dissi che insieme potremmo coesistere benissimo. Con Goretti ha preso uno capace, ma non so quanto abbiano lavorato di squadra".