Non è con le parole che si evita la B, piuttosto commissariate la Fiorentina e risparmiateci certe dichiarazioni. A Reggio una squadra tutt'altro che unita, una gara incommentabile mentre Vanoli non lo segue nessuno
L’ennesimo confronto stavolta è andato in scena nello spogliatoio, anche perché ieri a Reggio Emilia la squadra se n’è andata ancor prima di avvicinarsi al settore dei propri (tanti) tifosi. E qualcuno di loro magari s’è pure interrogato se fosse stato usato il megafono al riparo da occhi indiscreti. Al termine di un’altra prestazione ai limiti della vergogna i calciatori in maglia viola non hanno saputo far altro che prendere la via degli tunnel, restandoci ben dentro, scena finale a una settimana di belle parole spazzate via dal campo. Con loro in silenzio sono rimasti la proprietà e il direttore generale (come da prassi di fronte alle sconfitte) mentre ds e allenatore in sala stampa hanno semplicemente ammesso il passo indietro pur anticipando "scelte drastiche", esattamente come già capitato in passato senza che niente cambiasse.
La cruda verità
Novanta minuti nei quali il Sassuolo regola la Fiorentina senza mai soffrirla, e nonostante l’episodio favorevole del rigore cui aggiungere un gol annullato nella ripresa. Un’altra prova in cui l’assetto tattico non funziona e la mano dell’allenatore non si vede. Risposta a giornate in cui il maggior dirigente in società rassicurava tutti che il momento vissuto a Bergamo, e il confronto con Dzeko, fosse sufficiente ad avvicinare il mondo viola alla svolta. “La chiave per la svolta è vicina” è stato detto, figurarsi fosse stata lontana. In campo si vede un gruppo dove si discute per un rigore, dove il fastidio per una sostituzione vien prima del resto, e nel quale per oltre un’ora di gioco non c’è un minimo barlume di voglia di sostenere il compagno.
Quale consapevolezza?
Vanoli intanto dice "stop" agli alibi, già, ma qui sono tre mesi che nonostante tanti buoni intendimenti i risultati sono sempre gli stessi. E lo stesso si potrebbe eccepire a Goretti, che oltre ad aprire uno squarcio sulla gestione dei rigori che chiamerebbe in causa anche i dirigenti come lui, racconta come ancora la Fiorentina non sia squadra a una manciata di gare dalla fine del girone di ritorno. Se è questo lo stato delle cose, cos'è stato fatto da fine agosto in poi quando i problemi si sono palesati? E' proprio sicuro il ds che ci sia la reale consapevolezza di dove sta finendo la Fiorentina?
Commissariate la Fiorentina
L’aspetto più preoccupante è del resto che pure la società viola non sembra in grado di porre rimedio a questa caduta libera, e ammettere le colpe a fine gara (sempre che al netto di Goretti qualcun altro lo faccia) non cambia le cose. Ecco, proprio il ds in sala stampa ha parlato (nuovamente) di scelte drastiche, verrebbe da rispondere che ci sarebbe di che consigliare. Perché mai come ora chi può salvi la Fiorentina, servirebbe una sorta di commissariamento del club perché la retrocessione – quella sì – si avvicina partita dopo partita, e perché non sarà con le parole che si potrà evitarla. Servirebbero cambiamenti, in campo e nella gestione quotidiana, figure di maggior esperienza e dalle spalle più ampie di chi in questo momento non riesce a frenare la discesa negli abissi della Serie A pur raccontando tutt'altre favole. D’altronde ormai da tempo quando servono i fatti in casa viola non c’è nessuno che risponda presente, tantomeno un presidente che non dice (e non fa) più nulla.
Una partita di cui è difficile parlare
L’entità del k.o. è dimostrata dall’impossibilità di parlare della partita di ieri, un match nel quale il rigore avrebbe dovuto favorire la rinascita piuttosto che il rifiorire di paure e atteggiamenti sbagliati e stesso discorso vale per il secondo tempo in cui l’occasione del gol annullato di Volpato ha solo ritardato il gol finale di Kone. Se l’errore di De Gea poteva sembrare un intoppo di percorso da superare, tutto il resto della gara ha confermato quanto di peggio sappia mettere in campo questa Fiorentina. Un mix di errori e reparti tra loro slegati che consente a chiunque, al momento, di abbattere gli avversari con i primi colpi, e senza nemmeno spingere troppo sull’acceleratore. Una resa continua, fatta di chiacchiere smentite da ogni partita, non ultime quelle riferite da Kean con una sicurezza davanti ai microfoni per niente ravvisata ieri in campo, alla quale sarebbe il caso qualcuno ponesse un freno, sempre che nella proprietà ci si accorga che andando avanti così c'è da farsi malissimo






