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Basta simulazioni, ma è un appello senza armi: perché la Prova Tv non è la soluzioneTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 13:22Serie A
di Ivan Cardia

Basta simulazioni, ma è un appello senza armi: perché la Prova Tv non è la soluzione

Galeotto fu il leggerissimo tocco di Fabiano Parisi su Santi Gimenez. Un rigorino, arrivato con l’ausilio del Var: fosse stato giudicato, in un senso o nell’altro, solo dall’arbitro di campo di Milan-Fiorentina, la questione si sarebbe chiusa lì. Invece, apriti cielo: l’inopportuno intervento da Lissone ha portato a polemiche e alla chiara presa di posizione dell’AIA: “Gimenez accentua molto la caduta e in questa stagione abbiamo visto molti calciatori che fingono di aver subito colpi violenti - ha detto durante Open Var Andrea De Marco, responsabile per le relazioni tra gli arbitri e la Serie A -. La Can sta studiando come punire situazioni di questo tipo”. Spunta il ritorno della prova Tv. Che in verità non è mai andata in pensione: secondo La Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera, tra le idee vi sarebbe proprio quella di rispolverare uno strumento antesignano del VAR per intervenire sulle simulazioni. Uno scenario, a oggi, decisamente complicato, per diverse ragioni. Intanto, la prova Tv non è mai stata abolita: è prevista e viene regolarmente impiegata, per esempio, per punire eventuali espressioni blasfeme. Sulle situazioni di campo, è finita in cantina per un motivo: con l’arrivo della nuova tecnologia, le immagini sono viste e riviste in diretta, e da più persone. Tre, se si aggiunge l’arbitro a Var e Avar in caso di revisione al monitor in campo. Rivederle in un momento successivo, peraltro da parte di un soggetto esterno all’AIA - la competenza è del giudice sportivo - non avrebbe molto senso dal punto di vista logico. E delegittimerebbe del tutto la squadra arbitrale. Senza considerare il rischio cortocircuito. Il casus belli di Milan-Fiorentina è, sotto certi aspetti, l’esempio perfetto del perché la prova Tv non risolverebbe assolutamente nulla. Intanto, regolamento alla mano, quella di Gimenez non è una simulazione e infatti per questo l’errore di Marinelli e Abisso non è stato giudicato grave dall’AIA: il tocco di Parisi c’è, è la reazione del messicano a essere eccessiva. Se anche lo fosse, però, l’eventuale intervento successivo della prova Tv andrebbe a incidere su un episodio già analizzato da arbitro e Var e (come in questo caso) decisivo per il risultato finale. In passato, alcuni calciatori sono stati puniti per aver ingannato l’arbitro portandolo a concedere un calcio di rigore: ci torniamo nel prossimo paragrafo, ma alcuni casi celebri riguardarono Ivica Iliev in Messina-Ascoli (tre turni di stop) e Adriano in Inter-Roma (due). All’epoca, però, il presupposto era (e le norme che prendono la prova Tv non sono certo cambiate) che l’episodio fosse sfuggito all’arbitro. Reintroducendola per correggere un’errata valutazione, si dovrebbe parlare di errore tecnico, per di più decisivo. Con tutto quello che questo potrebbe comportare. A proposito: la prova Tv non porta certo a eliminare le polemiche. Anzi: non ne mancarono quando, nel 2017, fu usata per la prima volta per sanzionare un giocatore (Kevin Strootman della Roma) per una simulazione - arrivata peraltro dopo un parapiglia originato dallo stesso olandese rovesciando una bottiglietta d’acqua sul laziale Cataldi - che aveva portato all’espulsione dell’avversario e non al rigore. Fino ad allora la tecnologia, introdotta per contrastare le simulazioni dal 2005, era stata usata solo per i rigori concessi ingannando l’arbitro. Proprio per questo, le sanzioni erano particolarmente elevate: non certo il giallo “classico” per simulazione, ma più turni di squalifica per comportamento antisportivo. Si torna però al punto di partenza: escludendo l’ipotesi di una simulazione che non abbia ingannato l’arbitro, oggi la prova Tv dovrebbe intervenire su casi (rigore o espulsione dell’avversario) già giudicati da arbitro e Var. Dall’AIA un appello senza armi. È per questo che, in verità, il richiamo dell’assoarbitri sempre più un tentativo di sensibilizzare chi va in campo: l’anno scorso il problema erano le troppe proteste degli allenatori, quest’anno i fischietti stanno registrando ben poca collaborazione da parte dei calciatori. Dall’associazione di categoria, però, al momento non è stata avanzata alcuna richiesta formale per rispolverare la prova Tv, anche perché da un lato sarebbe un’invasione di campo e dall’altro una bandiera bianca ammainata sulla propria capacità di gestire i comportamenti dei giocatori. E anche nei corridoi di Figc e Serie A, al momento, viene considerata più chiacchiera che altro: un’idea, al massimo, ma senza alcuno studio di fattibilità alle spalle. Resta la questione di fondo: ingannare l’arbitro va contro le regole del gioco tanto quanto entrare a gamba tesa. E nulla vieta che da domani i direttori di gara, per non rischiare di abboccare, decidano di ignorare a prescindere eventuali reazioni platealmente eccessive da parte di chi è stato appena accarezzato.