L’Inter allo stesso livello delle Big europee, nell’anno più difficile per confermarlo
Premessa: l’Inter vista col Parma è stata convincente e straripante, pur senza mettere il piede sull’acceleratore, ma non è da questa partita che si evince la statura del club, che da comunque a tutti la netta sensazione di potersela giocare su ogni fronte, senza avere complessi di inferiorità con nessuno
Nel 2016 era difficile immaginare che l’Inter potesse raggiungere un livello tanto alto nel giro di pochi anni, con un debito enorme e due cambi di presidenza.
La convinzione nasceva da uno status quo che dai primi anni del 2000 aveva spostato gli equilibri con l’ingresso di oligarchi, ricchi petrolieri arabi, manager spregiudicati, fondi di investimento e altre figure che avrebbero cambiato (in peggio) il calcio.
Il Chelsea prima ma soprattutto il Manchester City e il PSG poi, più il consolidamento di club dalla storia gloriosa come Liverpool, Real e Bayern, hanno polarizzato i rapporti di forza ed aumentato il divario.
Ogni tanto qualcuno come l’Atletico, il Borussia Dortmund, la Juventus, il Tottenham e alla fine l’Inter sono riuscite a trovare spazio, raggiungendo la finale di Champions, pur senza vincerla.
L’Inter però ha fatto un ulteriore passo verso questo di tipo di grandezza, mantenendo la stessa struttura e migliorando le scelte dalla panchina.
La cifra tecnica della squadra è salita di pari passo con la consapevolezza, accelerata dalla finale di Champions, dalle conquiste della Coppe Italia, Supercoppa Italiana e dall’ultimo scudetto.
In ogni stagione ci sono giocatori più avanti e altri indietro. Quest’anno Lautaro ha qualcosa in meno e Acerbi per ora non c’è mai, per i troppi acciacchi. Il resto della squadra però viaggia alla stessa velocità e in Europa si è formata la convinzione che non ci siano club superiori. Il Liverpool forse in questo momento è l’unica squadra ad aver impressionato di più, grazie ad una marcia trionfale in Premier e in Champions.
L’Inter ha un passo da vertice costante, nonostante alcune scivolate sconcertanti, come quelle nel derby e la brutta partita col Monza.
Il fatto è che quest’anno c’è un livello di difficoltà superiore e sembra aver colpito quasi tutti i grandi club.
Il Real Madrid e il Barcellona hanno perso due delle ultime cinque partite nella Liga, il City è in una crisi senza fine, con Guardiola nervosissimo, il PSG è primo nella Ligue 1 ma addirittura 24esimo in Champions.
Il Bayern su cinque partite di Champions ne ha perse due e tutto questo da la sensazione che, pur restando i rapporti di forza ci sia una maggior precarietà, una vulnerabilità che arriva da questioni interne ma anche da un numero di impegni esagerato, nel quale si perde attrito con l’importanza della singola partita, della competizione in sa. Facile immaginare che dai play off e gli ottavi quel divario verrà ristabilito.
In tutto questo l’Inter non sembra avere meno chance di Bayern, Real, Barcellona Liverpool e tutte le altre.
Da una parte inorgoglisce ma dall’altra, in un’eliminazione diretta ci si accorge come basti una sola partita sbagliata per rovinare tutto. Il tema non è però avere la stessa possibilità che hanno le big europee, ma che l’Inter oggi abbia quasi tutto quello che serve per essere considerata allo stesso livello di chi sembrava inarrivabile.
In Italia invece la questione è diversa. E’ esplosa definitivamente l’Atalanta, che dopo anni ai vertici del calcio italiano, pur senza vincere, ha trovato il consolidamento con l’Europa League e oggi ha la differenza fondamentale di avere una panchina degna di una grande squadra. Non ci saranno perciò come in altri anni, gli stessi passaggi a vuoto dovuti alla stanchezza e oggi è una delle più serie candidate allo scudetto.
Il Napoli invece ha un vantaggio enorme nella corsa scudetto, che prescinde dalla forza di Inter e i bergamaschi. La squadra di Conte è a 23 partite dalla fine della stagione.
Alle sue rivali ne mancano almeno 37, tra Campionato, più recupero con la Fiorentina, Coppa Italia e Supercoppa. Senza contare gli impegni con le Nazionali.
Questo significa che il coefficiente di difficoltà è infinitamente più alto, in un calcio che quest’anno non premia necessariamente i più forti ma i più integri e in condizione.
Ecco perché Inzaghi questa stagione è meno arrembante, l’Inter attacca ma con più parsimonia. Porta a casa le partite senza andare a tavoletta, sapendo di sottoporsi a dei rischi ma contando anche sul fatto che questo la metta al riparo da cali vertiginosi.
Auspicando che questa sia la strategia giusta.