
Contano di più i risultati o il percorso? Dall'esaltazione alla gogna in sette giorni: l'Inter di Inzaghi non merita la narrazione di una stagione fallimentare
“Quella dell’Inter sarà una stagione di merda anche con la vittoria della Champions League”. Partiamo volutamente da parole dettate da un livore le cui origini non sono molto chiare, e che evidentemente lasciano il tempo che trovano, per raccontare il mondo dell’Inter che si è capovolto in una settimana. Cronache da Barcellona: i nerazzurri vi arrivano dopo tre sconfitte consecutive e sembrano all’improvviso l’armata Brancaleone, nei racconti dall’Italia. I colleghi spagnoli ci guardano come alieni: ma come, non si sta parlando di una delle quattro semifinaliste di Champions? Di una squadra che due settimane fa ha estromesso il Bayern Monaco? Della miglior difesa - numeri, non opinioni, alla mano - d’Europa?
Sì, si sta parlando di tutto questo. Ed ecco perché l’entusiasmo di Lautaro e compagni, che dopo l’ispezione del campo di Montjuic - uno stadio affascinante, ma nato antico e invecchiato peggio, da cui raccontare la partita sarà complicato - rientrano nella pancia dell’impianto cantando e gridando. È il rovescio della medaglia, è Simone Inzaghi che, a chi gli chiede se questo sia il momento più difficile da allenatore dell’Inter, ricorda: “Ma siamo in semifinale di Champions”.
Cosa conta di più, il percorso o i risultati? È una domanda mal posta, perché i secondi dipendono dal parametro. Nelle aziende, e i club calcistici come l’Inter lo sono ormai a tutti gli effetti, non si discute di trofei, ma di KPI. Di obiettivi che ci si fissa. Cosa è stato chiesto a Inzaghi quando Conte - che oggi a Napoli parla di miracolo e lo sta pure facendo, per carità, ma nel 2021 è scappato da Milano convinto non si potesse fare nulla negli anni a venire - ha mollato la barca? Che mercato gli è stato fatto nel corso degli anni? Cosa gli è stato chiesto in relazione a questo mercato? Sono domande altrettanto valide, perché i risultati contano, sì, ma bisogna anche mettersi d’accordo su cosa si intenda. Ed esserci, in semifinale di Champions, è già un risultato. Che quest’Inter debba vincere tutto, è pura utopia. Che la dirigenza lo abbia chiesto, è un abbaglio su cui magari in futuro si tornerà.
Il mondo, capovolto in una setimana, può tornare dritto in 180 minuti. In campionato è difficile, non serve neanche un’impresa: dipende tutto dal Napoli, e questo è un problema enorme perché Conte, quando c’è da mettere i paraocchi ai suoi cavalli e farli galoppare, è oggettivamente il migliore in circolazione. In Europa, però, bastano 180 minuti da vera Inter. È una frase fatta che Inzaghi dice spesso, ma non è mai stata vera come in quest’occasione.







