
Interbarcellonaquattroatré. Seconda finale di Champions in tre anni: altro che fallimento, comunque vada sarà un successo
Ci sono partite che fanno la storia, Inter-Barcellona 4-3 è tra queste. Da leggere tutta d’un fiato, tutta attaccata, come Italia-Germania 4-3 del ’70, ovviamente in questo caso solo a tinte nerazzurre. Ci sono partite che fondano un’era, e quella di Simone Inzaghi è una grande Inter. Per la G maiuscola manca quella coppetta dalle grandi orecchie, che si giocherà a Monaco di Baviera contro una fra Arsenal e PSG. Azzardiamo: l’Inter ci arriva da favorita, dopo una fase campionato così, dopo una partita così.
Seconda finale di Champions in tre anni, ma con una differenza enorme. Quest’anno nessuno tirerà fuori l’ironia sulla coppa dei campioni che sembra la Coppa Italia o di Portogallo. L’Inter ha chiuso al quarto posto dopo aver affrontato, tra le altre, il Manchester City e lo stesso Arsenal. Ha superato il Bayern Monaco e il Barcellona, campioni di Germania e forse di Spagna tra pochi giorni. È un percorso molto diverso da quello del 2023, è un percorso vissuto con una maturità, oltre a degli avversari, che legittima le aspettative di un altro epilogo.
Comunque vada sarà un successo. Altro che il fallimento vaticinato da qualcuno, che forse a questo punto non meriterebbe neanche di essere preso in considerazione. L’Inter non ha il budget per arrivare in finale di Champions. Non ne ha l’obbligo. In semifinale sono stati decisivi un giocatore che non avrebbe potuto essere in campo per un infortunio, un centrale preso a due lire, uno che a gennaio voleva andare via. L’Inter è come il calabrone: non dovrebbe volare così in alto. Eppure lo fa. E per una buona santa volta sarà pure l’occasione di chiudere discorsi e dubbi, di dire che i meriti (enormi) sono soprattutto di Simone Inzaghi.







