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L’anima ambigua dell’affare LookmanTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Lapo De Carlo
per Linterista.it

L’anima ambigua dell’affare Lookman

Non ho la più pallida idea di come finirà la vicenda Lookman.
C’è però un rumore ipocrita e tutt’altro che oggettivo nel fondo di questa storia. Il calcio, si sa, tende a prendersi molto sul serio, in tutte le sue componenti, tifosi compresi.
Questo implica che non si riesca ad esprimere un concetto sulla questione senza partire da personali preconcetti e, come nel caso di alcuni pareri ascoltati, da una palese antipatia verso il mondo Inter. E’ una delle cose che rende maledettamente scontato il giudizio su questioni affrontate sempre parzialmente o faziosamente invece che laicamente.
Vale la pena scomporre la querelle per provare a capire alcuni punti tutt’altro che trasparenti/chiari.
Partiamo dal presupposto che venti giorni non sono un’eternità. Ci sono affari conclusi o meno, che sono durati mesi. Il corto circuito mediatico, zeppo di aggiornamenti spesso ridondanti, ha dato la percezione di una “telenovela” infinita. Ma stiamo parlando di tre settimane.

Il 16 luglio il Corriere dello sport ha annunciato in prima pagina che l’Inter puntava Lookman e che la cifra era di 50 milioni. Da quel momento la macchina si è messa in moto.
La notizia svelava che gli agenti dell’anglo nigeriano avevano rivelato ai vertici nerazzurri che ci fosse una promessa di liberare il giocatore per una cifra non inferiore ai 40 milioni.
Successivamente veniva venduta l’indiscrezione che in realtà erano 40 per l’estero e 50 per l’Inter/Italia. Una sorta di dazio per le squadre potenzialmente rivali dei bergamaschi.
Tra conferme e nessuna smentita l’Atalanta ha atteso un’offerta ufficiale che l’Inter ha effettivamente fatto. Percassi ha gentilmente respinto e così Marotta si è ripresentato a fine luglio con una proposta rialzata di 43 milioni +2 di bonus.
Qualche giorno di riflessione e Percassi ha di nuovo rifiutato, aggiungendo: «L’anno scorso Lookman ci aveva chiesto di partire. L’Atalanta gli aveva dato garanzie che sarebbe stato accontentato quest’estate, ma a condizioni chiare e precise: una grande squadra europea fuori dall’Italia e, soprattutto, mai una rivale diretta. Un accordo che lui stesso aveva sottoscritto».
Lookman, di contro, ha fatto un post nel quale, tra le varie cose ha scritto: “il club è stato chiaro con me: se un’offerta congrua fosse arrivata, mi avrebbero permesso di andare. Ora, nonostante sia stata presentata una proposta in linea con quello che è stato discusso, la società sta bloccando l’opportunità per motivi che non riesco a capire”.
La questione dunque sta tutta qui. L’amministratore delegato dell’Atalanta sostiene di aver strappato la promessa di una cessione solo all’estero, mentre Lookman e i suoi agenti sostengono che questa discriminante non ci sia mai stata. Non c’è alcuna traccia scritta di questo accordo e dunque siamo nella terra di nessuno.

Perciò sorgono parecchie domande senza risposta alla situazione: se questo principio di indisponibilità alla cessione in Italia è sempre stato valido, perché in entrambi i casi Percassi ha atteso qualche giorno per rifiutare l’offerta?
Se non c’è mai stata alcuna intenzione di cederlo all’Inter bastava fare una comunicazione dal primo giorno, nella quale Percassi diceva chiaramente: in Italia è ufficialmente incedibile.
Se, come è stato rivelato, non esiste alcuna cifra per cedere il giocatore perché Marotta, dopo aver parlato con Percassi ha rialzato la cifra intorno ai 45 milioni? Mica avranno parlato di dove vanno in vacanza.
Abbiamo letto dichiarazioni spazientite nelle quali si attribuiva all’Inter la “colpa” di aver fissato il prezzo a 40 milioni, sottintendendo che la società peccava di arroganza.
Il prezzo non ha mai fissato l’Inter ma era frutto della rivelazione fatta dagli agenti e di indiscrezioni che gli stessi organi di stampa avevano rilanciato, convinti tutti che fosse la cifra dettata dalla società bergamasca
.
Perciò come si spiegano certe opinioni insolentite verso l’Inter? E perché mai si è sparsa la voce che l’Atalanta fosse indispettita dall’offerta di Marotta? Esattamente che colpa si attribuiva al club?
L’anno scorso l’Atalanta aveva fatto la stessa questione con Koopmeiners alla Juve. Parliamo di un giocatore virtualmente importante. Fa specie immaginare che alla Juve era complicato ma trattabile mentre Lookman è proibito anche solo avvicinarlo, a fronte di un patto che smentisce lo stesso diretto interessato.
In ultimo: quando l’Inter si è trovata a fronteggiare la possibile rottura con Calhanoglu, si sono tutti precipitati a ritenere sciocco trattenere un giocatore che voleva andare via. (La stessa società ha sempre espresso la linea di non volere in rosa giocatori demotivati).
Anzi, si parlava di un Inter che doveva lasciar partire gli scontenti (al plurale), senza far riferimento a scadenze di contratto ancora lunghe, atteggiamenti scorretti dei giocatori verso la società. Niente.
Oggi invece non leggiamo commenti sulla scelta pericolosa dell’Atalanta di bloccare Lookman, si moraleggia sul giocatore, sul ruolo degli agenti, sulla vergogna perché “i contratti si rispettano” e si chiosa persino che “l’Inter ne esce male”.
Il calcio delle parole perde sempre, la sua scontatezza sta proprio nelle prevedibili acrimonie, nelle valutazioni insincere, anche da parte di chi dovrebbe essere terzo in ogni vicenda.