Inter, ti serve una grande scossa: una vittoria agrodolce non basta
Quattro partite, dodici punti, terzo posto nel girone unico di Champions (stessi punti di Bayern Monaco e Arsenal rispettivamente prima e seconda) e la sensazione - agrodolce - di un’Inter che vince ma non convince. Il 2-1 contro il Kairat Almaty vale la quarta vittoria consecutiva in Europa, chiudendo nel migliore dei modi la prima parte più abbordabile del cammino europeo. Ma il successo del Meazza, più che un’esplosione di calcio spettacolare, è stato un esercizio di mestiere. Poca qualità, poche idee. L’avversario kazako, che non aveva nulla da perdere, ha tenuto botta fino all’ultimo minuto, costringendo i nerazzurri a una serata più faticosa del previsto.
Cristian Chivu si prende i tre punti ma anche qualche riflessione. La sua squadra ha controllato, senza però mai dare l’impressione di poter chiudere la gara con autorità. È mancata intensità, è mancata fame. E per un gruppo costruito per competere ai massimi livelli, questa è una lacuna che alla lunga può pesare.
Una delle ombre della serata è quella di Davide Frattesi. Tornato titolare dopo le panchine in campionato che hanno separato la sua presenza dal 1' nella sfida all'Union Saint Gilloise, il centrocampista azzurro non ha saputo cogliere l’occasione. La sua prova è stata sottotono, povera di ritmo e di coraggio. Frattesi non è riuscito a dare il cambio di passo che invece è capace di dare. Povero di intuizioni in fase offensiva (solitamente tra le sue specialità), ha raccolto diverse occasioni ghiotte che ha sprecato malamente. Così come qualche suo compagno. Serve di più. Serve convinzione, personalità, cattiveria in ogni zona del campo.
Il copione visto contro il Kairat ricorda da vicino quello di domenica scorsa a Verona. Partita sulla carta semplice, ma complicata sul campo, contro un avversario che ha messo tutto in intensità e orgoglio. L’Inter l’ha spuntata grazie a una superiorità tecnica inevitabile, ma senza quella cattiveria agonistica che trasforma le vittorie ordinarie in segnali di forza. Come ha ammesso lo stesso Dimarco nel post partita ai microfoni di Prime Video: "Non esistono partite facili. Abbiamo probabilmente sottovalutato un po’ la gara e commesso troppe scelte sbagliate, ma alla fine contava vincere e portare a casa la quarta vittoria consecutiva in Champions. Su questo non possiamo che essere contenti, anche se sappiamo che possiamo migliorare ancora tanto". Sì perché la sfida è stata sottovalutata da tanti ieri, e questo è un errore grave che l'Inter non può permettersi di fare. Errore peraltro già visto e rivisto dai nerazzurri.
È proprio qui che Chivu dovrà lavorare, sulla fame e sulla mentalità. Perché i tre punti sono importanti, ma il modo in cui arrivano lo è ancora di più. Ora all’orizzonte c’è la Lazio a San Siro, sfida complicata e decisiva per dare continuità. Poi, dopo la sosta, arriverà il derby, la partita che vale molto. Due sfide che diranno tanto su che tipo di Inter sta nascendo.
Per affrontarle servirà una ricarica completa nelle gambe e nella testa. Perché vincere senza convinzione può bastare per un po’, ma per restare grandi serve fame. Fame vera.






