Un difetto ancora irrisolto e l’impossibilità di scegliere
Dentro una vittoria come quella con il Genoa è racchiusa l’anima di una squadra forte e vulnerabile, straripante eppure fragile nelle letture di gioco.
In questo campionato tanto equilibrato l’Inter è tornata prima, ma non è una fuga e il calendario suggerisce che possano esserci anche altri sorpassi e contro sorpassi. Dopo la parentesi della Supercoppa, che va gestita distribuendo le forze impiegando giocatori meno impiegati come Diouf, Martinez, Frattesi, De Vrij e Bonny, arriveranno Atalanta e Bologna.
La squadra di Chivu ha il potenziale per vincere ogni partita e contro qualunque avversario, ma anche un lato oscuro che le impedisce di conservare in tutta serenità partite apparecchiate e gestite perfettamente come quelle col Genoa.
Fin dal primo minuto l’Inter ha aggredito la gara e ha trovato un gol con Bisseck che ha capitalizzato gestendo i ritmi e il possesso, fino a trovare il meritato raddoppio.
Nella ripresa le cose non sono cambiate, tranne il fatto di non aver insistito troppo sul pressing. Pur abbassando la linea nella propria trequarti non vi è stato alcun imbarazzo e sembrava più facile arrivasse il terzo gol. Improvvisamente un lancio per Vitinha ha trovato completamente impreparata la difesa che, fino a quel momento, con Akanji, Bastoni e Bisseck aveva fornito una prestazione magistrale.
Non si tratta dunque di una situazione nata da una partita scarsa e un rendimento deludente ma da una disattenzione del tutto incongrua con il livello mantenuto per tutto il match.
E’ una parte che questa squadra si porta appresso fin dai tempi di Conte ed esplosa soprattutto nella scorsa stagione.
Ho scritto in più di un’occasione che l’Inter, a meno di qualcosa di clamoroso, non può risolvere il problema questa stagione perché le manca un Konè, un mediano fisico di spessore, un centrale difensivo di ruolo e un portiere ad alto livello e prego in futuro sia davvero Vicario, portiere che anche al Tottenham si sta segnalando come uno dei pochi punti fermi di una squadra interessante ma dall’andamento balordo.
Per fortuna alcuni fatti hanno dimostrato che niente è scolpito nella pietra e molte delle conclusioni più nefaste maturate questa estate sono state smentite dai fatti.
Ad esempio sembrava che Calhanoglu e Sucic non potessero convivere insieme o che Pio Esposito fosse il sostituto naturale di Lautaro e Bonny quello di Thuram e invece Chivu ha dimostrato che non è così.
L’unico punto apparentemente irrisolvibile resta proprio quello di una gestione difettosa del risultato. Una peculiarità che oggi appartiene a poche squadre in Europa.
Sento, a questo proposito, tanti tifosi che chiedono espressamente di puntare ad un solo obbiettivo per non fare la fine della scorsa stagione. Chiunque abbia giocato ad alto livello giura che è impossibile uscire da una competizione scientemente. Al massimo si prepara una gara con meno attenzione e aspetta di vedere se tanto basta. Ormai l’Inter deve fare la Supercoppa, giocare il quarto di Coppa Italia ed è sempre più probabile che debba disputare i play off di Champions, a meno che non si batta l’Arsenal e il Borussia Dortmund. Già questo sottrarrà tante energie e porterà ad altri risultati inaspettati.
L’elemento rassicurante riguarda il fatto che anche le rivali dell’Inter in Campionato hanno lo stesso problema, con l’eccezione del Milan.
Al club si può solo chiedere di dare una mano a Chivu con un colpo ben assestato, perché nel mercato di gennaio, a volte, sono stati fatti acquisti che hanno indirizzato il Campionato.






