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L’Inter rinuncia al domani per restare competitiva oggi. E il caso Zaniolo alla fine insegna poco
Rinunciare a qualche euro di incasso pur di non perdere il controllo sui propri giovani di. Soprattutto su quelli di maggior talento, e quindi con maggiore appeal sul mercato. Poche settimane fa, era questo il mantra di casa Inter. Totalmente smentito dalle successive decisioni prese in viale della Liberazione su due giocatori di quel tipo e di quell’età, cioè Andrea Pinamonti e Cesare Casadei. Il primo già partito, il secondo in procinto di imbarcarsi direzione Stamford Bridge.
Quaranta milioni di euro, nessuna ricompra. Grossomodo, è questo l’importo che arriverà nelle casse nerazzurre dalla doppia cessione. Ossigeno puro per delle casse in difficoltà, e su questo torneremo a breve. In entrambi i casi, Marotta e Ausilio hanno rinunciato a una clausola che, seguendo il ragionamento iniziale, sarebbe stata indiscutibile, ovvero la ricompra in un momento successivo. Coi neroverdi pare esservi un gentlemen’s agreement, una stretta di mano: al di là degli ottimi rapporti tra i due club, nulla che tuteli davvero l’Inter in ottica futura. Col Chelsea, neanche quello, ché la prospettiva di Casadei è solo la Premier League, poi chissà.
Difendere il presente anche rinunciando al futuro. È questa la scommessa che, a torto o ragione si vedrà, sta facendo l’Inter. Delle necessità economiche dei nerazzurri si è scritto più volte: con qualche approssimazione, serve un attivo di 60 milioni da realizzare entro il 30 giugno 2023. Queste due cessioni avvicinano il traguardo e nel frattempo allontanano qualche spauracchio, cioè un possibile addio eccellente in questa sessione di mercato. Qualcuno ha detto Skriniar? Ecco, per esempio lui. Anche se, va detto, fino all’1 settembre la spada di Damocle di una potenziale offerta irrinunciabile pende sulla testa dello slovacco, così come di Dumfries. Certo, più avanti nel tempo dovesse succedere, più attriti creerebbe - specie con Inzaghi - ma le condizioni e le necessità di cui sopra sono abbastanza chiare, nella testa di Zhang e nelle casse dell’Inter. Per ora, il dato di fatto resta chiaro: piuttosto che lavorare a cessioni più complicate, per esempio Dzeko, l’Inter ha preferito salutare Pinamonti. E con lui anche Casadei, giovane che sembra strapagato a qualcuno e regalato a qualcun altro, per una semplice ragione: a quell’età, un prezzo vero è impossibile da definire. E di solito i grandi club non cedono così i propri giovani talenti.
Il caso Zaniolo non insegna niente? A proposito di mantra, quando ai piani alti nerazzurri si discuteva di ricompre e giovani da tenere sotto il proprio controllo in futuro, l’esempio chiaro era quanto successo con Nicolò Zaniolo. Ceduto troppo presto, a troppo poco, diventato troppo presto un rimpianto. Ecco, il precedente si direbbe aver insegnato ben poco. Con tutte le differenze del caso, che è opportuno specificare: il romanista fu ceduto a un prezzo ben inferiore rispetto a Pinamonti e Casadei. Rispetto al centravanti, aveva anche molta meno esperienza tra i grandi. Quanto al giovane Cesare, cambiano fondamentalmente le condizioni economiche. Non è proprio la stessa cosa, ma non è neanche così diversa. A oggi, l’Inter non vedeva né nell’uno né nell’altro giocatori pronti a entrare nelle rotazioni di Inzaghi, che peraltro a questo punto si aspetta almeno un difensore in cambio. Era così anche per Zaniolo, più o meno.
Quaranta milioni di euro, nessuna ricompra. Grossomodo, è questo l’importo che arriverà nelle casse nerazzurre dalla doppia cessione. Ossigeno puro per delle casse in difficoltà, e su questo torneremo a breve. In entrambi i casi, Marotta e Ausilio hanno rinunciato a una clausola che, seguendo il ragionamento iniziale, sarebbe stata indiscutibile, ovvero la ricompra in un momento successivo. Coi neroverdi pare esservi un gentlemen’s agreement, una stretta di mano: al di là degli ottimi rapporti tra i due club, nulla che tuteli davvero l’Inter in ottica futura. Col Chelsea, neanche quello, ché la prospettiva di Casadei è solo la Premier League, poi chissà.
Difendere il presente anche rinunciando al futuro. È questa la scommessa che, a torto o ragione si vedrà, sta facendo l’Inter. Delle necessità economiche dei nerazzurri si è scritto più volte: con qualche approssimazione, serve un attivo di 60 milioni da realizzare entro il 30 giugno 2023. Queste due cessioni avvicinano il traguardo e nel frattempo allontanano qualche spauracchio, cioè un possibile addio eccellente in questa sessione di mercato. Qualcuno ha detto Skriniar? Ecco, per esempio lui. Anche se, va detto, fino all’1 settembre la spada di Damocle di una potenziale offerta irrinunciabile pende sulla testa dello slovacco, così come di Dumfries. Certo, più avanti nel tempo dovesse succedere, più attriti creerebbe - specie con Inzaghi - ma le condizioni e le necessità di cui sopra sono abbastanza chiare, nella testa di Zhang e nelle casse dell’Inter. Per ora, il dato di fatto resta chiaro: piuttosto che lavorare a cessioni più complicate, per esempio Dzeko, l’Inter ha preferito salutare Pinamonti. E con lui anche Casadei, giovane che sembra strapagato a qualcuno e regalato a qualcun altro, per una semplice ragione: a quell’età, un prezzo vero è impossibile da definire. E di solito i grandi club non cedono così i propri giovani talenti.
Il caso Zaniolo non insegna niente? A proposito di mantra, quando ai piani alti nerazzurri si discuteva di ricompre e giovani da tenere sotto il proprio controllo in futuro, l’esempio chiaro era quanto successo con Nicolò Zaniolo. Ceduto troppo presto, a troppo poco, diventato troppo presto un rimpianto. Ecco, il precedente si direbbe aver insegnato ben poco. Con tutte le differenze del caso, che è opportuno specificare: il romanista fu ceduto a un prezzo ben inferiore rispetto a Pinamonti e Casadei. Rispetto al centravanti, aveva anche molta meno esperienza tra i grandi. Quanto al giovane Cesare, cambiano fondamentalmente le condizioni economiche. Non è proprio la stessa cosa, ma non è neanche così diversa. A oggi, l’Inter non vedeva né nell’uno né nell’altro giocatori pronti a entrare nelle rotazioni di Inzaghi, che peraltro a questo punto si aspetta almeno un difensore in cambio. Era così anche per Zaniolo, più o meno.
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