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Anche l'Inter ha la sua Istanbul, Inzaghi tradito dalle stelle. Adesso? No al processoTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
domenica 11 giugno 2023, 00:10Serie A
di Ivan Cardia

Anche l'Inter ha la sua Istanbul, Inzaghi tradito dalle stelle. Adesso? No al processo

Dici Ataturk e Milano impallidisce. Lo stadio di Istanbul, non brutto ma di certo neanche bello, si conferma un incubo per le squadre meneghine e per l'Italia in generale. Diciassette anni dopo la finale di Champions League più clamorosa della storia, la rimonta del Liverpool ai danni del Milan, anche l'Inter ha la sua Istanbul. Meno amara? No. Perché è vero che una finale come quella è tutta un'altra storia, ma arrivati a tanto così dal sogno i giocatori nerazzurri avevano iniziato ad assaporarlo davvero.

Se le stelle tradiscono. Quelle di Simone Inzaghi, lì in mezzo agli astri, sembravano persino sorridere. Quando De Bruyne, come due anni fa, è andato ko, tanti hanno pensato a tutte quelle coincidenze astrali che volevano l'Inter regina d'Europa. In campo, ci ha pensato Lautaro, alla peggiore delle sue 57 gare su 57. Ci ha pensato Hakan Çalhanoğlu, acclamato da Istanbul come un eroe nazionale e costretto a vedere Gundogan, turco d'origine come lui ma tedesco di scelte, alzare il trofeo. Ci ha pensato Romelu Lukaku, con un errore clamoroso sotto porta. Il gap coi giganti di Guardiola era annullato, ma quella palla non doveva entrare. E non è entrata.


Ma il processo? Anche no. Conclusa la partita, tornano le care vecchie critiche all'allenatore nerazzurro. Che ha preferito Dzeko a Lukaku, che ha buttato in campo D'Ambrosio a cinque dalla fine, che è sempre il colpevole a prescindere da quello che succede. Ecco, anche no. Perché l'Inter ha giocato quasi alla pari col Manchester City, senza avere le stesse armi. Non sono rimasti seduti fuoriclasse mondiali, nella rosa nerazzurra. Uomini, come li chiama il tecnico, forse sì. Ottimi giocatori, pure. Ma la vittoria dell'Inter sarebbe stata la Champions del miracolo. Quella del City è la normalità. Che non sia stata così probabile per quasi 70 minuti è merito di Inzaghi. A tratti ha persino incartato Guardiola: altro che processo.