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Inter, Bastoni: "Conte mi ha cambiato la carriera. La Champions del 23? Malissimo"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 22:15Serie A
di Luca Bargellini

Inter, Bastoni: "Conte mi ha cambiato la carriera. La Champions del 23? Malissimo"

Nella lunga intervista concessa nel corso dell'ultima puntata del podcast 'Passa dal BSMT' condotto da Gianluca Gazzoli, il difensore dell'Inter, Alessandro Bastoni ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla sua avventura in nerazzurro (trascrizione di FcInterNews):

Quando hai saputo che saresti andato all’Inter?
Io l'ho saputo l'anno prima di andare in prestito a Parma. In un autogrill, mi sono incontrato con il mio procuratore, che mi ha detto: "Ascolta, cosa vuoi fare? Vuoi andare all'Inter?" E niente, non ho esitato, gli ho detto subito di sì. Poi ovviamente da lì a sapere che sarei diventato un giocatore dell’Inter non l’avrei mai detto in così poco tempo. All’Atalanta non giocavo, poi ho fatto una buona stagione al Parma e sono tornato che c’era Conte. C’erano tanti giocatori forti, Skriniar, De Vrij, Godin e io pensavo che nona avrei mai giocato, gli ho chiesto di andare in prestito, gliel’ho chiesto 50 volte, ma lui non ne ha voluto sapere, ha voluto tenermi a tutti i coti. E da ottobre mi ha messo dentro".

Cosa ha visto in te?
"Lui è un appassionato di calcio, sono convinto che abbia visto tutte le mie partite a Parma, è molto concentrato e attento a queste cose. Secondo me ha visto delle qualità che in quel momento all’Inter mancavano, perché io di tutto il reparto difensivo ero l'unico mancino e giocando a tre ne aveva bisogno. Sapeva anche lui che all’inizio non ero pronto assolutamente perché fare un salto così grande non è facile. Però poi ha visto che avevo delle potenzialità, che potevo far bene e poi ha avuto la cosa più importante, che è stato il coraggio di buttarmi dentro".

Quando hai capito che saresti stato davvero un giocatore dell’Inter?
"L’esordio a Genova con la Sampdoria, ma soprattutto la vittoria a Napoli nel periodo di Natale, mi ha messo titolare, abbiamo fatto bene e da lì ho capito che potevo essere un titolare dell’Inter. L’unico modo per crescere è giocare, giocare e magari anche sbagliare, fare le cose centomila volte".


Il derby è la partita che aspetti di più?
"Sì, perché la stragrande maggioranza delle volte si gioca per qualcosa di importante. Ci è capitato ultimamente di giocare per il passaggio del turno in Coppa Italia, per il passaggio del turno in Champions. Poco meno di un anno fa vincevamo lo scudetto in casa del Milan, quindi a maggior ragione in quei casi diventa ancora più bello, più stimolante. Con il derby tu hai la responsabilità degli umori di un sacco di persone, la settimana successiva dipende dal risultato di quella partita, assolutamente sì, però è una cosa che gasa".

Il rapporto con la Nazionale?
"Abbiamo vissuto emozioni belle e brutte, l’Europeo è stato un exploit incredibile, nessuno dava per favorita l’Italia ai blocchi di partenza. Poi però c’è stata la doppia eliminazione alle qualificazioni al Mondiale, nella seconda ero presente, è stata una botta difficile da assorbire. Adesso ci sono di nuovo le qualificazioni, non ci possiamo permettere di non esserci a tre Mondiali di fila. Alcuni non vedono l’ora che tu fallisca per dirtene di ogni. Però il calcio ti dà la possibilità di riscattarti. L’Europeo? Tanti segnali ci hanno detto che potevamo farcela, il gol sbagliato da Lukaku da un centimetro, la vittoria ai rigori contro la Spagna. A quel punto inizi a crederci. C’erano gli inglesi che continuavano a cantare ‘It’s coming home’ e invece non è tornato a casa. È stato bello, quell’estate tutti ci festeggiavano. Però nel calcio bisogna essere bravi a resettare subito".

Che ricordi hai della finale di Champions del 2023?
"L’ho vissuta male, malissimo, fai fatica a dormire perché ti sogni le azioni. Non sai quante volte ancora giocherai una finale di Champions, preferivo perderla 10-0 che come l’abbiamo persa perché c’era la percezione di potercela fare. Non ho mai rivisto gli highlights di quella partita, mi innervosisce troppo, mi viene una tristezza che fa male. E non sapere se potrai giocarla di nuovo ti distrugge. Diventa uno stimolo poi, ma non è facile".