
Figo rivela: "Sporting? Andai lì perché dicevano che il Benfica volesse giocatori fisici"
L'ex campione di Real Madrid, Barcellona ed Inter, Luis Figo, ha rilasciato una intervista ad A Bola, quotidiano portoghese. Nel corso della quale ha parlato anche dei suoi inizi come calciatore: "Decisi di andare allo Sporting perché il mio migliore amico giocava lì e anche perché all'epoca si diceva che il Benfica scegliesse giocatori molto più dotati fisicamente, mentre io ero un po' più fragile a quell'età. Funzionò, ma non fu facile", le sue parole.
Poi ha raccontato: "C'erano così tanti ragazzi... Facevano sessioni di allenamento, ti facevano giocare 11 contro 11 e se eri abbastanza fortunato da distinguerti, rimanevi dov'eri. Era quasi un miracolo essere presi. Per circa un mese non si sono mai decisi. Io vivevo dall'altra parte del fiume, quando avevo 11 o 12 anni. Dovendo fare quel viaggio ogni giorno, con la scuola... Così ho deciso di chiedere all'allenatore di dirmi se sarei rimasto o meno. Mi ha confermato che sarei rimasto, che sarei stato tesserato e che avrei potuto parlare con il direttore dello Sporting per aiutarmi con il pass sociale e con la cena al centro sportivo".
Da quando ha spiccato il volo per le big d'Europa però, non è più tornato allo Sporting: "La mia vita sportiva e personale è sempre stata decisa in base alle opportunità. A causa delle circostanze della vita, non ho mai avuto l'opportunità di tornare allo Sporting. Era impossibile, perché ero all'apice della mia carriera, per quello che significava, per quanto costava, per tutto. Quindi, se non hai quell'opportunità, non accadrà mai".
Sui Galatcticos del Real Madrid: "È stato un privilegio, ma allo stesso tempo una responsabilità. Giocavamo una stagione e in un progetto con alcuni dei più grandi giocatori del mondo. Ognuno ha il suo ego e la sua personalità, ma non potevamo dimenticare che dovevamo giocare come una squadra e che tutti dipendono l'uno dall'altro. Abbiamo sempre avuto un buon ambiente nello spogliatoio e abbiamo ancora un buon rapporto oggi. Questo è stato fondamentale per vincere titoli".
Poi ha raccontato: "C'erano così tanti ragazzi... Facevano sessioni di allenamento, ti facevano giocare 11 contro 11 e se eri abbastanza fortunato da distinguerti, rimanevi dov'eri. Era quasi un miracolo essere presi. Per circa un mese non si sono mai decisi. Io vivevo dall'altra parte del fiume, quando avevo 11 o 12 anni. Dovendo fare quel viaggio ogni giorno, con la scuola... Così ho deciso di chiedere all'allenatore di dirmi se sarei rimasto o meno. Mi ha confermato che sarei rimasto, che sarei stato tesserato e che avrei potuto parlare con il direttore dello Sporting per aiutarmi con il pass sociale e con la cena al centro sportivo".
Da quando ha spiccato il volo per le big d'Europa però, non è più tornato allo Sporting: "La mia vita sportiva e personale è sempre stata decisa in base alle opportunità. A causa delle circostanze della vita, non ho mai avuto l'opportunità di tornare allo Sporting. Era impossibile, perché ero all'apice della mia carriera, per quello che significava, per quanto costava, per tutto. Quindi, se non hai quell'opportunità, non accadrà mai".
Sui Galatcticos del Real Madrid: "È stato un privilegio, ma allo stesso tempo una responsabilità. Giocavamo una stagione e in un progetto con alcuni dei più grandi giocatori del mondo. Ognuno ha il suo ego e la sua personalità, ma non potevamo dimenticare che dovevamo giocare come una squadra e che tutti dipendono l'uno dall'altro. Abbiamo sempre avuto un buon ambiente nello spogliatoio e abbiamo ancora un buon rapporto oggi. Questo è stato fondamentale per vincere titoli".
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