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“Non giocare significa agevolare Israele”. Ma l’Italia non può nemmeno chiedere di non giocareTUTTO mercato WEB
Oggi alle 17:23Serie A
di Ivan Cardia

“Non giocare significa agevolare Israele”. Ma l’Italia non può nemmeno chiedere di non giocare

“Non giocare significherebbe non andare al Mondiale”. E poi ancora: “Non possiamo non giocare e agevolare così Israele”. Nella lunga intervista rilasciata a Radio Anch’io Sport, il presidente federale Gabriele Gravina affronta quello che per l’Italia è un paradosso: rifiutarsi di giocare, il prossimo 14 ottobre, significherebbe aiutare Israele. Tutto il contrario di quello che l’opinione pubblica chiede, quando avanza l’istanza di non partecipare alla partita di qualificazione ai prossimi Mondiali. Di più: rifiutandosi di scendere in campo - scelta mai considerata in FIGC - a rischiare provvedimenti dalla UEFA sarebbe la nostra nazionale, e non quella israeliana. Il rovescio della medaglia, rispetto per esempio all’appello di Renzo Ulivieri e dell’assoallenatori, è che per l’Italia sarebbe inopportuno anche chiedere di non giocare tout court, escludendo Israele dalle competizioni europee. È il bivio delicato a cui si trova il nostro Paese dal punto di vista calcistico: una richiesta del genere - anche al netto delle pressoché inesistenti possibilità di accoglimento - potrebbe suonare ai più maliziosi in giro per l’Europa come il tentativo di chiedere un 3-0 a tavolino, quanto mai sconsigliabile in questa fase. E quindi si gioca. A meno di ulteriori decisioni. Che non spettano alla FIGC, e probabilmente nemmeno al governo italiano. La sensibilità internazionale su Israele è molto meno unanime rispetto a quella, per fare un esempio in parte analogo, che ha portato all’esclusione della Russia dallo sport. I fatti di Gaza stanno spostando sempre di più l’ago della bilancia, ma a oggi - lo ha spiegato di recente anche Ceferin - la pressione per un provvedimento di esclusione arriva al massimo dalla società civile. Molto meno dalla politica internazionale, spaccata al riguardo o comunque incapace di prendere una posizione chiara al riguardo. Una voce fuori dal coro - con tantissime critiche - arrivato dalla Spagna, dove il presidente del governo Pedro Sánchez ha da tempo espresso la sua posizione e nelle ultime ore ha anche ipotizzato l’esclusione di Israele dallo sport internazionale. Per ora, però, è decisamente isolato.