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Siamo anche sfigati: Italia ai play-off anche con 21 punti in 8 gare, Brasile al Mondiale senza patemi nonostante sei sconfitte. Più di qualcosa non torna nella nuova Coppa del Mondo promossa da InfantinoTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 00:00Editoriale
di Raimondo De Magistris

Siamo anche sfigati: Italia ai play-off anche con 21 punti in 8 gare, Brasile al Mondiale senza patemi nonostante sei sconfitte. Più di qualcosa non torna nella nuova Coppa del Mondo promossa da Infantino

Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale, conduttore per Radio Sportiva
L'Italia questa sera in una Udine blindata si gioca la certezza del secondo posto nel gruppo I. Basterà non perdere per avere pieno controllo della posizione alle spalle della capolista che dà l'accesso ai play-off di marzo, servirà vincere se vogliamo già dalle prossime ore avere matematica certezza del fatto che dopo Haaland e compagni ci siamo noi. E poi a marzo sarà quel che sarà, due partite da dentro o fuori in cui l'Italia si gioca tutto. Sarà il momento per capire se la nostra Nazionale riuscirà finalmente a vedere la luce in fondo al tunnel oppure se toccheremo con mano l'ennesimo disastro. Speranze di sorpasso sono pressoché impossibili. Sono legate a un passo falso della Norvegia in casa contro l'Estonia e al fatto che poi noi nelle prossime tre gare faremo sempre la nostra parte. Oppure al sovvertire una differenza reti che oggi vede a +26 loro e a +7 noi. Due scenari che oscillano tra il complicatissimo e la fantascienza, abbiamo visto tutti com'è finita sabato sera Norvegia-Israele. Gattuso lo sa bene e infatti usa queste partite per arrivare nel migliore dei modi a marzo, per aggiungere certezze in vista di due partite da dentro o fuori. Certo, siamo anche sfigati perché è vero che la partita di giugno a Oslo contro la Norvegia è stata un'autentica figuraccia ma normalmente se una Nazionale conquista 21 punti in 8 gare nel girone di qualificazione al Mondiale ci va. E invece nel nostro caso, anche dovessimo vincere sempre tra stasera e novembre, non sarà così. Rassegnamoci. E allora, senza voler sfuggire dalle nostre responsabilità, c'è da capire perché nonostante l'allargamento delle squadre partecipanti alla Coppa del Mondo da 32 a 48 siamo in questa situazione e invece il Brasile, nonostante sei sconfitte, ha staccato il pass già a giugno. Perché la Bolivia nonostante dieci partite perse in 18 gare ha staccato il pass per i play-off, lo stesso che noi puntiamo a conquistare stasera. Cosa hanno raccontato gli ultimi cinque Mondiali Partiamo dalla cronaca, dagli ultimi cinque Mondiali. Dal 2006 in poi la forbice tra l'Europa e il resto del mondo s'è allargata non solo a livello di club, ma anche di Nazionali. Solo Leo Messi nel 2022 è riuscito a spezzare l'egemonia del Vecchio Continente, di un Europa che dal trionfo di Cannavaro e compagni in poi ha portato in finale otto squadre su dieci. Quindici semifinaliste su venti. Dall'altro lato il Sud America è arrivato in finale solo due volte nelle ultime cinque edizioni, solo quattro squadre sudamericane erano in semifinale nelle ultime cinque edizioni sui venti posti disponibili. Il gap insomma s'è allargato, l'Europa oggi più che mai è l'epicentro del calcio Mondiale. Conseguenze? Arriva l'allagamento delle partecipanti alla Coppa del Mondo da 32 a 48 squadre e il Vecchio Continente perde terreno. Un paradosso. C'è un problema di rappresentatività Nel precedente Mondiale l'Europa aveva 13 rappresentanti sulle 36 complessive. Il 40%. Con l'aggiunta di dodici partecipanti, all'Europa sono stati assegnati solo tre slot proprio come all'Asia, all'Africa e al Centro-Nord America. Un posto di diritto va all'Oceania, addirittura due in più a un Sud America che ha un girone di qualificazione a dieci squadre in cui le prime sei vanno di diritto al Mondiale e la settima agli spareggi. In pratica, il continente sudamericano sarà rappresentato per una percentuale che oscilla tra il 60 e il 70%. L'Europa invece per meno del 30%: 16 nazionali al Mondiale nonostante le sue cinquantacinque federazioni. Nonostante il ranking FIFA dica che tra le dieci nazionali più forti al mondo otto sono europee. Più di qualcosa stona, evidentemente. Con la nuova formula la rappresentatività dell'Europa è scesa. Se prima, come detto, con 13 nazionali su 32 era del 40%. Adesso con 16 su 48 è del 33%. E questo nonostante un dominio mai così marcato come quello fatto registrare dalle nazionali del Vecchio Continente negli ultimi cinque Mondiali. Il paradosso di tutto ciò è che all'Italia dopo una sconfitta non è permesso più alcun passo falso per staccare il pass per il Mondiale mentre in altre parti del mondo anche sei sconfitte non pregiudicano alcunché.