
I libri neri degli altri al solito ignorati
Attenzione, attenzione! Il problema della Serie A non è la pirateria. Lo dice chiaramente il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, che smentisce così la narrazione “ufficiale” proveniente dal palazzo. Da mesi, se non anni, dalla presidenza della Lega della Serie A e anche dall’amministratore delegato, è partita una giustissima campagna contro la pirateria. Uno dei mali della nostra società che ha inevitabilmente ripercussioni sull’economia, anche del calcio. Il dato italiano è comunque migliore rispetto alla pirateria in altri grandi Paesi Europei, che riescono ad avere campionati economicamente più sani e competitivi nonostante ci sia chi guarda le partite a scrocco.
La narrazione italica, invece, vuole che intanto il campionato italiano sia in forte crescita, sia il più competitivo del Continente perché ogni anno vince lo scudetto una squadra diversa e il più bello perché giocando la Supercoppa all’estero e ora anche partite di campionato, in tutto il mondo ci invidiano le nostre partite. E potrebbe andare molto meglio se non ci fosse la pirateria, poiché, ci raccontano direttamente dal palazzo, senza questa piaga più giovani talenti arriverebbero in nazionale e le squadre nostrane potrebbero comprare i vari Mbappé e Haaland.
Insomma, la pirateria toglie ai club quelle risorse necessarie per pagare stipendi da 40-50 milioni l’anno. Poi, però, arriva Marotta e fa crollare questo castello: il nostro campionato è un campionato di passaggio, in calo. Prima i campioni arrivavano in Serie A tra 21 e 23 anni, davano lustro a tutto il movimento calcistico, facevano alzare il livello anche degli italiani e quando venivano rivenduti facevano incassare cifre monstre. Oggi, invece, i De Bruyne, Modric, Dzeko e compagnia, sbarcano in Italia a fine carriera, poiché altrimenti i club non se li potrebbero permettere.
Colpa della pirateria? No, colpa di un movimento in decadenza, che non viene seguito molto nemmeno tra i nostri confini, che di conseguenza non frutta molti soldi e costringe le società a fare le plusvalenze. Sì, perché il presidente dell’Inter ammette che il suo stesso club, così come Milan, Juventus, Roma e tutte le altre, senza le plusvalenze non sarebbero in grado di presentare un bilancio regolare. Boom! Chi lo avrebbe mai detto. Eppure ogni anno vince una squadra diversa… Le regole sono chiare per tutti e tutti vengono trattati allo stesso modo dalla giustizia sportiva…
E lo ha dimostrato ancora una volta la Procura Federale, che definì solerte e brava la Procura di Torino (poi dichiarata non competente) a trovare il libro nero di Paratici (un foglio A4 scarabocchiato), una fattura corretta a penna (dopo essere stata emessa, quindi carta straccia) e soprattutto le conversazioni private dei dirigenti della Juventus, la prova provata che le operazioni legate ad alcuni giocatori fossero “fittizie”. Se solo le altre procure fossero state ugualmente brave a trovare documenti identici, anche altri club sarebbero stati penalizzati, ci ha detto il procuratore federale. Peccato che per altri club non sia stato trovato nulla…
Anzi, qualcosa forse l’hanno trovata, tipo qualche email in cui si concordava il valore fittizio di un giocatore, qualche conversazione tra dirigenti che si dicono di non lasciare tracce di ciò che stavano facendo ecc. Eppure la giustizia sportiva ha già chiuso tutto con un nulla di anomalo. Avanti così, dai, tanto ci basterà giocare Milan-Como in Australia e la credibilità del calcio italiano schizzerà alle stelle. A Perth, una città in cui notoriamente del calcio non frega niente a nessuno, non vedono l’ora che si giochi questa gara. Così come nel resto del Continente Oceanico. Nella speranza che almeno lì non ci sia qualche pirata che piuttosto che andare allo stadio, magari guarderà la partita sul proprio telefonino pezzottato mentre passeggia nei propri campi di grano.







