
Juve-Inter, l'analisi tattica della partita: è tutta una questione di "pressione"
Un punto ciascuno non fa male a nessuno. Il derby d'Italia tra Juventus e Inter è stata una partita all'insegna dell'equilibrio. Lo dice il risultato finale, ma lo dice anche la partita in sé, che ha visto spiccare le reti di Dusan Vlahovic e Lautaro Martinez. L'1-1 dell'Allianz Stadium si poteva sbloccare solo con le prodezze dei due uomini più attesi della serata, che altro non sono che gli alfieri del 3-5-2 dei bianconeri e dei nerazzurri. Questo medesimo schieramento tattico nasconde, però, una diversa interpretazione della gara in sé. La Vecchia Signora ha un obiettivo: non dare linee di passaggio in verticale alla Beneamata. In tal senso, gli uomini di Allegri "sconfessano" leggermente il proprio atteggiamento quasi remissivo, alzando il proprio baricentro con una mossa particolarmente sistematica. Quando l'Inter è in possesso di palla, la Juventus si evolve in un 4-3-3. Si tratta di un modulo assai singolare quando si è chiamati a tappare gli spazi, ma, nella fattispecie, questa trovata è efficace grazie all'"elastico" proposto da Weston McKennie. Il texano diventa di fatto una sorta di ala di contenimento situata sulla settore di destra. Ciò consente a Madama di occupare il campo in ampiezza e di acconsentire solo il fraseggio ospite solo per vie orizzontali. La attacco frontale, che tanto esalta la formazione nerazzurra, viene limitata praticamente al minimo anche grazie alla pressione dei due braccetti del trittico difensivo bianconero: Federico Gatti e Daniele Rugani salgono quasi sempre in maniera tempestiva e aggressiva fino alla linea della trequarti campo dell'Inter. La preparazione dell'ottima fase difensiva non fa correre particolari rischi alla Juventus, la quale, però, passa in vantaggio grazie a una pressione più "offensiva".
VLAHOVIC PRESSA, COSTRUISCE E SEGNA: JUVENTUS-INTER SI SBLOCCA COSÌ - Minuto 26. Denzel Dumfries entra in possesso di un pallone proveniente da un rinvio "scaccia pericoli" di Wojciech Szczesny. In quel preciso momento, la Juventus si ritrova rintanata nella propria metà campo con nove effettivi dietro la linea della palla, ma riesce a sovvertire la transazione in pochi secondi. Il controllo sbagliato dell'olandese mette in moto Vlahovic, in fase di "rinculo" per accorciare la squadra. Il numero nove è abilissimo nel recuperare la sfera e, sfruttando la "protezione" di Adrien Rabiot, riesce a fare una cosa difficile ma funzionale: servire Federico Chiesa spalle alla porta. Da quando il 7 bianconero acquisisce il controllo del pallone, la Vecchia Signora attacca con sei uomini. Tre di questi vanno in appoggio agli attaccanti effettivi, tra cui c'è Vlahovic, il quale si inserisce bene per vie centrali e, sfruttando il traversone rasoterra di Chiesa, batte Yann Sommer con un piattone destro nel cuore dell'area di rigore un po' sulla falsariga della realizzazione postuma di Lautaro Martinez. Proprio in questa occasione, il sistema difensivo bianconero in fase di transizione passiva conosce l'unica crepa di una partita ben organizzata.
L'ERRORE DI RUGANI REGALA LA VERTICALITÀ DEL PAREGGIO NERAZZURRO - Il cinismo offensivo della Juventus premia la propria impeccabile fase difensiva, che, però scricchiola in maniera letale appena sei minuti più tardi. Gli uomini di Inzaghi ripartono dal basso con Sommer, il quale decide di indirizzare il gioco sulla destra. Dumfries riceve il pallone e chiama in causa Nicolò Barella. A questo punto entra in scena Daniele Rugani. Il centrale della Juventus cerca di sganciarsi in pressione sul centrocampista dell'Inter, ma, dal momento in cui quest'ultimo aggancia la sfera si può constatare molta distanza. Il numero ventiquattro bianconero prova a colmare questa distanza, ma i tempi di sganciamento sono tardivi e ciò crea una conseguenza: un'ulteriore verticalità che crea un doppio due contro due. Si parte da Marcus Thuram. L'attaccante nerazzurro sfida Gleison Bremer in progressione, riuscendo ad avere la meglio sul brasiliano. Questi non oppone resistenza di alcun tipo nei confronti del suo diretto avversario e gli concede l'opportunità di piazzare un rasoterra nel cuore dell'area di rigore all'indirizzo di Lautaro Martinez. Qui si crea il secondo uno contro uno: parliamo di quello contro Federico Gatti, che rispetto a Bremer fa peggio. Il numero 4 bianconero si perde totalmente l'attaccante argentino, che taglia alle sue spalle e stampa il pareggio definitivo. Un pareggio fatto di pressione corretta o errata che sia stata, ma che mantiene più vivo che mai Juve-Inter, considerabile ormai un vero e proprio duello scudetto.







