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I primi bilanci a un terzo della stagione. E un po’ di Ranieri, Marotta, Leao, Vlahovic… E Conte, certo
Finalmente è arrivata la pausa, nel senso che è l’ultima. Almeno fino a marzo. E vabbè, siamo più o meno a un terzo della stagione e, allora, ci concediamo qualche parzialissimo bilancio.
CASA INTER - C’è chi rompe le balle a Lautaro Martinez e, in effetti, fin qui il capitano non ha raggiunto il suo livello di forma standard né la sua media gol, anche se in realtà di punti ne ha portati (vedi Roma e non solo). C’è tempo per rimettersi in carreggiata, alla fine la somma farà il totale e, in genere, il suo totale è sempre parecchio corposo e porta cose buone. Scaroni non è d’accordo e ha fatto la battuta, Marotta gli ha risposto mostrando con orgoglio la cravatta nascosta da un lembo di giacca: “Eccola qui, vedete? Ci sono disegnate due stelle, auguro a Scaroni di conseguire presto lo stesso traguardo”. Il botta e risposta è stato simpatico e registra solo colpi regolari al di sopra della cintura. Bravi.
CASA MILAN - Leao improvvisamente non è più un problema. Pensa te. Per il qui presente non lo è mai stato. È diventato importante anche per Fonseca che, invece, spesso e volentieri ha scelto di lasciarlo fuori. Non nelle ultime due sfide, dove il portoghese ha fatto vedere quanto può essere grande. Tra tecnico e allenatore è scoccata la scintilla? Conviveremo con questo interrogativo per due settimane, ma portiamo avanti il nostro pensiero: Leao deve giocare sempre. Se Fonseca vuole fare strada, è bene che lo capisca.
CASA JUVE - Dietro Vlahovic, il deserto dei tartari. Tutti attendono il rivelarsi un nuovo vice Dusan, ma sembra piuttosto decisivo un intervento della società sul mercato di gennaio. Tra i nuovi acquisti ha finora brillato a piena luce solo Conceicao (bravissimo), gli altri - chi più, chi meno - devono ancora entrare a regime. Douglas Luiz quello che ha convinto meno (eufemismo). E tornando al mercato di gennaio, diventa obbligatorio investire su un difensore che copra la lacuna lasciata da Bremer e ora pure Cabal (maledette nazionali…). Senza il brasiliano abbiamo visto un’altra Juve, questo è un dato di fatto incontrovertibile che però ne innesca un altro: dove lo trovi un altro altrettanto forte? Non sarà facile ma qualcosa Giuntoli dovrà inventarsi. In ogni caso, fin qui, Thiago Motta ha fatto più che bene.
LE SORPRESE - Ma che campionato stanno facendo Lazio, Fiorentina e Atalanta? Se non vogliamo mettere i nerazzurri di Gasperini tra le sorprese (arrivano pur sempre da una Europa League conquistata) non possiamo certo fingerci quelli del “Ve l’avevo detto che avrebbero fatto bene”. Perché qui nessuno avrebbe mai pronosticato un avvio del genere. Alla Lazio si parlava di ridimensionamento e quando Lotito correggeva con “riorganizzazione” lo prendevano tutti in giro. La Lazio nel tempo ha salutato Milinkovic Savic, Luis Alberto, Felipe Andersona e Immobile, che aveva segnato una vagonata di gol. Qualcuno avrebbe scommesso che Baroni al pronti via avrebbe messo insieme un assetto simile? Lo stesso discorso vale anche qualche chilometro più a nord. Dopo le prime di campionato qua e là si leggeva “Palladino sarà il primo a saltare”. Mentre ad agosto volavano pernacchie sull’acquisto di Kean: “Ma chi hanno preso?” E giù di gomito (oh, io per primo). E, invece, alla fine Commisso con la Juve fa sempre buoni affari. Fateci caso: Bernardeschi non è mai più stato quello visto in viola, Chiesa ha lasciato come ha lasciato, Nico per adesso è stato più in infermeria che in campo, lo stesso Vlahovic va a corrente alternata e si trova nel mezzo di una questione delicata legata al rinnovo. E in tutto questo Rocco si è preso il vice capocannoniere della serie a per 13 milioni più 5 di bonus.
E due parole sull’Atalanta, doverose: i bergamaschi hanno vinto l’Europa League, poi hanno sofferto la partenza di un calciatore determinante come Koopmeiners. Sembra una stagione segnata verso la “normalità” e invece eccola qui la Dea, splendida splendente. Soprattutto, sarebbe bello conoscere colui che un giorno si è svegliato, è andato da Gasperini e gli ha detto così: “Mister, scommettiamo su Lookman, quello che ha fatto 16 gol nelle ultime 6 stagioni”. E Gasperini: “Ok, ci sto”. Non è Bergamo, è Hogwarts.
CASA ROMA - Difficile, anzi, impossibile non essere d’accordo con i tifosi della Roma. È francamente complesso capire in quale direzione stia operando la dirigenza giallorossa e tutto è diventato più confuso da quando hanno deciso di esonerare Daniele De Rossi. In questo caso fin dall’inizio eravamo tutti d’accordo sul fatto che, per momento e situazione, non potesse essere Juric l’uomo giusto per svoltare. L’ex Torino è durato il tempo di un fiammifero, senza aver mai dato la sensazione di farsi seguire davvero da Mancini e compagni. Da dove si riparte adesso? In un mondo normale da De Rossi, ma questo non è un mondo normale. E allora ecco Sor Claudio Ranieri, scelta paracula ma quantomeno non così insensata, è pur sempre il dottor House degli allenatori.
CASA NAPOLI - Disciplina e rigore hanno sterminato l’anarchia che si era fatta strada un anno fa, d’altronde è questa la cura Conte, con la terapia d’urto che il tecnico salentino propone a tutti i suoi calciatori quando arriva su una nuova panchina. C’è poco da dire: funziona. La controindicazione è vedere troppo spesso Politano e Kvara a difendere accanto a Di Lorenzo e Olivera, con Lukaku solo là davanti. Per il resto mi soffermerei sul vero, grande colpo di mercato di questa serieA e prossima Statuina del presepe a San Gregorio Armeno: Scott Mc Tominay. Dirompente, dominante, un bronzo di riace. Forse l’incedere non è tra i più aggraziati, ma chissenefrega.
Ps. Però preferisco Calhanoglu.
Infine, due cose sulle parole di Conte post Inter-Napoli.
Antonio Conte ha vestito i panni dello stratega, non ci vuole molto per capirlo, basta osservare quello che ha detto e fatto in passato. Dice “Bisogna cambiare il protocollo” e fa passare il tutto come un tentativo di dare ordine al calcio in generale, mica solo per generare un tornaconto personale. Ma, ci consenta, “Ccà nisciuno è fesso” (cit.).
Il popolo non ha tradotto le parole dell’ex ct con “Evviva Conte che vuole un regolamento più corretto per il bene del giuoco e di tutti noi!” ma “Marotta lig! L’Inter rubbba!” (con tre B). In fondo se vuoi lanciare un messaggio “puro” lo fai a mente fredda e nei luoghi adatti, se invece intendi mettere pressione al tuo avversario - magari quello che ritieni più competitivo in ottica scudetto - allora lo pizzichi al momento giusto.
Da domenica non si fa altro che parlare di uno strampalato “Caso Nazionale”, ovvero quello di un rigore assegnato dopo aver applicato correttamente il protocollo in essere. Oh, può piacere o no (al sottoscritto per esempio piace pochissimo), ma a San Siro i varisti hanno fatto esattamente quello che prevede il regolamento. Come in Empoli-Napoli, del resto, una situazione parecchio simile a quella di San Siro. In quel caso, però, Conte ha preferito non proferire parola. Giusto così, lo avremmo fatto tutti. Sapete che c’è? Conte ha banalmente voluto punzecchiare l’Inter, una rivale che ritiene molto forte. Trattasi di mossa intelligente di chi ambisce allo scudetto, perché Conte, allo scudetto, ci punta eccome. E giustamente.
CASA INTER - C’è chi rompe le balle a Lautaro Martinez e, in effetti, fin qui il capitano non ha raggiunto il suo livello di forma standard né la sua media gol, anche se in realtà di punti ne ha portati (vedi Roma e non solo). C’è tempo per rimettersi in carreggiata, alla fine la somma farà il totale e, in genere, il suo totale è sempre parecchio corposo e porta cose buone. Scaroni non è d’accordo e ha fatto la battuta, Marotta gli ha risposto mostrando con orgoglio la cravatta nascosta da un lembo di giacca: “Eccola qui, vedete? Ci sono disegnate due stelle, auguro a Scaroni di conseguire presto lo stesso traguardo”. Il botta e risposta è stato simpatico e registra solo colpi regolari al di sopra della cintura. Bravi.
CASA MILAN - Leao improvvisamente non è più un problema. Pensa te. Per il qui presente non lo è mai stato. È diventato importante anche per Fonseca che, invece, spesso e volentieri ha scelto di lasciarlo fuori. Non nelle ultime due sfide, dove il portoghese ha fatto vedere quanto può essere grande. Tra tecnico e allenatore è scoccata la scintilla? Conviveremo con questo interrogativo per due settimane, ma portiamo avanti il nostro pensiero: Leao deve giocare sempre. Se Fonseca vuole fare strada, è bene che lo capisca.
CASA JUVE - Dietro Vlahovic, il deserto dei tartari. Tutti attendono il rivelarsi un nuovo vice Dusan, ma sembra piuttosto decisivo un intervento della società sul mercato di gennaio. Tra i nuovi acquisti ha finora brillato a piena luce solo Conceicao (bravissimo), gli altri - chi più, chi meno - devono ancora entrare a regime. Douglas Luiz quello che ha convinto meno (eufemismo). E tornando al mercato di gennaio, diventa obbligatorio investire su un difensore che copra la lacuna lasciata da Bremer e ora pure Cabal (maledette nazionali…). Senza il brasiliano abbiamo visto un’altra Juve, questo è un dato di fatto incontrovertibile che però ne innesca un altro: dove lo trovi un altro altrettanto forte? Non sarà facile ma qualcosa Giuntoli dovrà inventarsi. In ogni caso, fin qui, Thiago Motta ha fatto più che bene.
LE SORPRESE - Ma che campionato stanno facendo Lazio, Fiorentina e Atalanta? Se non vogliamo mettere i nerazzurri di Gasperini tra le sorprese (arrivano pur sempre da una Europa League conquistata) non possiamo certo fingerci quelli del “Ve l’avevo detto che avrebbero fatto bene”. Perché qui nessuno avrebbe mai pronosticato un avvio del genere. Alla Lazio si parlava di ridimensionamento e quando Lotito correggeva con “riorganizzazione” lo prendevano tutti in giro. La Lazio nel tempo ha salutato Milinkovic Savic, Luis Alberto, Felipe Andersona e Immobile, che aveva segnato una vagonata di gol. Qualcuno avrebbe scommesso che Baroni al pronti via avrebbe messo insieme un assetto simile? Lo stesso discorso vale anche qualche chilometro più a nord. Dopo le prime di campionato qua e là si leggeva “Palladino sarà il primo a saltare”. Mentre ad agosto volavano pernacchie sull’acquisto di Kean: “Ma chi hanno preso?” E giù di gomito (oh, io per primo). E, invece, alla fine Commisso con la Juve fa sempre buoni affari. Fateci caso: Bernardeschi non è mai più stato quello visto in viola, Chiesa ha lasciato come ha lasciato, Nico per adesso è stato più in infermeria che in campo, lo stesso Vlahovic va a corrente alternata e si trova nel mezzo di una questione delicata legata al rinnovo. E in tutto questo Rocco si è preso il vice capocannoniere della serie a per 13 milioni più 5 di bonus.
E due parole sull’Atalanta, doverose: i bergamaschi hanno vinto l’Europa League, poi hanno sofferto la partenza di un calciatore determinante come Koopmeiners. Sembra una stagione segnata verso la “normalità” e invece eccola qui la Dea, splendida splendente. Soprattutto, sarebbe bello conoscere colui che un giorno si è svegliato, è andato da Gasperini e gli ha detto così: “Mister, scommettiamo su Lookman, quello che ha fatto 16 gol nelle ultime 6 stagioni”. E Gasperini: “Ok, ci sto”. Non è Bergamo, è Hogwarts.
CASA ROMA - Difficile, anzi, impossibile non essere d’accordo con i tifosi della Roma. È francamente complesso capire in quale direzione stia operando la dirigenza giallorossa e tutto è diventato più confuso da quando hanno deciso di esonerare Daniele De Rossi. In questo caso fin dall’inizio eravamo tutti d’accordo sul fatto che, per momento e situazione, non potesse essere Juric l’uomo giusto per svoltare. L’ex Torino è durato il tempo di un fiammifero, senza aver mai dato la sensazione di farsi seguire davvero da Mancini e compagni. Da dove si riparte adesso? In un mondo normale da De Rossi, ma questo non è un mondo normale. E allora ecco Sor Claudio Ranieri, scelta paracula ma quantomeno non così insensata, è pur sempre il dottor House degli allenatori.
CASA NAPOLI - Disciplina e rigore hanno sterminato l’anarchia che si era fatta strada un anno fa, d’altronde è questa la cura Conte, con la terapia d’urto che il tecnico salentino propone a tutti i suoi calciatori quando arriva su una nuova panchina. C’è poco da dire: funziona. La controindicazione è vedere troppo spesso Politano e Kvara a difendere accanto a Di Lorenzo e Olivera, con Lukaku solo là davanti. Per il resto mi soffermerei sul vero, grande colpo di mercato di questa serieA e prossima Statuina del presepe a San Gregorio Armeno: Scott Mc Tominay. Dirompente, dominante, un bronzo di riace. Forse l’incedere non è tra i più aggraziati, ma chissenefrega.
Ps. Però preferisco Calhanoglu.
Infine, due cose sulle parole di Conte post Inter-Napoli.
Antonio Conte ha vestito i panni dello stratega, non ci vuole molto per capirlo, basta osservare quello che ha detto e fatto in passato. Dice “Bisogna cambiare il protocollo” e fa passare il tutto come un tentativo di dare ordine al calcio in generale, mica solo per generare un tornaconto personale. Ma, ci consenta, “Ccà nisciuno è fesso” (cit.).
Il popolo non ha tradotto le parole dell’ex ct con “Evviva Conte che vuole un regolamento più corretto per il bene del giuoco e di tutti noi!” ma “Marotta lig! L’Inter rubbba!” (con tre B). In fondo se vuoi lanciare un messaggio “puro” lo fai a mente fredda e nei luoghi adatti, se invece intendi mettere pressione al tuo avversario - magari quello che ritieni più competitivo in ottica scudetto - allora lo pizzichi al momento giusto.
Da domenica non si fa altro che parlare di uno strampalato “Caso Nazionale”, ovvero quello di un rigore assegnato dopo aver applicato correttamente il protocollo in essere. Oh, può piacere o no (al sottoscritto per esempio piace pochissimo), ma a San Siro i varisti hanno fatto esattamente quello che prevede il regolamento. Come in Empoli-Napoli, del resto, una situazione parecchio simile a quella di San Siro. In quel caso, però, Conte ha preferito non proferire parola. Giusto così, lo avremmo fatto tutti. Sapete che c’è? Conte ha banalmente voluto punzecchiare l’Inter, una rivale che ritiene molto forte. Trattasi di mossa intelligente di chi ambisce allo scudetto, perché Conte, allo scudetto, ci punta eccome. E giustamente.
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