
Yamal, Cubarsì, Huijsen sarebbero in Under21. Mentre l'Inter (e non solo) non crea giocatori
Lamine Yamal, Cubarsì, Asencio, Nico Williams, Gavi, Pedri, Huijsen, Balde. Oggi l'Italia Under 21 affronta una Spagna comunque straordinaria, ma che non ha grandissimi giocatori. Gente che potrebbe essere schierata ma che ha già vinto l'Europeo nella scorsa stagione, che magari gioca in Champions stabilmente con il Barcellona, che finisce nel mirino di tutte le big ed è valutato 60 milioni. La Spagna è l'apoteosi dell'autarchia, perché i giocatori che partono da Real Madrid o Barça diventano, molto spesso, i pilastri della nazionale. Maggiore e non, spesso anche prima dei 23 anni.
L'Italia ha avuto i suoi momenti, ma è sempre stata una nazione più acerba. Ottima fino all'Under19, benino anche nella 20, non vinciamo un Europeo da 21 anni. Dal tre a zero alla Serbia, in Germania, quando sembravamo i dominatori del calcio europeo. E lo eravamo, dal punto di vista dei club, mentre per la Nazionale c'era un saltino per arrivare in maggiore.
Ora non c'è più nulla. Una Serie A che è piena zeppa di giocatori "vecchi", di chi preferisce il nome esotico, spesso non straordinario ma con un'età e un'esperienza diversa, rispetto ai giovani. Casadei ne è un simbolo: ottimo in Primavera, è finito al Chelsea per 15 milioni di euro - totale plusvalenza - invece che essere inserito nella prima squadra che gli preferiva Asllani. Per carità, scelta discutibile ma non per forza sbagliata in principio. Ma ci sarebbe da domandarsi perché l'Inter, che quando fa male arriva alle semifinali Scudetto in Primavera, non ha più portato un giocatore in prima squadra. Non è l'unica, ma finché si preferirà rose extra large e l'uovo oggi - rispetto alla gallina domani - sarà sempre così.
L'Italia ha avuto i suoi momenti, ma è sempre stata una nazione più acerba. Ottima fino all'Under19, benino anche nella 20, non vinciamo un Europeo da 21 anni. Dal tre a zero alla Serbia, in Germania, quando sembravamo i dominatori del calcio europeo. E lo eravamo, dal punto di vista dei club, mentre per la Nazionale c'era un saltino per arrivare in maggiore.
Ora non c'è più nulla. Una Serie A che è piena zeppa di giocatori "vecchi", di chi preferisce il nome esotico, spesso non straordinario ma con un'età e un'esperienza diversa, rispetto ai giovani. Casadei ne è un simbolo: ottimo in Primavera, è finito al Chelsea per 15 milioni di euro - totale plusvalenza - invece che essere inserito nella prima squadra che gli preferiva Asllani. Per carità, scelta discutibile ma non per forza sbagliata in principio. Ma ci sarebbe da domandarsi perché l'Inter, che quando fa male arriva alle semifinali Scudetto in Primavera, non ha più portato un giocatore in prima squadra. Non è l'unica, ma finché si preferirà rose extra large e l'uovo oggi - rispetto alla gallina domani - sarà sempre così.
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