Italia regina d’Europa con i giovani, ma poi li perde: i numeri che ci condannano

Nel calcio giovanile europeo, l’Italia ha toccato il cielo nel 2024: per la prima volta, la UEFA le ha conferito il prestigioso premio Maurice Burlaz, riconoscendo i risultati delle Nazionali Under. Un traguardo che racconta di vivai competitivi, talento diffuso, ottime selezioni. Ma c’è un problema: quei ragazzi, una volta cresciuti, spesso spariscono dai radar.
Il segnale più evidente è il contrasto tra i trionfi delle giovanili e le difficoltà della Nazionale maggiore, da anni in crisi di risultati e identità. Eppure, a Cipro, l’Italia ha vinto il suo primo Europeo Under 17, battendo 3-0 il Portogallo in finale. La stella era Francesco Camarda, classe 2008, diventato il più giovane italiano di sempre a debuttare in Champions League. Eppure, anche lui ha dovuto farsi spazio in una gestione controversa come quella del Milan Futuro.
Guardando alla Serie A, i numeri fanno riflettere: solo tre calciatori classe 2007 o 2008 sono scesi in campo nel campionato appena concluso – Camarda, Mattia Liberali (Milan) e Thomas Campaniello (Empoli). Solo uno oltre Camarda, Honest Anahor del Genoa, ha collezionato almeno cinque presenze. Troppo poco rispetto ai pari età nei maggiori campionati europei.
In Spagna, Lamine Yamal e Pau Cubarsí (Barcellona) sono titolari fissi con oltre 30 presenze a testa. In Premier League, Ethan Nwaneri (Arsenal) ha giocato 26 partite. In Francia sono sei i 2007 con almeno cinque presenze, tra cui Ayyoub Bouaddi (Lille), seguito anche dal Milan. In Portogallo, Rodrigo Mora (Porto) e Geovany Quenda (Sporting) sono già realtà affermate.
Il gap non è solo tecnico, ma culturale. Nei grandi Paesi europei, le giovanili sono un trampolino: i migliori passano rapidamente in prima squadra o addirittura in Nazionale maggiore. È il caso di Bellingham in Inghilterra, Musiala in Germania, lo stesso Lamine Yamal in Spagna. In Italia, invece, il passaggio spesso si inceppa. Camarda sembra avere le qualità per rientrare in quella ristretta élite di predestinati. Il dubbio è se il nostro sistema gli permetterà davvero di dimostrarlo.
