
Chiellini: "La Juve la mia seconda famiglia. Ibra l'attaccante più difficile da affrontare"
Nel giorno del suo quarantunesimo compleanno, Giorgio Chiellini ha rilasciato una lunga intervista a Vivo Azzurro Tv, nella quale ha ripercorso le tappe della sua carriera: "Sono un ragazzo fortunato come cantava Jovanotti in una delle mie canzoni preferite".
Parole poi, appunto, su quella che è stata la sua carriera da calciatore, iniziata nelle giovanili del Livorno: "La passione per il calcio è sbocciata fin da quando ero un bambino. Allo stesso tempo, assecondando i valori che mi hanno trasmesso i miei genitori, l’altra priorità è stata lo studio, che non ho mai trascurato. E devo dire che, quando mi sono laureato in Economia e Commercio, la gioia vissuta in famiglia è stata più o meno pari a quella provata in occasione di qualche grande successo sportivo. Ho giocato praticamente in tutte le Nazionali giovanili seguendo un percorso formativo fondamentale. Da ragazzo già mi sembrava un sogno vestire le maglie dell’Under 15 o dell’Under 16".
Chiellini ha poi parlato anche della sua esperienza più importante: "La Juve la considero una sorta di seconda famiglia, Torino è diventata la mia città. A questo club ho dato tanto: ho sacrificato in parte la mia vita privata, ma sono stato ripagato da successi sportivi straordinari e dall’affetto di milioni di tifosi”.
L'attaccante più difficile da affrontare? Chiellini non ha dubbi: "Zlatan Ibrahimovic, con cui ho anche giocato insieme quando è arrivato in Italia: una personalità importante. Il compagno che mi ha insegnato di più è stato Cristiano Ronaldo”.
Chiellini ha poi proseguito: "Se mi guardo indietro ripenso a qualche errore di gioventù, ad alcune intemperanze di inizio carriera. L’icona del ‘guerriero’ fa un po’ parte di me, ma in quegli anni era come se avessi bisogno di un nemico. Ho lavorato su questo aspetto: erano solo energie sprecate. Aggiungo che la nascita della mia prima figlia ha contribuito a compiere questo processo di maturazione”.
Poi anche la Nazionale: "I Mondiali mi sono andati tutti male: nei due a cui ho partecipato, nel 2010 e nel 2014, non abbiamo superato il primo turno. Alle due edizioni successive non ci siamo nemmeno qualificati. Quando nel 2017 perdemmo il playoff con la Svezia non ho dormito per più notti”.
Ma la vittoria dell'Europeo cancella tutte le delusioni: "Di quell’esperienza conservo ricordi incancellabili. Una soddisfazione pazzesca, condivisa con tutti i miei compagni. La ‘BBC’, Barzagli-Bonucci-Chiellini è una sigla che viene ricordata ancora oggi. È stata la difesa azzurra più forte della storia? No, anche se non c’è dubbio che, con gli amici Andrea e Leo, a cui aggiungo Buffon, abbiamo segnato un periodo del calcio italiano. Però, se penso a Baresi, Maldini, Nesta, Cannavaro… Beh, non mi ritengo certo più forte di loro. Guardando all’oggi, posso dire che, per esempio, Bastoni è fortissimo. E poi ci sono Calafiori, Buongiorno, che è giusto facciano il loro percorso senza troppe pressioni”.
Infine una speranza sul prossimo Mondiale: "Dico che i nostri ragazzi si ‘devono’ qualificare per dare questa gioia ai tanti bambini che ancora non hanno nemmeno visto l’Italia partecipare. Sogno una finale tra l’Italia e il Brasile allenato da Ancelotti, con cui tra l’altro mi dispiace di non aver mai lavorato. Sarebbe una partita storica”.
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