
Ufficialmente finita l'era di Messi e CR7. Dembelè come Rodri: rischia di trionfare solo la ragione nel Pallone d'Oro. Solo due possibili (e meritati) colpi di scena: Yamal o Gianluigi Donnarumma
Vincerà il raziocinio, addio all'era dell'amore cieco, incondizionato, che è andato spesso anche sin troppo oltre la ragione. Le vittorie e i trionfi di Lionel Messi e di Cristiano Ronaldo, abbondanti e opulente, hanno strozzato il grido in gola a chi talvolta lo avrebbe meritato maggiormente. Tra i grandi illusi e delusi, Andres Iniesta e Wesley Sneijder nel 2010 sono certamente i casi più clamorosi, lo scorso anno da Milano hanno raccontato finanche di tristezza e amarezza da parte del solo settimo Lautaro Martinez. A ciascuno il suo, valutazioni e sopravvalutazioni annesse e connesse. Però la linea del Pallone d'Oro da una stagione a questa parte, dopo i numerosissimi e discussi successi vicendevoli di Messieronaldo, di Ronaldoemessi, è cambiata. Che vinca il raziocinio, il giocatore simbolo della squadra dominante se questa non ha avuto una stella polare di riferimento a cui aggrapparsi. Sicché Rodri, che non è certo Cruyff, Ronaldo, Ronaldinho, Messi o Ronaldo, ma un regista di quelli che fanno impazzire allenatori, analisti, direttori, puristi, amanti della tattica, ha meritato il Pallone d'Oro che è stato.
Sicché Ousmane Dembelé vincerà il Pallone d'Oro 2025, almeno questo sembrano indicare bookies, esperti e sussurratori di previsioni. Il Paris Saint-Germain di Luis Enrique è stata una macchina perfetta, come per Pep Guardiola un anno fa, la verità è che il titolo andrebbe assegnato all'allenatore e alla squadra, e poi cambiare mirino sull'alloro individuale. E invece no. Dembele ha segnato, tanto. Ha dribblato, tantissimo. Ha giocato, benissimo. E' stato collante tattico, tecnico, uomo che s'è trasformato e si è evoluto nel gioco di Luis Enrique. Una domanda, a bruciapelo: per voi, o per i figli, o per gli amici, comprereste la maglia di Rodri o di Dembele? Significa poco, forse, nella corsa al Pallone d'Oro. Ma quando si parla del migliore, ci deve essere (gioco forza) anche la componente del mito. Del sogno. Dell'idolo. O no?
Ecco allora che potrebbero esserci due colpi di scena, ognuno a modo suo meritato. Lamine Yamal ha dimostrato ancora imberbe, ancora minorenne, di essere quello destinato a prendersi davvero la corona di migliore al mondo. Strepitoso, meraviglioso, sta battendo i record dei più grandi e vederlo è uno spettacolo. La domanda sulla maglia, sull'idolo, sul mito e sul sogno, per lui vale una risposta certamente diversa. L'ultimo anno lo ha visto super protagonista, seppur non fino in fondo alla Champions, e conta tanto pure questo. E poi Gianluigi Donnarumma: il miglior portiere al mondo, decisivo nelle partite decisive. Cosa gli manca? Nulla. Però non lo ha vinto neanche Gianluigi Buffon, direte voi. Già, ma lì lo vinse Fabio Cannavaro, e terzo arrivò Thierry Henry, e non ce ne voglia ancora Ousmane Dembelé.
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