La terza tappa della cura Spalletti: questa volta il derby conta più per la Juve
Alla Juventus ci si augurerebbe che non ci sia due senza tre, se non fosse che la seconda è stata un pareggio. Anche dalla gara con lo Sporting CP, tra tacchi e giocate, si è vista una squadra risvegliata dall’arrivo di Luciano Spalletti, che in pochissimo tempo ha dato qualche idea - Koopmeiners difensore, per esempio - e pizzicato l’ego di alcuni dei suoi protagonisti. Su tutti, Dusan Vlahovic, anche se non sarebbe la prima volta che il serbo rinasce come fuoco di paglia con un nuovo allenatore.
La terza tappa, poi la sosta. Il derby di oggi rappresenterà, per la Juve, una sfida in cui cercare conferme. L’ex ct non ha certo la bacchetta magica, e i problemi della squadra bianconera vanno ben oltre quello che non ha saputo sistemare il suo predecessore Igor Tudor, ma quanto visto finora fa almeno ben sperare. In corsa per lo scudetto, o forse no: questo lo dirà solo il tempo. Quello di cui Spalletti potrà beneficiare, pur con una squadra sostanzialmente dimezzata dalle varie partenze, nella sosta per le nazionali alle porte. Arriva al momento giusto, per il tecnico di Certaldo: affrontarla con l’umore di chi ha vinto farebbe tutta la differenza del mondo.
È per questo che, per una volta, il derby di Torino conta più per la Juventus che per il Toro. Vincere, per i bianconeri, è un’abitudine, soprattutto se si guarda alla storia recente: sui 210 precedenti in partite ufficiali, l’ultima affermazione granata risale addirittura al 2015, ormai dieci anni fa. Aveva rotto un digiuno lungo un ventennio, e poi è stata seguita quasi esclusivamente da successi bianconeri, con qualche pareggio di mezzo. Vincere, per la Vecchia Signora, sarebbe la normalità. Ma per una volta avrebbe un peso specifico molto diverso.
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