L'Arsenal pronto a chiudere il grande colpo di mercato. Dopo Berta, Gunners sempre più Made in Italy con Maurizio Micheli: un addio che il Napoli non dovrà sottovalutare
Maurizio Micheli è la quintessenza dell'uomo che lavora dietro le quinte. Del chief scout che macina chilometri, che visiona talenti, che tesse rapporti, trame e disegna strategie. Le notizie arrivate dall'Inghilterra, rimbalzate subito in Italia, sono state un fulmine a ciel sereno nelle stanze del mercato italiano: Micheli verso l'Arsenal di Andrea Berta, attuale deus ex machina del mercato dei Gunners che volano sia in Premier League che in Champions League. Va subito detto e specificato: è un addio che, qualora dovesse maturare concretamente e ufficialmente a breve, il Napoli non dovrà sottovalutare.
I titoli e le prime pagine se le sono sempre e da sempre prese altri. A ciascuno il suo, figure come quella di Micheli e molti (pochi, in verità) altri, preferiscono star lontani dalle prime pagine e dalle luci della ribalta. E stante il profilo disegnato e spiegato, in poche righe, garantito che dentro di sé apprezzerà (probabilmente) le righe ma sotto la scorza che a fatica accetterà d'essere protagonista di editoriali, ultim'ora e approfondimenti. A ciascuno il suo, dicevamo. Nostro compito è raccontare protagonisti e storie: Micheli, in carriera, di talenti ne ha scovati. Micheli e Leonardo Mantovani lavoravano a Brescia con Corioni (scoprirono Marek Hamsik, tra i tantissimi altri, con Gianluca Nani come ds). Al Napoli sono stati centrali nell'acquisto di Kalidou Koulibaly, poi nella seconda era (dal 2018), di André Zambo Anguissa, Eljif Elmas, Amir Rrahmani, Kvicha Kvaratskhelia, Kim Min Jae. Giocatori sbagliati? Sulle dita di una mano, poi anche il tempo, per capirci, ha dato ragione a Natan (esploso al Betis Siviglia).
L'Arsenal vola, in questa stagione. L'arrivo di Andrea Berta dall'Atletico Madrid al posto di Edu Gaspar è stato anche un salto in avanti per i Gunners. Tantissimi soldi ma di fatto tutte le ciambelle sono uscite col buco: Zubimendi, Eze, Gyokeres (è un crescendo), Madueke, Mosquera, Norgaard, Hincapie. La crescita dei talenti interni, come Dowman, la valorizzazione del progetto e del tecnico Mikel Arteta. Adesso ha voluto far fare uno step avanti anche in dirigenza. A guidare le finanze c'è Richard Garlick, dal West Bromwich Albion. Come direttore tecnico, James Ellis, dal Fulham. E ora Berta ha voluto strutturare in modo diverso anche lo scouting, e quello di Micheli sarebbe un nome pesantissimo.
Una società è fatta di equilibri. 'A ciascuno il suo', dicevamo. Nei due anni dello Scudetto, il Napoli ha avuto due strutture straordinarie: De Laurentiis che faceva 'solo' il Presidente. Cristiano Giuntoli come meraviglioso trait d'union tra tutte le componenti, a metterci la faccia, a tenere in pugno il progetto. Andrea Chiavelli a seguire i conti del club. Maurizio Micheli a guidare lo scouting. Luciano Spalletti in panchina. Poi Giovanni Manna per Giuntoli e Antonio Conte per Spalletti, ma quando a Napoli c'è stato il rispetto dei ruoli (anche da parte di ADL, che quando resta 'nei confini' non ha eguali), allora tutto ha funzionato alla meraviglia. Quando qualcuno ha 'sforato', magari lo stesso Presidente nell'anno di Garcia (e c'è chi inizia a pensare anche a Conte adesso...), allora il progetto ha iniziato a scricchiolare. Così gli azzurri evitino di sottovalutare quello che potrebbe essere un addio pesantissimo.
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