Alessandro Del Piero a tutto campo su Gianni Agnelli, la sua famiglia, la Nazionale e la Juve
Alessandro Del Piero (Conegliano, 9 novembre 1974) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Con la nazionale italiana è diventato campione del mondo
Ospite speciale del programma "Stanotte a Torino" in onda su Rai1 sotto la conduzione di Alberto Angela, il capitano leggendario della Juventus Alessandro Del Piero ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera e della sua vita:
"Un ricordo di immergermi in una realtà molto grande: arrivavo da un paesino (Conegliano), Torino era una metropoli per me e l’impatto è stato importante, bello, anche traumatico. I primi mesi non sai bene dove sei, con queste grandi vie… da diciottenne è stata una scoperta fatta piano piano, passo dopo passo.
I miei luoghi del cuore? Parecchi, ho vissuto 19 anni di fila qui. Dal primo luogo, lo stadio Comunale, dove ho visto i miei idoli giocare e vincere ed ero curioso di vederlo da dentro. Piazza Carlina, dove ho vissuto per la maggior parte del tempo e ha rappresentato la mia casa dal ’90 al ’96: questi sono i due luoghi di primo impatto.
L'Avvocato Agnelli? Difficile trovare le parole per un uomo del genere, un personaggio unico per tantissimi aspetti: per il ruolo nella Juve, per come conosceva e seguiva la Juve. Sembrava quasi spaesato e invece sapeva perfettamente cosa accadeva. Poi c’è questo mito delle telefonate mattutine, alle cinque. C’era la classica frase: “Casa Agnelli, le passo l’Avvocato”. Noi eravamo obbligati ad avere il telefono a casa. La prima telefonata avvenne due minuti prima della mia prima partita con la Juve, il segretario mi dice: “Vieni con me”. “Mi raccomando oggi, in bocca al lupo”. Se già avevo poca pressione… Abbiamo perso 1-0 quella partita contro un Milan stellare, erano la squadra da battere e l’abbiamo fatto l’anno dopo.
Mia moglie Sonia? Per ogni calciatore la compagna è fondamentale. Io arrivo da una famiglia semplice e in lei ho trovato altrettante qualità, oltre ad altre. Insieme abbiamo intrapreso questo viaggio che ci ha portato ad avere tre figli e ogni pensiero è rivolto a loro: cerchiamo di fare il meglio per loro
Il goal più emozionante? Ne vorrei citare tanti. Te ne dico due: il primo è nel ’94, il 4 dicembre. Vincemmo contro la Fiorentina con un mio gol ed è la stagione che ci porta allo scudetto. Spalle alla porta ho tirato di esterno destro sorprendendo il portiere. Il secondo è l’ultimo a Torino, Juve-Atalanta, dove ho salutato la Juventus qualche giorno dopo ed è finita la mia carriera alla Juve. Decisamente emozionante per il clima che si era creato.
Il Mondiale? Potrei rispondere in mille modi diversi. Si consacra la carriera di un calciatore, come andare sulla luna, conquistare la cosa più ambita che c’è. La cosa più importante è stata andare a battere il rigore, l’importanza di quel momento, vivere quel momento come fosse normale
Cosa serve alla Nazionale? Vincere. La cosa più ovvia per rispondere. Oggi non siamo il campionato più importante dal punto di vista economico e di visibilità. Gli altri, quando noi eravamo i numeri uno, hanno lavorato ed è quello che dobbiamo fare oggi: reinventarci. Dobbiamo trovare qualcosa di diverso e di nuovo".
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