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Da Zambrotta a Bonaventura, più Morfeo e Montolivo: i talenti di Favini
Oggi si è spento, all'età di ottantatré anni, Fermo Favini, dirigente storico di Como e Atalanta. Una sorta di moloch per i responsabili giovanili di tutta Italia, perché è probabilmente il migliore talent scout degli ultimi quattro decenni, da lariani a orobici, trovando una miriade di calciatori. Fortuna, ma anche metodo, tecnica prima che caratteristiche fisiche, sebbene senza quelle non sia possibile giocare a calcio.
DAGLI ANNI SETTANTA - Grazie alla gestione oculata di Favini il Como riesce ad avere discreti prospetti, dal Pietro Vierchowod campione del Mondo a Spagna 1982 a Luca Fusi, grande protagonista del secondo Scudetto del Napoli di Maradona, poi Roberto Galia, Stefano Borgonovo o l'altro iridato, Gianluca Zambrotta. Uno spettro che abbraccia più di due decenni, prima di passare all'Atalanta nei primi anni novanta.
LO SCUDETTO ATALANTA - Con Cesare Prandelli in panchina, i nerazzurri trovano nel loro vivaio alcuni giocatori di altissimo livello. Dal Pierluigi Orlandini che decide Francia 1994 con il primo golden goal al talento purissimo di Domenico Morfeo. Passando poi per lo sfortunato Federico Pisani, l'incompiuto Marco Zanchi, l'Alessio Tacchinardi vincitore di tutto con la Juventus, Marco Ambrosio finito al Chelsea come secondo oppure l'altro gioiello grezzo, Tomas Locatelli, arrivato fino alla Nazionale dopo le magie di Udine.
L'EPOCA VAVASSORI - L'altra grande svolta arriva con la retrocessione a fine anni novanta e la mancata promozione con Bortolo Mutti. Con Vavassori c'è una sorta di ribaltone, tutti i giovani dentro. Da Ivan Pelizzoli, poi ceduto alla Roma per cifre altissime, ai gemelli Zenoni, uno davanti e uno dietro. Gianpaolo Bellini, che diventerà una bandiera rimanendo sempre nella stessa squadra, a Cesare Natali, ottimo mestierante della retroguardia. Poi Massimo Donati, un'icona in Scozia, a Luciano Zauri, un'ottima carriera di buon livello. Po Mutarelli, Pinardi, Carobbio e Regonesi, anche Samuele Dalla Bona, che però lasciò Zingonia per il Chelsea, perdendosi poi per il tragitto di ritorno.
LA TERZA GENERAZIONE - Altra retrocessione, nuovo giro di giostra con i giovani. Da Mandorlini a Delio Rossi, arrivando a Colantuono. I sacrificati Riccardo Montolivo e Giampaolo Pazzini, finiti alla Fiorentina per fare cassa. Rolando Bianchi, esploso alla Reggina ma non dalla Regina, oppure Andrea Lazzari, re contro la Juventus. Marco Motta, che ha vestito maglie importanti come Roma e Juventus, oppure Gabriele Perico, moltissime presenze nei professionisti. Michael Agazzi o Tiberio Guarente, arrivato fino a Siviglia, Daniele Capelli o Marino Defendi. Oppure, il più vincente, Simone Padoin, cinque Scudetti con la Juventus.
L'ULTIMA BATTERIA - Nel 2014-15 Favini lascia al termine della stagione, ma non prima di avere concesso colpi di prestigio. Forse, come profilo, i migliori: Jack Bonaventura e Andrea Consigli sembravano dei predestinati, Simone Zaza e Manolo Gabbiadini due caratteri completamente diversi. Jacopo Sala e Vito Mannone hanno provato la fortuna fuori dall'Italia, così come Davide Zappacosta. Marco Sportiello è cresciuto, volando come Icaro e lentamente scendendo, Scozzarella ha trovato un posto in A. Daniele Baselli è sempre nel mirino delle big, Roberto Gagliardini si è ritrovato dopo un lungo peregrinare, Bastoni e Grassi potrebbero esplodere più prima che poi. Infine i milanisti: Kessie, Conti e Caldara. Un bel modo per avviarsi alla pensione.
DAGLI ANNI SETTANTA - Grazie alla gestione oculata di Favini il Como riesce ad avere discreti prospetti, dal Pietro Vierchowod campione del Mondo a Spagna 1982 a Luca Fusi, grande protagonista del secondo Scudetto del Napoli di Maradona, poi Roberto Galia, Stefano Borgonovo o l'altro iridato, Gianluca Zambrotta. Uno spettro che abbraccia più di due decenni, prima di passare all'Atalanta nei primi anni novanta.
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L'EPOCA VAVASSORI - L'altra grande svolta arriva con la retrocessione a fine anni novanta e la mancata promozione con Bortolo Mutti. Con Vavassori c'è una sorta di ribaltone, tutti i giovani dentro. Da Ivan Pelizzoli, poi ceduto alla Roma per cifre altissime, ai gemelli Zenoni, uno davanti e uno dietro. Gianpaolo Bellini, che diventerà una bandiera rimanendo sempre nella stessa squadra, a Cesare Natali, ottimo mestierante della retroguardia. Poi Massimo Donati, un'icona in Scozia, a Luciano Zauri, un'ottima carriera di buon livello. Po Mutarelli, Pinardi, Carobbio e Regonesi, anche Samuele Dalla Bona, che però lasciò Zingonia per il Chelsea, perdendosi poi per il tragitto di ritorno.
LA TERZA GENERAZIONE - Altra retrocessione, nuovo giro di giostra con i giovani. Da Mandorlini a Delio Rossi, arrivando a Colantuono. I sacrificati Riccardo Montolivo e Giampaolo Pazzini, finiti alla Fiorentina per fare cassa. Rolando Bianchi, esploso alla Reggina ma non dalla Regina, oppure Andrea Lazzari, re contro la Juventus. Marco Motta, che ha vestito maglie importanti come Roma e Juventus, oppure Gabriele Perico, moltissime presenze nei professionisti. Michael Agazzi o Tiberio Guarente, arrivato fino a Siviglia, Daniele Capelli o Marino Defendi. Oppure, il più vincente, Simone Padoin, cinque Scudetti con la Juventus.
L'ULTIMA BATTERIA - Nel 2014-15 Favini lascia al termine della stagione, ma non prima di avere concesso colpi di prestigio. Forse, come profilo, i migliori: Jack Bonaventura e Andrea Consigli sembravano dei predestinati, Simone Zaza e Manolo Gabbiadini due caratteri completamente diversi. Jacopo Sala e Vito Mannone hanno provato la fortuna fuori dall'Italia, così come Davide Zappacosta. Marco Sportiello è cresciuto, volando come Icaro e lentamente scendendo, Scozzarella ha trovato un posto in A. Daniele Baselli è sempre nel mirino delle big, Roberto Gagliardini si è ritrovato dopo un lungo peregrinare, Bastoni e Grassi potrebbero esplodere più prima che poi. Infine i milanisti: Kessie, Conti e Caldara. Un bel modo per avviarsi alla pensione.
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