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FOCUS - De Vrij, addio amaro e Lazio friendzonata: i retroscena dell'ultimo e definitivo 'no'TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 20 febbraio 2018, 12:00Editoriale
di Francesco Bizzarri
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Marco Ercole - Francesco Bizzarri/Lalaziosiamonoi.it

FOCUS - De Vrij, addio amaro e Lazio friendzonata: i retroscena dell'ultimo e definitivo 'no'

La Lazio probabilmente non gli ha proposto la luna, oppure non ai livelli di come lo ha fatto qualcun altro. Girano cifre astronomiche intorno al ‘no’ definitivo di Stefan de Vrij, contratti quinquennali da 4 milioni netti a stagione più bonus. L’ennesima lezione per tutti gli amanti del calcio passionale, quello un po' vintage, delle "bandiere": il riconoscimento vale sempre meno rispetto ai soldi. Il romanticismo non esiste più, gli interessi sono al primo posto. Chiamatelo pure business, perché alcune regole morali hanno molti punti in comune con quelle di Wall Street.

IL NO UFFICIALE - La delusione però c'è, è innegabile. Soprattutto perché prima del pre-partita di Lazio-Verona erano tanti quelli che credevano nel rinnovo di de Vrij. Da inizio 2018, d'altronde, gli spiragli che si erano aperti portavano notizie positive. In soldoni: Stefan avrebbe firmato. Una sigla con un valore specifico di un certo spessore, un segno di riconoscenza verso una società, la Lazio, che aveva sempre creduto in lui. Prolungamento di un anno (con sostanzioso adeguamento contrattuale), si diceva. Il tutto per evitare di andare via a parametro zero. In questo modo Lotito avrebbe incassato una cifra al di sotto del valore del mercato (si parlava di una clausola intorno ai 25 milioni di euro), ma comunque migliore rispetto alla perdita del giocatore a parametro zero. Poi, ognuno per la sua strada. Con affetto, s'intende. Qualcosa però non va: la firma slitta una volta, poi un'altra e così via. Ci siamo quasi, fanno sapere. Manca poco, filtra ottimismo. E invece la Lazio rimane friendzonata, così, all’ultimo momento, quando già era pronta per stappare lo champagne. "È un grande professionista - ha spiegato Tare prima di Lazio-Verona - ma c'è un limite a tutto. A fine stagione le nostre strade si divideranno", in sintesi.

RICONOSCIMENTO - Che succede ora? Nulla. Il difensore non finirà in punizione dietro la porta, è troppo importante per Inzaghi. Un top player della difesa, verrà giustamente "spremuto" sino a fine stagione. Giocherà sempre, non leverà mai la gamba. È un bravo ragazzo, un professionista. E metterà impegno totale fino a maggio per la Lazio e i suoi tifosi. Peccato, verrebbe da dire, non poter continuare la strada insieme. Lui è un difensore scovato da Igli Tare, valorizzato da un Mondiale (quello del 2014), diventato fortissimo a Roma e con la carta d'identità ancora leggerissima. E soprattutto, un ragazzo di grandi valori, affezionato alla città, alla Lazio, ai suoi tifosi. Ecco perché viene da pensare che forse l’ultima parola sul mancato rinnovo l'abbiano avuta i procuratori della Seg, quelli che, secondo la versione filtrata dalle segrete stanze di Formello, avrebbero chiesto una commissione troppo alta sulla futura rivendita attraverso clausola rescissoria. Se davvero sia andata così si saprà con certezza solo in futuro, perché Tare ora non ha intenzione di generare polemiche: "I motivi li spiegheremo più avanti, ma la Lazio ha ufficialmente ritirato la sua offerta di rinnovo".

SCENARI FUTURI - Un colpo di scena inatteso, anche per le tempistiche con le quali è stato comunicato. La Lazio aveva aspettato de Vrij dopo il suo grave infortunio al ginocchio, ha sempre creduto in lui e nella sua rinascita, durante quel momento di difficoltà. E poi, eccoci qui, dopo quattro anni, nessuna riconoscenza. Ma allo stesso tempo nessuna polemica, funziona così. Dietro ci sono Inter e Barcellona. I nerazzurri gli fanno la corte da un bel po’. Forse de Vrij aveva già scelto il suo futuro, potrebbero pensare i più maliziosi. Non è bastata nemmeno la super annata della Lazio, la possibilità di andare in Champions League, a fargli mettere per iscritto una volta per tutte quel benedetto "sì", manifestato fino a ieri solo a parole. Niente di niente. I politici in carica nella bella Italia durano ben poco. Così, allo stesso modo, il Ministro della difesa biancoceleste dirà addio. "Dobbiamo guardare avanti", ha chiosato il ds Tare. Significa che sono già aperte le nuove elezioni per il nuovo centrale. A giugno i risultati.