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Grazie Uefa! Ora finalmente si dovranno scoprire le carteTUTTO mercato WEB
venerdì 25 maggio 2018, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
per Milannews.it

Grazie Uefa! Ora finalmente si dovranno scoprire le carte

 Qualcosa di buono, volendo cercare, in rete si trova. Sul sito degli estremisti (che mi divertono molto) di “Milannight”, è apparso ieri un articolo a firma MattLeTiss, pseudonimo frutto dell’elisione delle generalità del fuoriclasse inglese fu Southampton, il quale ha catturato per questo la mia attenzione. Scriveva Matt: “(…) Fuori i nomi di chi si cela dietro a Li. Vuole saperlo l’Uefa, ma vogliamo saperlo anche noi (…)”. Premetto che l’Uefa è la medesima istituzione parruccona, come dico e scrivo da anni senza ricevere né ammonimenti né sanzioni, che infila le palline calde e fredde nelle urne per pilotare i sorteggi delle sue manifestazioni. Ricordo che Fifa e Uefa sono anche quelle vasche da cui Blatter e Platini- e chissà quanti altri -  hanno bellamente attinto potere e soldi per anni. Sottolineo che il FairPlayFinanziario, per sua concezione, è un’imposizione salubre. Esposto questo doveroso memorandum, credo che anche Marco Fassone abbia voglia di guardare oltre le maschere. Lui gestisce soldi e disposizioni che vengono impartite da una figura discussa e controversa, mettendoci faccia e mestiere: Fassone è il primo, immagino, ad aver voglia che vengano girate le carte in tavola. Le minacce dell’Uefa, peraltro tecnicamente assai poco motivate (non è un organo di Polizia, dovrebbe attenersi a carte e numeri), potrebbero avere un effetto domino estremamente positivo per consentire a ognuno di noi di capire una volta per tutte, con chi abbiamo che fare.

Scrivo e dico da mesi come bisogna necessariamente attenersi alle dichiarazioni e ai fatti conclamati dall’AD rossonero, non c’è altra strada per avere chiarezza, perché per il resto (da qualsiasi parte la si osservi) la situazione societaria del Milan è nebulosa e inquietante. Ciò non toglie che ieri si siano sollevati avvocati e giuristi per sottolineare come le perplessità dell’Uefa appaiano sostanzialmente eccessive e in buona parte immotivate, firmato avv. Francesco Giuliani e niente meno che prof. Umberto Lago, già presidente e vicepresidente della Camera investigativa dell’Uefa, cioè la stessa che adesso non ammette il settlement che “in passato non è stato negato a nessuno”. Il caso è politico, senza ombra di dubbio: l’Uefa, molto semplicemente, non ama club di proprietà di fondi e teme che il Milan lo possa diventare. Non risulta, alla dirigenza rossonera, che esista un reale pericolo di esclusione dalle Coppe europee, ma bisogna prendere atto che la stampa italiana spara volentieri, da più lati, fuoco amico più o meno a vanvera. Dato che pochissimi in questi mesi si sono dati da fare per rivelarci i veri particolari e il significato della cessione del Milan, a cominciare peraltro dallo stesso Silvio Berlusconi che anzi se ne guarda bene, eccoli discettare con fertile fantasia sulle sanzioni possibili immaginabili: Milan fuori dalle coppe, multa milionaria, mercato bloccato, a rischio l’iscrizione alla prossima serie A (ho letto anche questa, ma tranquilli: se fanno iscrivere Ferrero e Preziosi, ci stiamo dentro anche noi), sgonfiate le gomme delle auto ai giocatori rossoneri, vietato il burraco in spiaggia alle loro mogli durante le vacanze, Donnarumma a letto senza cena, Suso dietro la lavagna, Mirabelli a Sant’Elena, Gattuso rasato a zero. Non uno, a parte Carlo Nesti, che abbia sollevato l’indice per chiedere: “Ma chi sono e cosa vogliono questi svizzeri?”. Una domanda che mi nasce spontanea ogniqualvolta mi chiedo: “Chi sono e cosa vogliono questi cinesi?”. Cioè tutti i giorni.

Una chiosa doverosa a Carlo Ancelotti, amico da 30 anni ma soprattutto uomo e professionista eccezionale, leale, inappuntabile. Molti milanisti vedono ormai fantasmi ovunque, da Ambrosini a Boban, da Costacurta a Maldini fino a Pirlo e Kakà. Per tacere di Leonardo. Se Bobo Vieri oggi è milanista non è un traditore, così come non lo è Bonucci. Non lo fu Inzaghi. Non lo è Balotelli. Non lo sono stati allegri e Zaccheroni, Capello e Mihajlovic. Tradisce chi se ne va, non chi arriva (e poi se ne andrà). E’ la pancia del tifoso. Mi limito a ripetere da qui quell’in bocca al lupo che ho già fatto a Carletto di persona. Merita il meglio, perché è il meglio, come uomo e come professionista. Il resto sono romanticismi anacronistici che valgono soltanto, appunto, quando uno se ne va. L’importante è invece quello che lascia.