
ESCLUSIVA MN - Pistocchi: "Sarri da Milan ma troppo integralista. Problema ds c'è ma non è centrale"
Prende quota il nome di Maurizio Sarri per la panchina del Milan ma non mancano altri nomi top, come quello di Antonio Conte. E in tutto questo si attende il nome del nuovo direttore sportivo. Ne abbiamo parlato col noto giornalista Maurizio Pistocchi. Ecco le sue parole a MilanNews.it.
Prende quota l'ipotesi Maurizio Sarri come allenatore del Milan: è il profilo giusto?
"Il profilo di Sarri è quello di un allenatore vincente e convincente, sicuramente una scelta da Milan. Le sue squadre hanno giocato un buon calcio, anche ottimo soprattutto a Napoli. L'unica perplessità che ho è sul fatto che mi sembra che nelle sue esperienze abbia dimostrato un integralismo eccessivo. E nel calcio di oggi un allenatore non può essere integralista, deve interpretare le qualità dei giocatori, gestirli e inserirli nel miglior contesto".
Si segue pertanto la linea di un Milan giochista
"Il gioco di Sarri è basato sul dominio del gioco attraverso il palleggio e la rosa del Milan mi sembra giusta per questo tipo di calcio. Gli manca forse qualcosa a centrocampo, mentre difensivamente Sarri sarebbe perfettamente in grado di migliorare il rendimento del Milan di quest'anno".
Il destino di Sergio Conceiçao appare segnato a prescindere dalla Coppa Italia
"A mio modo di vedere Conceiçao ha avuto poco tempo per lavorare. Ricordiamoci che è qui da 4 mesi e mi sembra di vedere che ci sia stato del lavoro e che la squadra sia migliorata nell'organizzazione. Questo tralasciando la Supercoppa che è un risultato che va condiviso con chi l'ha preceduto, ossia Fonseca. Il punto è che la gente pensa che in un mese un allenatore possa cambiare il gioco di una squadra, ma non è così. Ci sono state delle eccezioni ma di fatto serve tempo e a questo proposito cito un episodio".
Prego
"Quando Arrigo Sacchi arrivò al Milan nel 1987 fece un ritiro di quasi un mese con la rosa e solo dopo tre mesi di lavoro la squadra cominciò a giocare. Servirebbe dare tempo agli allenatori".
Ci sono ancora possibilità per Antonio Conte, le cui parole dopo Monza-Napoli suonano quasi come un campanello d'addio agli azzurri
"Conte l'anno scorso si è offerto più volte al Milan e non è stato ritenuto l'allenatore che il club cercava. Certamente le possibilità che vada via da Napoli ci sono ma a mio modo di vedere la Juventus è più avanti per tanti motivi, anche ambientali avendo la famiglia a Torino".
Se non Sarri o Conte, quali tecnici vedresti bene?
"Personalmente credo che Thiago Motta sia un grande allenatore nonostante le cose alla Juventus non siano andate bene, ma torno al discorso di prima: per costruire una squadra ci vuole tempo. Poi quest'anno quelli che mi sono piaciuti di più dal punto di vista tecnico sono Cesc Fabregas e Vincenzo Italiano. Il catalano mi è piaciuto più che per la salvezza conquistata con largo anticipo per il gioco espresso. Italiano ha migliorato il Bologna facendo grandi risultati".
In definitiva ci sono più opzioni
"Abbiamo la fortuna di vedere squadre e allenatori molto interessanti e ora tocca ai dirigenti del Milan scegliere, sperando che non facciano errori e che siano coerenti nel difendere le proprie scelte".
A proposito di dirigenza, si cerca ancora il direttore sportivo
"Il problema di tutte queste proprietà americane è che il direttore sportivo non può avere mano libera ma deve condividere progetto e idee con i dirigenti. E questo può creare problemi, perché uno che capisce di calcio fa fatica a comprendere perché certi investimenti vengano affidati a un dirigente che si occupa solo di finanza. In definitiva bisognerebbe restituire un'indipendenza di lavoro e giudizio a chi lo fa di mestiere, ossia il ds".
Un ruolo che è stato evidentemente sottovalutato al Milan in queste due stagioni
"Il direttore sportivo è un ruolo importantissimo ma è tutta l'organizzazione che va migliorata, vanno aumentate le competenze".
Quali, nello specifico?
"A volte quando vedo giocatori interessanti in Italia mi chiedo come mai non siano arrivati in un grande club. In Sudamerica le squadre inglesi sono padroni del mercato: prendete Mastantuono del River Plate, ha 17 anni e ora lo conoscono tutti. Il Manchester City ci è arrivato già un anno fa. Solo oggi leggevo una polemica di Ancelotti che nel Clasico di Copa del Rey aveva solo due match analyst, mentre il Barcellona ne aveva sette. Se fai questo discorso in Italia escono fuori le cariatidi che ti dicono che queste cose non fanno la differenza. La fanno eccome, perché lo sport si fa sì con la conoscenza delle persone ma anche con i data. Pertanto il discorso del direttore sportivo del Milan è sì un problema, ma non quello centrale: è tutto il settore tecnico che va sviluppato".







