
La notte di Roma è la coerente conclusione di una stagione orribile. E quanti interrogativi sul futuro
La sconfitta in Coppa Italia è stata coerente con l'andamento stagionale: schizofrenico e orribile. Unica gioia, una Supercoppa che se non l'avessero spostata a gennaio avrebbe continuato a valere poco o nulla. Perdiamo contro il Bologna, che non vinceva e non giocava una finale di coppa da 51 anni. Siamo fermi al 2003, nessuna big d'Europa può vantare, se così si può dire, un digiuno simile nella coppa nazionale. Il Milan l'ha snobbata per anni ma se la sua arroganza nell'era d'oro di Silvio Berlusconi era giustificata, essere la settima squadra per numero di trofei vinti è qualcosa di inaccettabile.
Non avrebbe salvato la stagione ma sicuramente chiudere col dolce avrebbe avuto tutto un altro sapore, ci avrebbe garantito il paracadute dell'Europa League e dato anche slancio per le ultime due partite, soprattutto quella di domenica a Roma per mantenere vivo il lumicino della Champions. Niente di tutto questo, il Milan è caduto ancora una volta nel momento in cui sembrava aver svoltato. Era già successo con Fonseca dopo il derby, dopo Madrid quando il Milan ha subito due reti da Gabriele Zappa del Cagliari. Che per inciso aveva segnato solo un gol in Serie A e dopo la doppietta ai rossoneri non ha più segnato. E poi la delusione post-Supercoppa e quella atroce in Champions, quando il calciomercato e alcuni bei risultati avevano dato slancio e illusioni. Poteva essere una stagione da 6 stiracchiato, in fondo la Coppa Italia arrivava dopo aver battuto Roma e soprattutto l'Inter. In fondo la squadra ha vinto 3 derby su 5 e due li ha pareggiati. Solo che i nerazzurri intanto si giocheranno una finale di Champions e possono persino vincere il campionato. E già che ci siamo giocheranno anche il Mondiale per Club.
E ciò che preoccupa sono i silenzi in società. Gerry Cardinale, un presidente che non si vede a San Siro da settembre. Che quando la sua squadra gioca due finali, compresa quella di Riyad, sta in America. Che parla solo per slogan e tramite convention. L'ad Giorgio Furlani ammette la stagione fallimentare, poi il resto delle dichiarazioni è da 0-0. Conceiçao aveva lasciato intendere di togliersi qualche sassolino a fine stagione, i risultati sul campo lo hanno condannato prima che lui potesse togliersi magari la soddisfazione di dire: "Arrivederci e grazie, me ne vado con due titoli in sei mesi". Siamo al 15 maggio, all'indomani di una finale di Coppa Italia persa, non ci sono novità su quello che sarà il management e crediamo che a questo punto il direttore sportivo potrebbe anche non arrivare. E se arrivasse oggi si sarebbe perso troppo tempo. E non si sa quale allenatore allenerà. E non si sa nemmeno quali big resteranno: Theo andrà via, l'impressione è che la permanenza di Maignan inizi a farsi complicata. E da giorni aleggia la notizia del City su Reijnders. Il suo allenatore ai tempi dell'AZ ci disse in tempi non sospetti che Tijji era ormai troppo per questo Milan e che sarebbe andato in uno-due anni o al Real o, per l'appunto, al City. Profetico e del resto perché mai uno dei migliori centrocampisti dovrebbe restare con queste prospettive e magari restando un anno senza coppe?







