Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / milan / Primo Piano
Fuori dall'Europa e retrocessi in D con la seconda squadra: e adesso chi paga?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 14:00Primo Piano
di Gaetano Mocciaro
per Milannews.it

Fuori dall'Europa e retrocessi in D con la seconda squadra: e adesso chi paga?

Al termine della stagione 2018/19 il Milan si ritrovava fuori dall'Europa. Escluso come conseguenza della violazione degli obblighi di pareggio di Fair Play Finanziario, ma sul campo la squadra aveva conquistato il quinto posto che poteva valere l'Europa League. E fino all'ultimo ha sognato la Champions League. Di fatto, una storia completamente differente dal Milan attuale, che subisce l'onta della mancata qualificazione alle coppe per demeriti sportivi. E per giunta con un turno d'anticipo. Per risalire a un'annata così brutta dobbiamo andare indietro di nove anni, con in panchina Sinisa Mihajlovic prima e Cristian Brocchi poi. La squadra chiuse al 7° posto in classifica e perse, come in questa stagione, la finale di Coppa Italia. Sempre per 1-0 e sempre all'Olimpico. Solo l'avversario era diverso, fu la Juventus di Massimiliano Allegri allora a piegare il Diavolo. 

Quel Milan però era in disarmo. Al crepuscolo dell'era Berlusconi che peraltro cercava già da tempo acquirenti. Una squadra ai minimi storici a livello tecnico e con una situazione finanziaria decisamente poco florida. E che veniva da altri due anni orribili in cui si mancava la qualificazione alle coppe. L'aggravante di questo Milan è che le condizioni rispetto a quello di nove anni fa sono ben diverse: c'è una stabilità finanziaria, un parco giocatori che per qualità assolute è seconda solo all'Inter e si ripartiva da un secondo posto.

Al termine della finale di Coppa Italia, l'amministratore delegato Giorgio Furlani aveva parlato di "stagione fallimentare". E se gli va dato atto riconoscere un dato di fatto, dall'altra la domanda è: chi pagherà le conseguenze del fallimento? Il Milan che appartiene a un fondo speculativo deve rendere conto ai suoi investitori e di conseguenza i dirigenti dovranno rispondere al proprietario. In una normale azienda si parlerebbe già di rivoluzione, anche perché il fallimento Milan va esteso anche al progetto Milan Futuro, dove abbiamo incassato l'umiliazione storica di essere la prima squadra B a scendere dai dilettanti. Non sarebbe ammissibile andare avanti così, eppure più passa il tempo e più c'è la sensazione che si continuerà su questa linea. Ascoltando anche dichiarazioni come: "Giocare in B, in C o in D non è così importante per noi". Il famigerato direttore sportivo tradizionale non è arrivato, potrebbe non arrivare nemmeno. L'allenatore saluterà, è il segreto di Pulcinella che tale resterà per tutta la settimana. E non c'è l'ombra di un nome di un sostituto. 

Ci sono stati altri Milan caduti in disgrazia, che hanno ottenuto piazzamenti persino peggiori e con rose anch'esse attrezzate per lottare per il titolo. Quello del 1998, ad esempio. Decimo in classifica e sconfitto in finale di Coppa Italia. Non si perse tempo: venne annunciato poco dopo Alberto Zaccheroni e con lui il capocannoniere del torneo, Oliver Bierhoff. Idee chiare, un club forte che voleva rialzarsi immediatamente dopo due annate da incubo. Riuscendoci. Portare un nome forte in panchina dopo le scelte della scorsa estate sarebbe il primo passo di un'ammissione di colpa e della volontà di essere competitivi. Ammesso che si voglia esserlo.