
Milan: stare tutti, ma proprio tutti, con Allegri. Milan-Como a Perth, un pessimo affare
Sono in molti a pensarlo, a scriverlo e a farlo sapere ai quattro venti: adesso tocca ad Allegri. Che lo possano sostenere tifosi e opinionisti ci sta. Che, sotto sotto, lo suggerisca la società non ci sta. In questo senso forse è meglio essere chiari. Per rifarmi a una storica metafora utilizzata dal presidente Berlusconi con Zaccheroni, è vero che “un sarto dev’essere giudicato dal suo talento” ma è altrettanto vero che “la riuscita del vestito dipende anche dalla qualità della stoffa messa a disposizione del sarto”. E in questo caso la qualità della stoffa, e quindi del mercato realizzato dal club, è tutta da dimostrare mentre invece -come documentano le cessioni effettuate- la qualità del precedente mercato è sotto gli occhi di tutti. Se non passa il principio fondante secondo cui il Milan è uno solo, che tutte le componenti devono lavorare e concorrere insieme, è difficile raggiungere qualsiasi obiettivo. Se non lo si capisce a casa Milan nemmeno l’arrivo a Milanello della buonanima di Pelè risolverà la questione.
ROSA RISTRETTA - Con l’inizio della stagione e le prime partite con le nazionali, vengono al pettine i primi nodi. È vero che Allegri è stato il primo a reclamare una rosa ristretta per evitare -senza le coppe- di lasciare insoddisfatti alcuni esponenti ma forse il numero di 19 calciatori di movimento è davvero risicato. E a tal proposito basta un piccolo esempio per dimostrare il numero ristretto di componenti la rosa. Qualora Estupinan rientrasse dalla sua nazionale -ha saltato per infortunio il secondo appuntamento- in condizioni precarie, col Bologna diventerebbe indispensabile ricorrere a Bartesaghi. È vero che il giovanotto riscuote il credito di Allegri ma è altrettanto vero che si tratta di un ripiego finorta mai utilizzato (contro Orsolini poi). Così dicasi per la necessità di rinviare alla prossima settimana il recupero di Leao, mentre Nkunku è all’inizio di una decente preparazione e non sappiamo come rientrerà dall’altra parte del mondo Gimenez. Insomma dal punto di vista dello schieramento col Bologna si tratterà di lanciare in aria i dadi, come si dice in queste occasioni.
INFANTINO E IL CASO COMO - Il presidente della Fifa Gianni Infantino -noto tifoso interista- di ritorno dalla Calabria si è fatto un giro per Milano visitando prima la sede del Milan (incontro con Scaroni e Furlani), poi la Lega serie A (vertice con Simonelli e De Siervo) e infine incontrato i dirigenti dell’Inter. Per una volta ha cominciato dal Milan forse per non accreditare le sue simpatie neroazzurre. Hanno parlato anche dell’affare Milan-Como da disputare in Australia e sapremo oggi, dal vertice dell’Uefa, se ci sarà il via libera oppure no tenuto conto che il vice-presidente dell’Uefa, Gabriele Gravina, come presidente della federcalcio, ha espresso il suo assenso all’operazione che è soltanto economica e non tecnica come dimostra l’intemerata di Fabregas sul tema. Anche per mio conto l’iniziativa, dal punto di vista calcistico, è un pessimo affare. Peserà meno perché si tratta di due squadre non coinvolte nelle coppe ma quel viaggio tra andata e ritorno può mandare in tilt per molti giorni i rispettivi spogliatoi. Fossi in Allegri ci penserei a dare il proprio consenso.
CAMBIO DI CAVALLO - Carlo Pellegatti ha lanciato una indiscrezione proveniente dagli Usa secondo cui Cardinale starebbe discutendo con la famiglia Steinbrenner, a capo degli New York Yankees, per una eventuale cessione della proprietà del Milan. Fonti accreditate smentiscono decisamente. Sull’argomento faccio una promessa sulla base di antiche esperienze (vi ricordate Armnualt dato per sicuro proprietario da qualche quotidiano nazionale?): ne parlerò solo quando leggerò l’annuncio ufficiale dato da Gerry Cardinale.







